In Germania è scoppiato il caso Till Lindemann, il cantante e frontman dei Rammstein - oltre che attore e poeta - accusato dopo numerose denunce (finora almeno dodici, ma continuano ad aumentare) di violenze e di abusi sessuali avvenuti durante gli after party organizzati dopo i concerti della famosa band metal. Per adesso sono le giovani che hanno deciso di parlare alle forze dell’ordine, ma noi di MOW siamo in grado di ricostruire anche l’esperienza diretta di un uomo, italiano, che ha preso parte a uno di quei festini per ore accompagnato da un’amica che in seguito, vedremo in quali circostanze, si è sentita male e ha rischiato la vita. E mentre il management dei Rammstein ha respinto ogni addebito attraverso un post pubblicato sui canali social, dove ribadisce l'estraneità della band a ogni forma di violenza, grazie a questo testimone diretto (che preferisce rimanere anonimo, ma ci ha fornito le prove di ciò che afferma) possiamo raccontarvi cosa succedeva - stando a quanto riferito - in quegli after show che, più che selvaggi, sarebbe corretto definire horror.
“Ho partecipato come ospite, insieme a una amica, a un concerto dei Rammstein meno di un anno fa. Un live fantastico, come sempre. Finito lo spettacolo veniamo accompagnati nei camerini e passiamo un paio d’ore a chiacchierare, e fin qui tutto bene. Alle 2 di notte la persona che ci aveva invitato decide di andare a dormire e noi due rimaniamo all'after party. In quel momento scopriamo che della band è rimasto soltanto Till Lindemann e, stranamente, veniamo scortati in una stanza dove sono presenti 30-40 ragazzine, alcune in abiti molto succinti, e dove il clima è strano”. Così parte la ricostruzione di quella serata da parte della nostra fonte e da lì in poi la sua testimonianza sarà davvero agghiacciante. “Rispetto a prima le ragazze non sembrano divertirsi e anche noi ci sentiamo in imbarazzo. Scopro, parlando con alcuni dell’entourage, che sono state reclutate tramite Instagram da una donna, che è proprio l’addetta a questa attività. Quando me la indicano, ricordo di averla vista prima del concerto, all’ingresso, e che era lei a pubblicare prima di ogni evento delle Stories dove chiedeva alle fan della band chi fosse presente a quel live e di contattarla se avessero voluto partecipare all’after party. Infatti, tra le file per l’ingresso nella venue, c’era una fila dedicata solo a quelle ragazze. Non solo, ho capito perché l’addetta alla selezione teneva in mano lo smatphone con Till Lindemann collegato in diretta video. Era lui personalmente che decideva quali avrebbero avuto accesso alla festa esclusiva e quali no”.
A quanto pare, sarebbe stato questo il metodo di selezione delle ragazze. I ricordi del nostro testimone diretto tornano poi al dopo-concerto. “Quando Till entra nella stanza porta anche una tinozza piena di vodka e birre, invitando tutti a bere. Tutti accettano, tranne me che di solito bevo solo vino e quindi non ho consumato nulla. La mia amica, invece, ha bevuto un cocktail con la vodka che, come mi spiegarono, era preparato dallo stesso Till. A quel punto, il cantante inizia a spaccare bicchieri e bottiglie contro i muri e penso: ‘Ma cosa gli prende?’. Ma la situazione degenera ancora, perché passa a rompere con violenza anche sedie, tavoli, frigoriferi, tutti gli oggetti che sono presenti nella sala. Mi faccio da parte per evitare il contatto con lui, non sapendo quali sia le sue intenzioni, e vedo in un angolo un ragazzo con uno zainetto e, forse, quella è una delle cause del suo comportamento”. Da quanto ci racconta il nostro insider pare che, oltre all’alcol, girasse molta droga: “Dallo zaino continuava ad estrarre buste di cocaina o di marijuana e le distribuiva alle ragazze. Non mi ha stupito più di tanto, visto che conosco l’ambiente della musica e i vizi di certi artisti, però le quantità erano davvero enormi”. Lui e la sua amica, prosegue a spiegare, non hanno usufruito delle sostanze offerte. Ma la parte peggiore deve ancora arrivare.
