Per l’omicidio di Sharon Verzeni, nelle ore scorse, è stato fermato un uomo. Si tratta di un 31enne italiano, ed è la persona che appare nei filmati registrati dalle telecamere di sorveglianza mentre, in bicicletta, si allontanava velocemente dal luogo dell'omicidio. Può davvero essere lui l'assassino? In queste ore avrebbe confessato di essere lui l'autore materiale del delitto. Moussa Sangare, italiano di origine familiare del Mali, residente a Suisio, in provincia di Bergamo. Sanagare ha confessato di aver ucciso Verzeni: "Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo, l'ho vista e l'ho uccisa". E non avrebbe alcun legame con la vittima. Intanto le piste e le ipotesi prese in considerazione sono molte. Ad esempio in Italia di serial killer si è sempre parlato poco e male, e quasi sempre in assonanza con il Mostro di Firenze. Questo al contrario degli Stati Uniti, dove il fenomeno degli assassini seriali è un qualcosa di conosciuto e assorbito dalla società. È possibile che Yara Gambirasio, uccisa a soli tredici anni non molto lontano da Terno d’Isola (luogo dell'omicidio di Sharon) nel 2010, insieme ad altre donne morte tra il 2010 e il 2016 in circostanze misteriose, alcune accoltellate, siano state uccise dalla stessa mano? Che sia anche quella di una setta esoterica. A ipotizzare questa pista, che potrebbe collegarsi anche all’omicidio di Sharon Verzeni, il criminologo e giornalista Michel Emi Maritato: “L’uccisione di Sharon Verzeni, che finora fatica a trovare una pista chiara, riporta ad altri fatti avvenuti nelle zone del bergamasco. La cronaca nera non può escludere nessuna pista e ricordare le vittime come la giovane Yara Gambirasio”.
Non solo Yara. Per poter parlare di serial killer bisogna essere in presenza di almeno tre omicidi, commessi tutti dalla stessa mano: “Sarbjit Kaur scomparsa sempre nel 2010 all’età di 21 anni, il 24 dicembre e rinvenuta cadavere nel greto del fiume Serio a Cologno, il 30 dicembre dello stesso anno. Morta per annegamento il cui caso fu archiviato come ‘suicidio'. Sei anni dopo, poi, il 20 dicembre del 2016, nell’androne del palazzo in cui abitava, viene ritrovata morta Daniela Roveri, una donna di 48 anni, dirigente alla Icra di San Paolo D’Argon. Viene ammazzata con un’unica coltellata alla gola, dopo essere stata presa di spalle dal suo aguzzino. Nessuna possibilità di chiedere aiuto, di difendersi, di sopravvivere. Mille piste seguite, ma nessun colpevole identificato”. E ancora: “Sempre nello stesso anno, nella notte tra il 26 e il 27 agosto, in una villa di Seriate (Bergamo), una professoressa di 63 anni, Gianna Del Gaudio, viene rinvenuta morta, uccisa a coltellate. La procura di Bergamo, ad oggi, ha identificato, come unico indagato il marito della donna, Antonio Tizzani, che più volte avrebbe fornito l’identikit dell’assassino: “Un uomo relativamente giovane che era incappucciato”. Questa la tesi di Maritato: “La mano che ha ucciso queste donne è una sola, che parte da Yara Gambirasio e continua fino ad arrivare alla povera Verzeni. Da approfondire se legate da una setta magari esoterica”. Potrebbe davvero essere questa la pista giusta?