Niente killer multipli, niente complotti alla “cold case”? Secondo i RIS di Cagliari, sulla scena del delitto di Chiara Poggi c’era solo una persona a colpire. Lo dice il sangue, lo dice la scienza. E noi di MOW ce lo siamo fatti spiegare anche dalla criminologa Anna Vagli: "Se ci fosse stato più di un aggressore, le traiettorie delle macchie sarebbero state differenti. Invece qui parliamo di una sola firma, una sola mano, un solo ritmo". La notizia arriva direttamente dalla Procura di Pavia, dove è stata depositata la consulenza tecnica firmata dal tenente colonnello Andrea Berti. Un mattone di oltre trecento pagine, presentato ai pm in una seduta tecnica durata dalle 11 alle 13, che smonta una delle teorie alternative alla condanna ufficiale degli ultimi anni: quella dei due killer. Niente Andrea Sempio, niente comparse fantasma. Almeno secondo la Bloodstain Pattern Analysis – sì, lo studio delle macchie di sangue – fatta a giugno scorso con droni, scanner 3D e tutta la tecnologia disponibile sulla piazza. L’obiettivo era chiaro: rimettere insieme i pezzi della villetta di via Pascoli dove Chiara fu uccisa il 13 agosto del 2007, e far parlare la scena del crimine come se fossero passati solo tre giorni, e non diciassette anni. I RIS hanno fatto quello che sanno fare meglio: ricostruire, digitalizzare, analizzare angoli e traiettorie. Il risultato? A quanto pare un pattern uniforme, coerente, senza deviazioni. Un’aggressione che parte sempre dallo stesso punto. E quindi, con ogni probabilità, da una sola persona. A mettere i puntini sulle i ci ha pensato Anna Vagli, criminologa e volto noto del crime, che l’ha fatto senza mezzi termini: “Non abbiamo ancora la relazione ufficiale, ma è presumibile che la BPA abbia stabilito la presenza di un solo assassino perché tutte le macchie di sangue mostravano la stessa direzione e lo stesso angolo", spiega.

"Se ciò verrà confermato carte alla mano, questo significherà che i colpi sono partiti sempre dallo stesso punto, compatibile con un unico aggressore. Se ci fossero stati più soggetti, invece, il sangue avrebbe raccontato traiettorie diverse, con angolazioni contrastanti". Non è solo una questione di schizzi: è una questione di corpo, posizione, ritmo. "La BPA tiene conto anche dell’altezza e della posizione dell’aggressore: per arrivare alla conclusione che c’è stato un unico assassino, i pattern saranno risultati uniformi, come se a colpire fosse stata sempre la stessa persona, con la stessa mano, nello stesso ritmo d’azione. In altre parole, il sangue ha registrato una sola 'firma' e non più voci sulla scena", conclude la Vagli. Per adesso il documento resta nel fascicolo della Procura, blindato e fuori dalla portata di difese e parte civile. Ma una cosa è certa: quella relazione è già entrata a far parte del nuovo filone d’inchiesta riaperto dalla magistratura pavese. E ora bisogna incrociare i dati con l'altra super consulenza, quella di Cristina Cattaneo, anatomopatologa incaricata di stabilire l’arma del delitto, il numero esatto delle lesioni e, ancora una volta, se ad agire sia stata una o più persone. Due analisi, un obiettivo: scrivere una verità forense che stavolta possa reggere nel tempo.

