Selvaggia Lucarelli ha annunciato di volersi “dimettere” dall’ordine dei giornalisti. Un annuncio che ha fatto sapere alle persone normali che esiste un ordine del genere (un caso di effimera popolarità riflessa) e che ha fatto arrabbiare molti giornalisti, tra i quali il direttore di Libero Alessandro Sallusti. Variegato lo schieramento dei rabbiosi, dai soldatini della categoria ai possibili “vorrei anch’io ma non posso”. Meno classificabile, ma molto dura, la posizione di Sallusti, che parla di “quel dettaglio che Selvaggia nasconde”.
La posizione della Lucarelli
Ma partiamo dalla posizione della Lucarelli, legata alla convocazione da parte dell’ordine dei giornalisti di Mario Natangelo per la sua vignetta uscita sul Fatto Quotidiano che ritraeva la moglie del ministro Lollobrigida - nonché sorella di Giorgia Meloni - a letto con un uomo nero “per incentivare la natalità”: “Il 9 maggio - scrive Selvaggia – esce la notizia della convocazione di Natangelo presso l'ordine dei giornalisti. Quello stesso giorno critico l'ordine dei giornalisti in due tweet. Il giorno dopo, 10 maggio, il consiglio si riunisce e decide di aprire un procedimento per due esposti del 2020 contro di me. Ieri mi arriva la convocazione per il 4 luglio, con invito a preparare una difesa”. La Lucarelli, che è iscritta all’ordine da pochi anni (a quel che risulta dal gennaio 2019) nonostante scriva sui giornali da molto più tempo (e anche per questo era stata criticata), ha sottolineato: “È la mia prima volta. Il fatto è bizzarro non solo per il tempismo, ma perché ad oggi i sette esposti contro di me erano stati archiviati e in un preciso ordine cronologico, dal 2020 al 2022, l'ultimo un esposto dell'ottobre 2022. Improvvisamente salta fuori una roba di tre anni fa. Ah, pensate le curiose coincidenze. Quell'esposto era di Elisabetta Franchi, perché avevo scritto su Instagram che la sua raccolta fondi in tempo di Covid era stata opaca. Per giunta riprendendo un articolo per cui Franchi aveva già fatto querela, archiviata definitivamente. Quante romantiche coincidenze, dopo aver difeso Natangelo”.
Selvaggia ha fatto sapere che intende difendersi, ma ha aggiunto: “Ho fatto subito domanda di cancellazione dall'ordine, continuerò a scrivere da libera cittadina come del resto ho fatto a lungo, visto che l'articolo 21 della costituzione me lo consente. Per ora. Noi giornalisti abbiamo già a che fare a sufficienza con i tribunali ordinari, figuriamoci se ho tempo e risorse pure da investire per difendermi da un ordine che dovrebbe tutelarmi. E quindi, ciao (ciao come emoji, ndr)”.
La posizione di Sallusti
Ed ecco il commento del direttore di Libero: “Selvaggia Lucarelli l’altra sera – sostiene Sallusti – ci ha dato dei razzisti, dei violenti e degli omofobi, si è dimenticata di dire stupidi, sì stupidi al punto di averla pagata per anni, e pure bene, per scrivere sulla prima pagina di questo giornale. Ci è simpatica la Selvaggia, donna che cambia giornali come i vestiti, destra o sinistra purché l’euro giri insieme al suo egocentrismo cronico. Negli scorsi giorni ha annunciato che ha chiesto di essere cancellata dall’ordine dei giornalisti (la notizia è che vi era iscritta, ndr) perché non accetta di essere processata da colleghi per le sue opinioni stante l’apertura di un fascicolo dei probiviri a suo carico. Brava, coraggiosa. Solo una domanda: se lei ritiene quel tribunale indegno e inadeguato a giudicare lei, perché ci si è rivolta per fare processare me, cosa che avviene proprio oggi? È una curiosità, capire cosa gira nella testa di una persona che se pensa di aver subito un fallo corre a piagnucolare dall’arbitro ma se colta in fallo disconosce l’arbitro e abbandona il campo, sempre ovviamente piagnucolando. Non voglio scomodare Freud e la sua teoria dell’io e del super io, banalmente potrebbe anche essere che la testa sia semplicemente vuota, il che spiegherebbe tante tante cose”.
