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Delitto di Garlasco, Sempio in versione martire dopo il bidone a Lovati: “Mi sento come un soldato in trincea”. E spiega, da quasi esperto di telefoni, come mai il suo non abbia agganciato la cella di Viegevano la mattina dell’omicidio…

  • di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

  • Foto di: Ansa

23 ottobre 2025

Delitto di Garlasco, Sempio in versione martire dopo il bidone a Lovati: “Mi sento come un soldato in trincea”. E spiega, da quasi esperto di telefoni, come mai il suo non abbia agganciato la cella di Viegevano la mattina dell’omicidio…
Dopo che l’avvocato Lovati ha preso il largo, Andrea Sempio accusato dell’omicidio di Chiara Poggi, si è lasciato andare in un lunga intervista a Chi l’ha visto? Stavolta è stato lui a metterci la faccia, ma come fa a paragonarsi a un soldato in trincea? Mistero…

Foto di: Ansa

di Giulia Ciriaci Giulia Ciriaci

C’è chi va e c’è chi viene. Massimo Lovati, dopo aver riempito i salotti tv per mesi a parlare del suo assistito Sempio, adesso lo stesso Andrea ha deciso di metterci la faccia con un lunga intervista rilasciata a Chi l’ha visto? La trasmissione condotta da Federica Sciarelli ha voluto, o avrebbe voluto, chiarire la questione del fantomatico scontrino del parcheggio come alibi per il giorno del delitto. Ricordiamo che al momento Sempio è indagato per omicidio in concorso: “Non capisco come mai abbia destato così tanti sospetti, perché non è che io sono l'unico che ha portato qualcosa. C'è chi ha portato scontrini di acquisti, c'è chi ha portato il passaporto, c'è chi ha portato biglietti del treno, c'è chi ha portato le timbrature del lavoro, c'è chi ha portato scontrini dell'autostrada. Se fosse stato l'unico caso isolato, posso anche capire, ma diverse persone, una volta sentite, hanno portato qualcosa che avallava il loro racconto. Sarebbe stata una cosa migliore se la cosa avesse destato sospetti all'epoca tali per cui le autorità si mettessero a ricercare magari nelle telecamere della piazza di Vigevano se effettivamente c'era una ripresa di me quella mattina. Forse sarebbe stato meglio per me, cioè se avesse destato più interesse in quel momento”. Eppure il telefono di Sempio la mattina del delitto non ha mai agganciato la cella di Vigevano, dove si sarebbe recato per acquistare un libro nel giorno di chiusura del negozio: “I telefoni di una volta, e io lavoro con i telefoni da 10 anni quindi un pochino ho un'idea, si agganciavano a una cella solo quando c'era un qualche tipo di interazione, cioè quando chiamavi o ricevevi chiamate, quando mandavi messaggi o li ricevevi. Quindi, semplicemente, se in quel momento io non ho effettuato chiamate, non ho ricevuto chiamate o messaggi, in quel momento non attiva la cella di quel determinato paese. Oggi è strana come idea, perché si è abituati a ragionare con gli smartphone che è una questione totalmente diversa. In quel momento lì ho un buco, però se uno va a vedere, io prima di andare a Vigevano, sentivo un mio amico e penso probabilmente per invitarlo a venire a Vigevano. L'amico mi pare non mi avesse risposto, faccio il mio giro, torno indietro, ricevo chiamate quando sono a casa da mia nonna e ritorna tutta la, diciamo, tutto lo svolgimento, tutta la storia fila e trova conferma negli agganci di quelle celle. Io ero a Vigevano quella mattina, non in via Pascoli”.

I genitori di Andrea Sempio
I genitori di Andrea Sempio Ansa

E sulla questione di Lovati: “È una persona per cui io comunque ho ancora grande rispetto, stima e tanto affetto, perché mi accompagna in questa disavventura da quasi 10 anni. Si è fatto un po' prendere da essere un personaggio, si è lasciato adulare un po' troppo e si è fatto trascinare forse in qualcosa un po' più grande di lui”. E sulla questione dei soldi in contatto, forse un po’ troppi per una parcella legale: “Noi non sapevamo nulla di questioni legali, non avevamo la minima idea di quali potessero essere i costi e, francamente, quando sei dentro l'unica cosa che ti interessa è uscirne. Quindi, qualunque richiesta ti fanno a livello di soldi, non stai a pensare, ci siamo sempre prestati a tutte le richieste. Non ci può essere nessun collegamento con l'idea di corruzione, faranno le loro verifiche, giustamente, ma non ci può essere nulla che colleghi noi a Venditti, a qualche caso strano di corruzione. Comunque parliamo di cifre basse, molto dilazionate nel tempo, perché poi non è durato tutto 3 mesi, c'è stata anche la parte in cui noi dopo abbiamo mosso una querela, quindi si tratta di piccole cifre nell'arco di diversi mesi. A meno che i miei avvocati molto generosamente, senza dirmi nulla, magari non hanno messo da parte i soldi per poi arrivare a metterli in mano a qualcuno, ma non credo, non tornano le cifre, non tornano i tempi. Nell’ultimo incontro con Lovati abbiamo chiarito diverse cose e abbiamo parlato anche di questo aspetto e io gli ho proprio chiesto esplicitamente se fosse successo qualcosa, se potesse saltar fuori qualcosa che non so, che non mi aspetto riguardo all'ipotesi di corruzione, che sia verso Venditti, che sia verso qualunque altra persona, e lui mi ha garantito "No, che sotto non c'era nulla". E sui possibili rapporti con le gemelle Cappa: “Non ci siamo mai incontrati né nulla, io le ho conosciute attraverso la televisione. Mi sento un po' come quei soldati che durante le guerre di trincea devono star lì e ad aspettare che possa capitare di tutto e basta. Sei rassegnato ad aspettare che passi, tutto lì”. Quindi è tutta questione di rassegnazione?

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Massimo Lovati
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