Venerdì mattina Garlasco si è svegliata con il rumore dei finanzieri e dei carabinieri che bussavano ai campanelli all’alba. La loro presenza ha squarciato il silenzio, e la famiglia Sempio si è ritrovata improvvisamente al centro di un’altra tempesta giudiziaria. Il giorno dopo, in una villetta a schiera ai margini del paese, i Sempio hanno cercato di ricomporsi. Per qualche ora. È la casa delle zie di Andrea, 37 anni, unico indagato nella nuova inchiesta della procura di Pavia per l’omicidio di Chiara Poggi. Ed è lì che nel primo pomeriggio arrivano i due fratelli, il padre Giuseppe e la madre Daniela Ferrari. Giuseppe scende dall’auto, sposta con le proprie mani la transenna che il sindaco ha rimesso sul vialetto per tenere lontani giornalisti e curiosi. "Sono le mie sorelle, le amo da morire", mormora mentre varca la soglia. Dentro, il tempo sembra rallentare. Si fanno quadrato. I riflessi della vicenda di Andrea si allargano a tutta la famiglia: tutti e cinque sono stati sentiti dagli inquirenti nella caserma della Finanza di Pavia, interrogati ore e ore, uno alla volta. Tornano a casa solo al buio, con la sensazione di un peso che non si alleggerisce mai. Gli accertamenti bancari raccontano la storia di una rete di protezione familiare. Le zie di Andrea, una ex agente della polizia penitenziaria e l’altra trasferitasi da lei dopo la separazione dal marito, sono figure centrali.

Nove anni fa, quando Andrea viene per la prima volta indagato, è a loro che Giuseppe si rivolge. Tra la fine del 2016 e la metà del 2017 versano assegni sul suo conto per 43 mila euro. Parte di quei soldi, secondo gli inquirenti, sarebbe servita a corrompere l’ex procuratore Mario Venditti. Venerdì i Sempio sono stati ascoltati come persone informate sui fatti: non potevano rifiutarsi di rispondere. La sera stessa, Daniela e Giuseppe si mostrano in tv, a Quarto Grado. Lei scuote la testa: "Mi fa schifo che le intercettazioni in macchina vengano rese pubbliche". Lui ammette di aver scritto un bigliettino trovato in casa, un semplice promemoria sulle spese legali, ma la stampa lo trasforma in prova di corruzione. Contanti, appunti, marche da bollo: tutto diventa motivo di sospetto. Dall’altra parte, la ferita dei Poggi resta aperta. Rita e Giuseppe Poggi, genitori di Chiara, osservano la vicenda. "Non abbiamo niente da dire", dice mamma Rita, mentre gli avvocati descrivono uno stato di stanchezza che va oltre ogni parola. Per loro, ogni nuovo sviluppo è un colpo che riapre una ferita che non si rimargina. E la paura rimane sospesa nell’aria: quella di un tormentone infinito, come lo definisce uno degli avvocati, che calpesta vite, speranze e credibilità della giustizia. Nei silenzi di Garlasco, tra transenne, villetta e caserma, la famiglia Sempio prova a fare quadrato. Per qualche ora, in quella villetta ai margini del paese, cercano di ritrovarsi. Il resto, per ora, resta giudiziario, indefinito, sospeso.
