Un urlo per Gli Articolo 31, redivivi e per la prima volta in gara a Sanremo. Stile operazione nostalgia, nonché punto più basso della credibilità di J-Ax, se di credibilità possiamo ancora disquisire. Poco importa dei proclami di una vita (ultimo, solo sei mesi fa), in cui lo zio d'Italia sparava a zero: “Io a Sanremo? Mai. È una promessa che voglio mantenere per i fan”.
“E se prometto poi mantengo”, daje de Ambra, anzichenò. Una mossa giustificata da un freestyle discutibile, letteralmente la definizione di cringe. Del resto era destino che finisse dentro un Ariston, leggi #LikeaBosch, la canzone per la lavatrice (e poi tutta la serie di elettrodomestici per cui ha realizzato il jingle).
Sì che fa ridere pensare ai brani degli anni d'oro, quando il Festival era l'anticristo. Come 2030, in cui la coppia tirata fuori dalla naftalina (e tornata sulle scene dopo qualche causa legale post scioglimento) immaginava un’Italia futura con ancora Baudo a presentare e persino Bossi vincere, oppure L’Italiano medio, in cui cantavano l'omologazione dello spettatore che si accontentava di un Fiorello televisivo. Lo stesso Ciuri che presumibilmente li ospiterà in collegamento nella sua Viva Rai2, insieme al resto della compagnia. Allora via le idee, via le certezze, quasi a voler chiedere a Dj Jad che ha già messo piede nella Città dei Fiori (Sanremo 2010 con Fabrizio Moro e Jarabe de Palo) se ci crede per davvero a questo ritorno di fiamma o è solamente un'altra botta e via. A ogni modo niente effetto sorpresa, lo zio è una vita che racconta tutto e il contrario di tutto, esattamente come i politici. J-Ax come Salvini.
E alloraaaa? Benvenuti al mio primo San - Remo (vi ricorda qualcosa?).
A proposito di ripensamenti, ricordiamo anche la storia con Fedez, l'ex nemico - amico. La sostanza è che i due, dopo una lite per questioni imprenditoriali (ex soci di Newtopia con l'altro esemplare Fabio Rovazzi), oggi si parlano di nuovo, ma assicura il 50enne - all'anagrafe Alessandro Aleotti - “musica insieme si può fare, ma una società no”. Allora vai di Love Mi, progetto benefico in Piazza Duomo, che quest'estate li ha visti abbracciati e solidali come ai vecchi tempi. Per inciso quei tempi di Comunisti col Rolex, quattro volte disco di platino e vendite ben superiori a quelle del rapper solitario. Come si cambia per non morire...
Non parliamo poi della carriera televisiva, ormai diventata il secondo lavoro dello zio. “Se fallisco faccio il muratore, mica Music Farm”. Tac! Per citare “Il milanese imbruttito”. No, non Music Farm, bensì coach delle prime edizioni di The Voice, vincendone pure una con (l’allora) Suor Cristina. E ancora direttore artistico per una squadra di concorrenti di Amici (insieme a Nek), e più recentemente anche capo del panel dei 100 giudici di All together now (tutte e quattro le stagioni). Lapalissiamo, meglio “l'odore dei soldi al mattino”, altro che napalm (come da film, Apocalypse Now). Coerenza rip.
Intanto che rappa con Jad: “Non siamo un monumento, siamo il piccione che ci caga sopra”. Sipario, sigla. Almeno per il Festival cambiate nome, meglio 41bis.