Selvaggia ha torto o ragione?
Al di là delle considerazioni dell’ultima frase, Sallusti può avere delle ragioni, ma siamo sicuri che la Lucarelli abbia tutti i torti? Un precedente illustre c’è, e riguarda proprio Libero, il cui fondatore Vittorio Feltri si è dimesso dall’ordine nel 2020 dopo un rapporto a dir poco burrascoso. Da allora ha continuato tranquillamente a scrivere, senza più rotture, anche se formalmente non può più risultare come direttore responsabile di una testata (cosa riguardo alla quale provate a indovinare come commenterebbe Vittorione? Esatto: “Ma che me ne frega a me”). Ma, al di là di questo e ampliando il discorso, Selvaggia, come hanno già provato a fare (invano) altri meno popolari di lei, porta all’attenzione un problema reale: a cosa serve l’ordine dei giornalisti? Perché in Italia esiste, al contrario di altri Paesi almeno altrettanto civili (e senza un passato fascista), dove è giornalista chi fa il giornalista e non chi paga una quota annuale e consegue regolarmente dei “crediti formativi” per potersi definire tale? Tutela gli iscritti e la libertà di stampa e di espressione o li ostacola? Per non parlare della divisione (e, spesso, della faida tra giornalisti cosiddetti pubblicisti e giornalisti cosiddetti professionisti).
Nessuna tutela, solo oneri, obblighi e rotture: la convinzione della Lucarelli è la stessa di moltissimi giornalisti, che però per vari motivi non possono permettersi o non ritengono consigliabile compiere la mossa di Selvaggia, che potrà senz’altro vivere come ha vissuto finora (anzi, probabilmente meglio) anche uscendo dall’ordine (dovrà al massimo cambiare la bio su Instagram, prima di essere accusata di “esercizio abusivo della professione” dai soliti soloni, che peraltro ignorano o fanno finta di ignorare che per diventare formalmente giornalista devi fare il giornalista continuativamente e pagato per almeno due anni senza esserlo: alla faccia del paradosso).
Sì, molti come la Lucarelli si chiedono a cosa serva l’ordine e a cosa serva farne parte, visto che moltissimi scrivono su giornali e siti di informazione senza essere iscritti (lo ha fatto per anni la stessa Selvaggia, come da lei stessa sottolineato, e se darà seguito al proprio proposito di dimissioni tornerà a farlo) e che di contro tra gli iscritti figurano personaggi che non scrivono e non si sa bene perché abbiano il tesserino.
Chi si illude che iscriversi all’ordine come pubblicista comporti qualche beneficio concreto (di tipo economico o di sostegno o di protezione di qualche tipo), appunto, si illude. In compenso, pur senza mutamenti sul compenso, essere iscritti espone alla possibilità di esposti nei propri confronti da parte di chicchessia e di provvedimenti (o comunque procedimenti) disciplinari e censure o giudizi di vario tipo, comminati sulla base di non si capisce bene quale autorevolezza con modalità da tribunale della verità. L’ordine ha persino smesso, perlomeno nella regione di chi scrive, di mandare l’unica tangibile contropartita della salata quota annuale corrisposta (e puntualmente e perentoriamente richiesta, con promessa di sovrattassa in caso di superamento del termine per il versamento): il bollino con il numero dell’anno in corso da appiccare sul tesserino. Ora te lo devi pure stampare e ritagliare e incollare. Come in un lavoretto dell’asilo.
Sallusti non sa cosa giri nella testa della Lucarelli che vuole uscire dall’ordine. Il sospetto, piaccia o meno, è che, in questa come in altre occasioni, nella testa di Selvaggia giri l’idea giusta.