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Durov, dopo l’arresto, è come Musk e Zuckerberg? “Telegram non può fornire chiavi di decrittazione, ma chi delinque deve risponderne”. Parla Orlowski, che spiega come mai l’app è in trend negli Stati Uniti e preoccupa la Russia

  • di Davide Bartoccini Davide Bartoccini

30 agosto 2024

Durov, dopo l’arresto, è come Musk e Zuckerberg? “Telegram non può fornire chiavi di decrittazione, ma chi delinque deve risponderne”. Parla Orlowski, che spiega come mai l’app è in trend negli Stati Uniti e preoccupa la Russia
Pressioni politiche, intrighi internazionali, codici segreti e cittadinanze “strategiche”: abbiamo intervistato Alex Orlowski, esperto di social e cyber propaganda, sull’arresto del fondatore di Telegram: “È plausibile pensare che Durov ne fosse a conoscenza, ma se è furbo rimane dov’è protetto”. Intanto l’App vola negli Usa e preoccupa la Russia, perché...

di Davide Bartoccini Davide Bartoccini

Pavel Durov, miliardario fondatore di Telegram fermato sul suo jet privato non appena toccata la pista dell’aeroporto Le Bourget, alle porte di Parigi, resta in Francia con obbligo di firma dopo aver pagato una cauzione di 5 milioni di euro. Su di lui pendono diverse accuse: non solo quella per non aver collaborato con le autorità del Paese che gli ha concesso la cittadinanza e durante un pranzo tête-à-tête con il presidente Emmanuel Macron avanzò la richiesta di fare “base” a Parigi. Per cercare di mettere un po' chiarezza su quello che è già visto come vero “intrigo internazionale” dalle diverse trame e chiavi di lettura, abbiamo intervistato Alex Orlowski, esperto di cyber propaganda, stratega della comunicazione a livello internazionale e nemico giurato delle fake news. 

Pavel Durov, forndatore di Telegram
Pavel Durov, forndatore di Telegram
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Orlowski, a suo parere è plausibile la tesi che Pavel Durov fosse al corrente della trama che voleva porlo in stato di fermo per mancata collaborazione e si sia "lasciato" catturare dall'intelligence francese per non dover rispondere alle pretese di Putin?

È altamente plausibile che Pavel Durov fosse pienamente consapevole della trama per arrestarlo a causa della sua mancata collaborazione con le autorità. Durov, infatti, tramite Telegram ha una lunga storia di richieste negate e interazioni con le forze dell'ordine di vari paesi, in particolare per quanto riguarda indagini su attività illecite che avvengono giornalmente da parte di utenti e organizzazioni criminali, come pedopornografia, terrorismo, traffico di droga e riciclaggio di denaro attraverso i canali e le chat di Telegram.

E perché farsi arrestare proprio in Francia?

Dopo essere stato costretto a lasciare la Russia a causa delle pressioni del governo e del "sequestro" di VKontakte, la piattaforma che aveva fondato, Durov ha adottato una strategia di sicurezza che includeva l'acquisizione di più cittadinanze. Ha ottenuto la cittadinanza di Saint Kitts e Nevis, degli Emirati Arabi Uniti e, infine, anche quella francese nel 2021. Quest'ultima mossa, tuttavia, potrebbe essersi rivelata un errore strategico, in quanto la cittadinanza francese lo ha reso più vulnerabile alle azioni delle autorità francesi. Nonostante il mistero che circonda il modo in cui ha ottenuto la cittadinanza francese, è evidente che Durov ha sempre cercato di assicurarsi rifugi sicuri per la propria incolumità personale. Alla luce di questo, è possibile che Durov non abbia agito in modo del tutto consapevole nel "lasciarsi" catturare dall'intelligence francese, ma piuttosto che sia stato spinto a farlo dalle pressioni esercitate su di lui. Negli Emirati Arabi Uniti, dove risiede, i reati legati alla pedopornografia sono considerati estremamente gravi e possono comportare pene detentive molto severe, fino a 15 anni di reclusione.

Dunque potrebbe essersi posto di fronte a una scelta?

Durov, trovandosi in una situazione delicata, potrebbe aver valutato il rischio di essere imprigionato negli Emirati, con la prospettiva di una successiva deportazione in Russia come da legge degli Emirates, dove avrebbe dovuto affrontare le pressioni del governo di Putin. In questo contesto, la cattura da parte dell'intelligence francese potrebbe aver rappresentato una via di fuga, anche se non pianificata in modo deliberato, da un destino che percepiva come ancora più minaccioso negli Emirati Arabi Uniti.

Alex Orlowski, esperto di cyber propaganda
Alex Orlowski, esperto di cyber propaganda

Il Cremlino può davvero aver fatto pressioni su Durov affinché fornisse alle autorità russe - supponiamo l'FSB o analoghi - i codici per decrittare la messaggistica Telegram e trarne un vantaggio? E se questa ipotesi la convince, possiamo avvalorare le voci secondo cui politici russi e ufficiali di livello elevato hanno ricevuto l'ordine di "cancellare" all'applicazione e cronologie per assicurarsi che i francesi non possano “ficcare il naso”?

