Prima del delitto di Garlasco c’è quello commesso ad Arce, nella provincia di Frosinone. Un processo d’Appello bis, per arrivare alla verità sulla morte di Serena Mollicone, potrebbe spodestare l’omicidio di Chiara Poggi dal trono della cronaca nera italiana. Ai salotti tv è stato appena servito nuovo materiale su cui discutere, con ospiti che il più delle volte ne sanno meno di niente, per mesi e mesi. Perché, se il delitto di Garlasco attrae come una calamita per tutti gli intrecci che sembrano non finire mai, quanto accaduto ad Arce non è da meno. Ma cosa sta succedendo in aula? Franco Mollicone, al tempo comandante della stazione dei carabinieri di Arce, insieme a sua moglie Anna Maria e il figlio Marco, sono accusati non solo di omicidio volontario, ma anche dell'occultamento del cadavere di Serena Mollicone. Ma facciamo un passo indietro. Siamo nel giugno del 2001 quando il corpo di Serena, diciottenne scomparsa da qualche giorno, viene ritrovato nel bosco di Fonte Cupa con mani e piedi legati e una busta in testa. Ed ora, a quasi venticinque anni dalla sua morte, si ricomincia tutto da capo. Un nuovo inizio che arriva dopo che la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione per la famiglia Mottola. Tutti gli elementi raccolti contro di loro verrano riesaminati, e saranno ammesse nuove testimonianze. Ora, i dettagli rimasti nell’ombra, potrebbero fare la differenza per stabilire una volta per tutte chi ha ucciso Serena. Non solo, verrà fatta anche una nuova perizia sulla porta presente negli alloggi della stazione dei carabinieri di Arce. Motivo? Secondo l’accusa Serena sarebbe stata sbattuta proprio contro quella porta. Poi, una volta tramortita dal colpo in testa, sarebbe stata legata e il suo corpo abbandonato nel bosco.
Ma c’è qualcosa che, purtroppo, fino a questo momento è rimasto sullo sfondo: la testimonianza del luogotenente Gabriele Tersigni, collega di Santino Tuzi, il brigadiere dei carabinieri che si sarebbe suicidato dopo aver raccontato cosa sapeva sull'omicidio di Serena. Tuzi, prima di morire, ha confessato di averla vista entrare in caserma, ma di non averla più vista uscire. La figlia di Santino, Maria Tuzi, che non crede che suo padre si sia suicidato, si batte da anni affinché si faccia chiarezza: “Con Terzigni fu sincero, fu una confidenza fatta a una persona di cui si fidava, perciò non fu fatto un verbale. Mio padre diede a Terzigni dettagli che poteva conoscere solo chi aveva visto Serena. I vestiti, la borsetta. Terzigni è stato tra i primi a vedere il corpo e a lui non poteva mentire”. E sul nuovo processo: “Non ero per niente ottimista, forse per tutelarmi dopo le due assoluzioni. È una gioia indescrivibile, per Serena, per suo padre Guglielmo e anche per mio padre. Non ho mai creduto al suicidio e con la verità su Serena anche la sua morte verrà riscritta”. Il nuovo Garlasco show è servito, in un paese in cui se la giustizia non arriva con almeno un ventennio di ritardo allora non siamo contenti. Sappiamo già come andrà, il potere della comunicazione mainstrem si è già in messa in moto, ed ora gli opinionisti di turno sono pronti a puntare il dito oggi su uno e domani sull’altro. E anche qui ci dimenticheremo presto che alla base di tutto c’è una ragazza uccisa…