Don Ambrogio Mazzai presta servizio presso la parrocchia di Porto San Pancrazio. È nato e cresciuto lì, a Verona, e sbarcato sui social quasi per caso, ora conta oltre 365 mila follower su TikTok e più di 50 mila su Instagram. “Parlo di vita di fede, di cristianità, di parola di Dio, ma anche di cose più ordinarie e semplici”. Lo fa con lo scopo e l’intento di far vedere agli altri che è felice della vita che conduce, che è un essere umano anche lui, che è il primo ad aver provato momenti di difficoltà che hanno rafforzato la sua fede, come racconta a MOW.
Don Ambrogio, lei è diventato famoso per essere il prete di TikTok, come si considera?
Mi considero un prete normale, come tanti altri che trovi nelle parrocchie e nelle diocesi; quindi, voglio essere considerato questo prima di tutto.
Perché ha deciso di sbarcare sui social? È stata una sua iniziativa o è stato consigliato?
È stato casuale, c'è stato un animatore che era con me in parrocchia che ha insistito molto affinché scaricassi TikTok e facessi dei video. Io ero molto scettico e non ero convinto, perché era una cosa che avrei fatto a tempo perso ed è tuttora così, ho pochissimo tempo nelle mie giornate. Quindi possiamo dire che ho cominciato per caso e da lì parecchie persone hanno cominciato a chiedermi, a farmi domande e anche a intasare i miei messaggi personali, non me ne aspettavo così tanti. Così ho capito che c'era tanta fame e voglia di conoscere, di capire e di avere una nuova vicinanza in un posto virtuale che è abitato da altri miei colleghi, ma che non sono tantissimi
Per chi non la conoscesse, vogliamo spiegare in cosa consistono i suoi video?
Parlo di vita di fede, di cristianità, di parola di Dio, ma anche di cose più ordinarie e semplici, come la vita di un prete, la vita parrocchiale, la catechesi, ma con un tono e un linguaggio che sono tipici della piattaforma, che utilizzano l'ironia e la polemica e che sono poi quelli che vengono seguiti più voracemente.
L'altro giorno sbaglio o ha lanciato la maratona del Rosario?
Sì, l'ho fatto perché molte persone che mi seguono non sanno neanche cosa sia, non hanno mai pregato il Rosario, anche se per me è una cosa scontata e proprio per questo ho pensato di dare delle informazioni su che cosa fosse realmente, su come si prega, sul perché ha senso farlo, sulla sua nascita e poi alla fine bisogna sempre dare uno stimolo affinché le persone facciano qualcosa. Quando si insegna la teoria, un buon insegnante dovrebbe consentire di farti mettere in pratica ciò che ti ha detto, altrimenti diventano solo parole vuote che poi non hai mai vissuto. Vale anche un po’ per il Vangelo, perché se non lo vivi non serve ascoltarlo e basta.
Come si può fare ad avvicinare i giovani alla Chiesa?
L'unico modo è far vedere loro che quella cosa lì è bella, preziosa, utile e necessaria per la tua vita. Io lo faccio testimoniando che ci vado volentieri, che vedo quel momento lì come positivo e utile, e ciò fa sì che le persone, vedendo che io ne traggo beneficio, che mi impegno, siano invogliate a vivere quel Sacramento, che è quello della Comunione e dell'amore di Dio nei confronti degli uomini ed è proprio questo che mi porta poi a essere in comunione con tutti gli altri uomini e con tutta la comunità cristiana. Quindi l'unico modo che vedo è quello di condividere la gioia e la felicità che io stesso provo, perché sono una testimonianza vivente di ciò che dico.
Ci sono stati dei momenti in cui lei ha messo in discussione la sua fede?
Momenti di difficoltà, umani e anche di crisi oggettiva, ma la mia fede non ha mai traballato. Penso che le persone confondano le difficoltà che la vita ci presenta, quotidiane, grandi o piccoli che siano, con la mancanza di fede. Sono fortemente convinto che questi momenti aiutino a rafforzarla. Da solo non ti puoi salvare, non puoi venirne fuori e hai bisogno di chi può aiutarti a farlo, quando magari le persone che ti sono vicino non riescono, non vogliono o non possono.
Come mai molte persone durante la malattia ritrovano la fede?
È una questione di distrazioni e priorità. Quando una persona sta bene o moderatamente bene, è distratta dalle tante cose da fare o ciò che ci gratifica nel momentaneo. Siamo quindi portati a seguire quelle cose lì, a cercarle, perché ci sembra che contengano il succo della vita anche se in realtà non hanno nulla di particolare, intenso e significativo. Ma nel momento in cui ci rendiamo conto che tutte queste cose sono un po’ più effimere, quando facciamo i conti con la durezza della vita, che si presenta per esempio con la malattia e la sofferenza, capiamo che le priorità di prima diventano inutili e superficiali.