“A un certo punto Lindemann raggruppa tutte le ragazze, dalle 30 alle 40, e comincia a inscenare un trenino. Nel frattempo, alcune di loro si sentono male, tanto che sono dovuti intervenire i soccorsi e le hanno portate via in ambulanza. D’un tratto, una di loro poco più che maggiorenne, si avvinghia al mio braccio, piange e mi dice: "Don't leave me alone" (“Non lasciarmi sola, ndr). Io le faccio cenno di sì, ma certo la situazione non mi rende sereno. Intanto Till scopa ormai senza ritegno davanti a tutti e con più ragazze. Ne prende tre, le sdraia su un tavolo, e le penetra a turno, tanto per dare un’idea delle scene. Io devo aver avuto un’espressione veramente esterrefatta, visto che mi si è persino avvicinato un membro dello staff che ha cercato di rassicurarmi dicendo: “Tranquillo, a volte è anche peggio…”. Un after party davvero assurdo, a quanto pare, che è proseguito per tutta la notte: “Noi siamo entrati alle 2 e dopo le 4 ce ne siamo andati, ma Lindemann continuava ancora a offrire da bere i cocktail preparati da lui e se non accettavi si incazzava, a spaccare le cose presenti in sala e a fare sesso di fronte a tutti, a turno o in gruppo con le ragazze che sembravano non opporre nessuna resistenza”. La decisione di andarsene, però, non è stata dettata solo dalle scene imbarazzanti alle quali stavano assistendo, come ha ricordato: “Dopo le 4 la mia amica mi dice di non sentirsi bene e la vedo in faccia che c’è qualcosa che non va. Chiedo allo staff di andarcene e ci accompagnano in furgone al nostro hotel. Lì, però, la mia amica è peggiorata. Non sembrava una semplice ubriacatura, anche perché aveva bevuto solo un bicchiere di quell’intruglio contenuto nella tinozza portata da Lindemann. Le sono stato accanto tutta la notte, ho temuto per la sua vita. Lei, oltre che scioccata per quello a cui aveva assistito, stava malissimo. In seguito ci ha messo tre giorni per riprendersi e mi ha detto di non ricordare nulla di quello che era successo all’after party. Questo mi ha insospettito su ciò che potevano contenere quei cocktail”.
Tornando invece alle feste post concerto dei Rammstein, sembra che non siano condivise da tutta la band. Sempre la nostra fonte ci ha spiegato che, anche quella sera, “il resto del gruppo è rimasto fino alle 2 di notte e poi si è dileguato: “Come se sapesse che cosa sarebbe accaduto in seguito e non condividesse le modalità con cui di 'divertiva' Lindemann”. Non a caso, ha anche sottolineato: “Dalle 2 in poi sono stati sequestrati tutti i cellulari delle persone presenti, soprattutto delle ragazze. A noi due no, forse perché eravamo ospiti diretti della band e quindi più ‘rispettabili’, quindi ci hanno solo raccomandato di non tirare fuori gli smartphone dalle nostre tasche o ci avrebbero accompagnati all’esterno”. Passata una esperienza così forte e venuto a sapere delle accuse che oggi vengono rivolte al frontman dei Rammstein, il nostro testimone diretto ha ammesso di aver deciso di parlare perché “un conto sono le follie da rockstar, un’altra cosa violenze e abusi. Io non posso condannare nessuno, ma aiutare a capire cosa succedeva a quei party sì, perché mi è sembrato tutto molto più che estremo”. E ora si è augurato, da estimatore dei Rammstein, “che il resto della band prenda le distanze da Lindemann e, se ha commesso dei reati, non cerchi di giustificarlo”.