Gli anarchici sono da sempre il capro espiatorio dei vari governi, di destra e di sinistra, per ampliare le misure securitarie e repressive, o sono il mostro che tutti dipingono? Dopo una settimana di manifestazioni e proteste a favore di Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto con il 41bis, Palazzo Chigi chiude a ogni possibilità di rivedere il regime del carcere duro. «Lo Stato non scende a patti con chi minaccia». Nonostante secondo il legale Flavio Rossi Albertini, l’unica via per salvare il suo cliente, attualmente in sciopero della fame da circa 100 giorni, sia quella di toglierlo dal 41bis, la Presidenza del Consiglio non fa nessun passo verso di lui. Molti giornali in questi giorni stanno provando a ricapitolare le vicende che hanno interessato le organizzazioni anarchiche nel corso del nuovo secolo. Ma cosa viene imputato a loro e quali sono i riferimenti culturali e “istituzionali” dell’anarchismo italiano?
Il mondo anarchico è articolato e differenziato in modo capillare, si diffonde in modo estremamente settario e ogni corrente o realtà ha all’interno altre correnti e altre realtà, spesso poco comunicanti tra loro. Tuttavia esistono dei gruppi che più di altri hanno avuto un ruolo in questi ultimi anni, soprattutto nelle cronache giornalistiche. Se nei social è possibile trovare tutta una serie di pagine autodefinitesi anarchiche, come “La fiaccola dell’anarchia”, che contano fino a 50mila like, è anche vero che l’anarchismo non si presta a nessuna forma di definizione, e raramente le realtà anarchiche si dichiarano e si pubblicizzano come tali. O almeno le cose stanno così nella maggior parte dei casi. Mentre alcune riviste sopravvivono ancora oggi a distanza di cento anni dalla fondazione, come nel caso di “Umanità Nova”, la rivista di Errico Malatesta (1920) legata alla Federazione Anarchica Italiana e alle Edizioni zero in condotta, e altre, un tempo punto di riferimento, chiudono i battenti, come “A-Rivista Anarchica” – che perse nel 2020 il suo fondatore e direttore, Paolo Finzi (amico, tra gli altri, di Fabrizio De André, che leggeva con costanza “A”) – lasciando spazio a siti più nuovi, come quello di D-editore; la realtà culturale più affermata e solida del mondo anarchico è sicuramente la casa editrice Elèuthera, il cui catalogo è tra i più forniti e vari del panorama italiano.
Tutte queste realtà, autonome tra loro, hanno prodotto nel corso degli anni le basi teoriche di molti progetti di comunità, così come strumenti di diffusione del pensiero anarchico, culminate con la più vasta antologia in lingua italiana di testi anarchici classici, a cura di Gian Piero de Bellis per la casa editrice D-editore, con il titolo Libertaria. Tuttavia, l’anarchismo oggi sembra essere associato esclusivamente ad attentanti, o tentativi di attentanti, ai danni di sedi di aziende, banche e gruppi politici. Di recente Giorgia Meloni stessa, nonostante l’assenza di prove, ha tentato di far risalire l’incendio all’auto di Susanna Schlein (sorella della candidata a segretario del PD, Elly Schlein) proprio a un’azione di matrice anarchica. Sicuramente in questa narrazione ha avuto un ruolo fondamentale la FAI, la Federazione Anarchica Informale, che ha rivendicato in più di un’occasione l’esplosione di alcune bombe artigianali. Nel 2010, per esempio, due pacchi bomba esplosero a Roma nei pressi delle sedi delle ambasciate svizzera e cilena. L’attacco portava la firma della FAI che, accanto a un pacco bomba, aveva lasciato questo messaggio: «Abbiamo deciso di far sentire di nuovo la nostra voce con le parole e con i fatti. Distruggiamo il sistema di dominio. Viva la FAI, viva l’Anarchia. Federazione Anarchica Informale cellula rivoluzionaria Lambros Fountas» (il riferimento era a un anarchico greco ucciso in un scontro con la polizia l’11 marzo dello stesso anno).
Dal 2003 a oggi, molti sono stati gli attentati di questo tipo associati o rivendicati alla FAI. Nel 2011, il giornalista di Repubblica Carlo Bonini, dedicava un articolo all’identikit di questa organizzazione, a partire dall’esplosione di un altro pacco bomba a Roma, stavolta presso la sede di Equitalia (negli stessi giorni un altro plico esplosivo doveva essere recapitato al ceo della Deutsche Bank, Josef Ackermann). Stavolta la cellula rivoluzionaria era detta Eat e Billy, in rimando ai due «compagni prigionieri della FAI della cellula Indonesiana». In generale, il nome della FAI viene accostato a una trentina di attentati in tutta Europa e Alfredo Cospito sarebbe stato riconosciuto come uno dei militanti di questa organizzazione. La Fai-Fri (la seconda sigla sta per “Fronte rivoluzionario internazionale”) ha rivendicato negli anni anche un pacco bomba inviato a Romano Prodi, allora presidente della Commissione Europea.
Nel corso degli anni, fino al 2016, tra le tante azioni di matrice anarchica, fece scalpore la “gambizzazione” a colpi di pistola dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare a Genova, Roberto Adinolfi. Era il 7 maggio 2012 e Cospito venne arrestato a distanza di pochi mesi, insieme a Nicola Gai, torinese. Entrambi vennero condannati, rispettivamente, a dieci anni e otto mesi e a nove anni e quattro mesi. Dopodiché, Cospito verrà nuovamente processato insieme alla compagna, Anna Beniamino, per una serie di attentati tra cui quello a una scuola allievi carabinieri nella sede Dalla Chiesa di Fossano. In quest’occasione, il tribunale definì la FAI un’associazione terroristica, e i due indagati vennero condannati a 20 anni (lui) e a 16 anni (lei). Ma a maggio del 2022, la Corte di Cassazione ha accettato la richiesta del procuratore generale di ricalcolare la pena per i due anarchici non più in base al reato di “strage comune”, bensì rispetto al reato di “strage politica”, che potrebbe arrivare a prevedere anche l’ergastolo ostativo. Intanto Cospito sta portando avanti lo sciopero della fame, arrivando ormai in condizioni critiche, mentre La Stampa titola un articolo di oggi così: Allarme attentati in Italia: chi sono gli anarchici e cosa vogliono, in riferimento all’escalation di questi ultimi giorni, culminati con il lancio di una molotov contro il distretto di polizia di Roma, l’incendio di un ripetitore a Torino, l’attacco alle sedi diplomatiche italiane a Berlino e Barcellona e una lettera di minacce ai giudici, con all’interno un proiettile, inviata al Tirreno di Livorno, firmata solo con una “A”.