Nulla di peggio per il nuovo governo che un aumento del costo della benzina. Soprattutto se le opposizioni non fanno altro che parlare delle responsabilità dell'esecutivo, che ha scelto di non prorogare gli sconti sulle accise: non ne sono intervenute di nuove, ma sono tornate in vigore quelle sospese. Ma non basta, visto che proprio sui tagli alle accise Giorgia Meloni e Matteo Salvini hanno costruito parte della loro propaganda politica. Comunque, per il momento, senza le risorse da destinare al tamponamento dei rialzi, ci saranno dei controlli da parte della Guardia di finanza, che dovranno monitorare gli aumenti, in collaborazione con il Garante per la sorveglianza dei prezzi, Benedetto Mineo. Le prime indagini sono state chieste dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti settimane fa e, a breve, verranno resi pubblici i risultati. Anche al Garante il ministro dello Sviluppo economico, Adolfo Urso, ha chiesto una segnalazione delle anomalie, o meglio trovare un altro responsabile a cui addossare la colpa che non sia il governo.
Un membro dell'esecutivo, in anonimato, sostiene che: “Saranno i meno abbienti a subire il danno più alto, perché per i ricchi non è certo un problema pagare cinque o dieci euro in più alla pompa di benzina. Non solo. I rialzi finiranno per intaccare anche altri settori, come quello degli autotrasportatori o dei taxi. Nel medio periodo rischia di essere una zavorra pesante per la nostra economia”. Contemporaneamente il ministero dell'Economia e Palazzo Chigi proseguiranno nel monitorare il possibile effetto benefico dei 21 miliardi destinati a contrastare il caro bollette.