Siamo nel weekend della fiera Più libri più liberi, che si concluderà domani. Un’occasione che dovrebbe e potrebbe muoversi in controtendenza rispetto alle paillettes del Salone del libro. Ma un festival che, anche se alternativo, si definisce tale, può davvero essere eretico? Non lo credeva Luciano Biancardi, di cui ricorre il centenario dalla nascita quest’anno, che sui Festival ci andava giù pesante. I festival sono vetrine a colori che rientrano pienamente nella critica bianciardiana de La vita agra (del 1962): «Gli automi vendono e comprano ogni cosa, hanno la pupilla dilatata per via dei colori, della luce, della musica calcolata, non battono più le palpebre, non ti vedono. Io lo dico sempre, metteteci una catasta di libri, e accecati come sono comprerebbero anche quelli». La pensa così Gian Paolo Serino. Se lo avete letto sulle nostre pagine lo conoscerete come il tagliagole della critica italiana. Ma è anche un americanista e un critico rigoroso, che ha scoperto, ritradotto e curato edizioni e inediti, tra gli altri, di D’Annunzio, Carlo Emilio Gadda, Alda Merini, e conserva testi mai pubblicati di alcuni degli autori più importanti a livello internazionale, da Stephen King a Joe Lansdale. Proprio lui, che in tempi non sospetti lanciò l’idea dell’Antimeridiano di Luciano Bianciardi, ha scritto un libro sullo scrittore anarchico per eccellenza, Luciano Bianciardi: Il precario esistenziale (Edizioni Clichy, 2015).
In un centinaio di pagine Serino ci dice chi è realmente Bianciardi, il precursore dell’Umberto Eco studioso dei media e primo scrittore corsaro, ben prima di Pasolini. Proprio così. Serino scrive: «Giovedì 16 luglio 1959, dal teatro della Fiera di Milano, Mike Bongiorno con voce rotta dall'emozione presentò l' ultima puntata di Lascia o raddoppia?. Luciano Bianciardi ne scrisse così su L’Avanti! di Martedì 28 luglio: “L’altro giovedì, annunciando la fine della sua trasmissione, Mike Bongiorno aveva gli occhi appesantiti e la voce rotta dalla commozione. A guardarlo cinicamente poteva anche far ridere, con quella faccia più pecorile del solito, ma sarebbe stato ingiusto farsi beffa di un uomo così onestamente mediocre. […] I nostri presentatori della televisione avevano successo e lo hanno, in quanto riassumono ed esprimono certi difetti, certe tare nazionali. Mike Bongiorno li riassume più di tutti, ed ecco perchè lo possiamo stimare il più mediocre, quindi il più bravo”. In questo articolo Bianciardi anticipa il citatissimo saggio Fenomenologia di Mike Bongiorno che ha fatto la fortuna di Umberto Eco (che lo pubblicò nel Gennaio del 1961, esattamente due anni dopo Mike: l' elogio della mediocrità, l' articolo dell'Avanti!)».
Ma non è solo il professorone de Il nome della rosa a essere stato anticipato da Bianciardi. Anche Pasolini paga un debito inestimabile. «Nel 1957, con la pubblicazione de L’integrazione, si può notare come Bianciardi abbia anticipato di vent’anni il Pasolini degli Scritti Corsari : “Questi sono i ceti medi italiani, avviliti dal padrone, e insieme sollecitati a muoversi nella direzione che più fa comodo al padrone. Neanche i loro bisogni sono genuini: pensa la pubblicità a fabbricarglieli, giorno per giorno. Tu vorrai il frigorifero, dice la pubblicità, tu la macchina, tu addirittura una faccia nuova. E loro vogliono quel che il padrone impone, e credono che sia questa la vita moderna, la felicità. Sgobbano, corrono come allucinati dalla mattina alla sera, per comprarsi quello che credono di desiderare: in realtà quello che al padrone piace che si desiri. E qui non c’è nemmeno tragedia, capisci?”». Serino scrive che, ben prima di Pasolini, «con La vita agra, Bianciardi comprende come il cemento avrebbe ucciso la rivoluzione. Una rivoluzione che ha profetizzato: il ’68 era ancora lontano e il consumismo, tra le luci di mille illusioni, iniziava a divorare i cuori trasformandoli in anime al neon. E proprio Milano diventa simbolo della spregiudicatezza e dell’ingiustizia del potere in Italia. La grande città, la metropoli che condiziona, ingloba, appiattisce, distrugge tutto. Anche i sogni, la solidarietà, gli ideali».
Un autore che ha saputo pescare dai grandi della letteratura internazionale, anche i più silenziosi, i più nascosti, gli “incurabili”, come l’irlandese Brendan Behan, autore di Ragazzo del Borstal, a cui La vita agra si ispirò fino a riprenderne la trama. Un autore che non si è piegato a nessun lusinga e ha saputo dirci primi dei grandi che spesso citiamo, quanto la nostra società e la nostra epoca esprimono. A ricordarlo è Serino, in un libro che arriva al cuore dell’opera e della vita bianciardiana. Se volete farvi un regalo tornatevene dalla Fiera del libro con un volume in meno, e andate in qualche libreria a cercarvi l’omaggio serio e rigoroso di uno dei massimi critici italiani.