È credenza comune che scienza e fede non possano andare d'accordo. Non sarebbe invece più importante fare leva su questo binomio?
La fede se non è vissuta con la ragione e quindi anche con l'approfondimento, la conoscenza e la competenza anche scientifica come studio non potrà mai essere una fede vissuta bene, perché la fede deve avere la sua ragionevolezza e la sua ragione, il suo studio, il suo indagare. È a partire da questo che io posso anche conoscere il Creatore. Dio ci ha dato la ragione affinché noi la utilizziamo non perché sia un optional
Come risponde a coloro che sostengono che se Dio esistesse veramente non ci sarebbe il male? Possiamo forse ricordare loro Padre Pio che diceva che Dio non ci dà mai un peso più grande di quello che possiamo portare?
Era la stessa cosa che dicevano a Gesù quando era in croce: gli dicevano “scusa ma tu sei il figlio di Dio, è assurdo che lui ti lasci morire in croce, lui dovrebbe salvarti”. Noi facciamo i conti con la sofferenza, con il male, con la morte, con la malattia, che è conseguenza anche del peccato antropologico dell'umanità, che chiamiamo peccato originale, ma quello non è il momento definitivo della nostra esistenza, perché poi ci sarà l'eternità, in cui sarà assente quello che noi chiamiamo male fisico e le morale. È per questo, quindi, che il signore ha scelto di fare il nostro stesso percorso nella sofferenza e nella morte, per far sì che questo momento non fosse una cosa totalmente negativa e brutta o la fine di tutto, ma fosse un momento di salvezza; quindi, in tutti i momenti bui e persino nella morte c'è la salvezza dell'amore di Dio.
Quale brano del Vangelo si sente di consigliare a chi deve approcciare nuovamente o per la prima volta alla sfera spirituale della nostra vita?
Sicuramente il Vangelo di Marco, il più antico tra i Vangeli, molto basico, tant'è che Marco lo ha scritto apposta per i novizi della fede Cristiana, per le persone che sono alla base e che volevano conoscere i fatti che erano accaduti al Signore nella sua vita.
Visto che molti vendono vestiti online piuttosto che regalarli a chi ne ha bisogno, essendo lei così social, lanciamo una campagna di informazione sui punti di raccolta in ogni città?
Qui mi viene sicuramente da fare una riflessione, perché le persone si sentono magnanime, buone o generose con chi è in difficoltà e con chi ne ha bisogno, ma purtroppo talvolta pensano di pulirsi la coscienza facendo solo un'offerta e di cavarsela così, sentendosi in pace con sé stessi. Quello di cui c'è realmente bisogno oltre a questo è la presenza fisica, donare il proprio tempo, ed è la cosa più difficile, che poche persone sono disposte a fare, sono pochi coloro che si vogliono veramente mettere in gioco. È molto più facile donare dei soldi, che sicuramente hai guadagnato con fatica, rispetto al metterci la faccia e ad andare a incontrare in prima persona certe realtà, situazioni o persone. Io qualche appello lo vedo sui social, ma sono effettivamente poche le persone che poi decidono di rispondere a quella richiesta, ma non dobbiamo mollare e anzi è giusto tentare anche questa via per avvicinare le persone.
Ci può dare il nome di qualche associazione a cui fare delle donazioni di qualunque genere?
Ce ne sono tantissime, ma nomino quelle che conosco personalmente. Nella mia zona c'è la Caritas diocesana che è un istituto che coinvolge centinaia di persone, di volontari e che sanno quindi orientare le persone in maniera giusta. È importante perché questa realtà, essendo sul territorio da anni, sa anche discernere tra quelle che sono le vere situazioni di difficoltà e quelle che lo sono solo per facciata, perché non è etico aiutare a discapito di altri.
C’è una Onlus che mi ha colpito molto, che si chiama “Un sogno nel cassetto”, di Peppe Ricci, in cui cercano di aiutare i bambini malati di leucemia, riuscendo a dotarli di giocattoli, di tablet e di tutto ciò che è necessario per far passare loro il tempo che trascorrono in ospedale nel miglior modo possibile. La Chiesa può intervenire con delle donazioni in progetti come questi?
È quello che si tenta di fare, che si vorrebbe fare, ma sappiamo bene che ogni associazione tira l'acqua al proprio mulino e quindi mettersi d'accordo diventa sempre più complicato, ma facciamo il possibile.