Cerco di spiegarlo in modo semplice, fornire le chiavi di decrittazione del protocollo MTProto, di Telegram non è semplicemente una questione tecnica, ma rappresenterebbe un compromesso totale della sicurezza della piattaforma. Sarebbe come dare alle autorità un passepartout universale, un concetto che, per analogia, possiamo paragonare alle chiavi delle stanze di un hotel: ogni stanza ha la sua chiave unica, ma esiste un passepartout che il personale dell'hotel può usare per accedere a qualsiasi stanza. Se Telegram concedesse un accesso del genere, significherebbe rendere la piattaforma vulnerabile non solo alle forze dell'ordine, ma anche a malintenzionati esterni, compromettendo così la privacy e la sicurezza di tutti gli utenti.

Quindi ha fatto bene a non concederlo?

Va detto che, anche se fosse tecnicamente possibile, cosa che non è, ciò renderebbe Telegram completamente insicuro. Un'alternativa più plausibile potrebbe essere quella di implementare un sistema simile a quello adottato da altre piattaforme social, dove si facilita la collaborazione con le forze dell'ordine attraverso canali ufficiali, per esempio fornendo dati come indirizzi IP o numeri di telefono di utenti che utilizzano la piattaforma per scopi illeciti. Tuttavia, questo è ben diverso dal consegnare le chiavi di decrittazione che aprirebbero tutte le conversazioni degli utenti.

Orlowski, ci ricorda inoltre due fatti legati a Telegram e Durov: la postura riguardo le questioni di Euromaidan e l’interesse di un altra agenzia di sicurezza, l’FBI americana...

Faccio presente che gli Stati Uniti con Fbi hanno tentato di corrompere un programmatore di Telegram per ottenere accesso alla piattaforma e ai dati degli utenti, il che evidenzia l'importanza cruciale del controllo delle comunicazioni in un contesto geopolitico complesso. In Russia, il sistema di sorveglianza SORM III consente già al governo di monitorare gran parte delle comunicazioni dei cittadini, ma Telegram rimane una delle poche piattaforme al di fuori del loro controllo diretto. Per quanto riguarda il caso di Pavel Durov, voglio ricordare e ancora lo ringrazio per quello che fece, quando il governo russo durante le proteste di EuroMaidan in Ucraina nel 2014 chiesero a VK di fornire i dati personali degli organizzatori delle proteste ucraine e di chiudere le pagine dedicate ai movimenti di opposizione. Durov rifiutò, sostenendo il diritto alla privacy degli utenti e non per motivi politici. Questo rifiuto segnò l'inizio delle crescenti pressioni su di lui, culminate nella sua decisione di lasciare la Russia dopo che le forze governative presero il controllo di VK, costringendolo a cedere le sue quote e abbandonare il paese.

Quindi al Cremlino e alla Lubjanka cosa faranno con Telegram?

In merito alla questione della cancellazione dei contenuti su Telegram, non sembra essere la strategia primaria del Cremlino. La Russia, avendo già acquisito con successo il controllo di VK, ha ripetutamente cercato di ottenere la cooperazione di Durov anche per Telegram. Tuttavia, Durov ha resistito, continuando a proteggere la privacy dei suoi utenti, come dimostrato durante la crisi di EuroMaidan. Alla luce di ciò, è più probabile che il Cremlino abbia cercato di convincere Durov a collaborare piuttosto che ordinare la cancellazione di contenuti. Tuttavia, questo arresto o “collaborazione” rappresenta una frustrazione per le autorità russe, che potrebbero temere che le informazioni sensibili possano cadere nelle mani delle autorità francesi e delle intelligence occidentali.

In ultima battuta e dal suo punto di vista di esperto di cyber propaganda, è convinto che una “violazione o censura” di Telegram possa condizionare la percezione degli attuali conflitti armati viziando le informazioni che in questi anni abbiamo ricevuto attraverso questo canale? E se sì, in che modo..

Non si tratta di voler applicare censura, ma piuttosto di far rispettare la legge. Telegram, pur essendo una piattaforma globale, non può considerarsi una "nazione a parte" al di sopra delle leggi nazionali. Se un cittadino commette un reato su Telegram ed è residente in Italia, deve rispondere alla giustizia italiana, come avviene per qualsiasi altra attività illegale. L'arresto di Pavel Durov ha riacceso il dibattito su questo tema, evidenziando che la piattaforma non è esente dalle normative legali dei paesi in cui opera. Paradossalmente, questa vicenda ha avuto un effetto positivo sulla notorietà di Telegram.

Cioè?

Nei giorni successivi all'arresto, Telegram è balzata al quarto posto tra le app più scaricate negli Stati Uniti, con un notevole incremento del traffico. I dati più recenti mostrano che l'app ha raggiunto i 120 milioni di utenti attivi mensili negli Stati Uniti, con un aumento del 30% rispetto all'anno precedente. Questo aumento di visibilità ha rafforzato la posizione di Durov, la cui fortuna personale è stimata a oltre 11 miliardi di dollari. Piuttosto che danneggiare l'immagine della piattaforma, l'arresto ha contribuito a trasformare Telegram da un servizio di nicchia, percepito da alcuni come un rifugio per attività illecite, in un vero e proprio social network di fama internazionale, paragonabile a giganti come Elon Musk e Mark Zuckerberg. Non ci sarà alcuna censura su Telegram, piuttosto si tratta di garantire il rispetto delle leggi e dei diritti dei cittadini a informarsi attraverso fonti affidabili, piuttosto che tramite individui o organizzazioni che diffondono notizie false. È importante accedere a informazioni verificate e credibili.

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