Non sapete come raccontare le vostre disgrazie sul raccordo anulare di Roma? Disegnatelo. Fate come Zerocalcare, esprimendo in circa cinque minuti di schizzi animati dalla voce fuori campo tutto il male che lentamente cresce dentro di voi, soprattutto se si allineano i pianeti della sfiga. La storia inizia con lui lungo la strada. Finisce la benzina. Niente benzina niente avanzata. Se non avanzi sul raccordo anulare sei come un verme dentro a un bicchiere in mezzo alla carreggiata. Tiri a folle l’auto fino a una piazzola, provi a chiamare il Fagiano, l’amico meccanico che lavora in zona. Ti si rompe il touchscreen dello smartphone. Sei sostanzialmente a un passo di provocare una guerra nucleare, tanto porti sfortuna. Fai un bel respiro – no, non è vero – e inizi a sbracciarti nella speranza che un buon uomo si fermi. Nessuno si ferma, tranne una volante che tutto avrebbe voluto tranne gestire un nerd con l’auto a secco.
Provi a spiegarti, non ci riesci. Sei nervoso, quello che dici è incomprensibile. “Sarà mica un mattarello” dicono gli agenti. Alla fine uno dei due, il più buono (il secondo in comando?) gli presta il telefono. Zero vuole chiamare il Fagiano ma non ricorda il numero a memoria. Chi può chiamare? Mamma pollo (o gallina che sia), pericolosamente simile a Lady Cocca. Chiama chiede prova a risolvere. Nel frattempo il secondo in comando lo riconoscere, è Zerocalcare, il fumettista, espressione di una generazione (forse la sua, quella di suo figlio?), il colorito è un po’ pallido dovrebbe mangiare di più e meglio? Grande Zero, fortissimo. Sono un sorcino, ah no aspetta; quello è l’altro Zero. Va be’, grande comunque dai. Ritorna a casa, scopre che in tanti lo avevano contattato perché avevano capito che era lui che “ballava la macarena” sul ciglio della strada. Ma nessuno si è fermato. Fine di una storia triste, più triste di altre, non di tutte sul grande raccordo infernale.