«Era meravigliosa, bellissima, straordinaria», l’ha scritto su Truth Social, la piattaforma mediatica di destra creata da Donald Trump dopo aver lasciato la Casa Bianca, per annunciare la morte della prima moglie Ivana Trump. Era mia amica, da tanti tanti anni, aveva solo 73 anni, ma forse è morta come voleva lei: dopo un pranzo al ristorante preferito sotto casa, all'Altesi Restaurant, cucina italiana (dopo due anni in cui, terrorizzata dal Covid, aveva vissuto quasi in clausura), a New York: dopo aver fatto quattro chiacchiere con la proprietaria del ristorante, è salita nella sua palazzina, e si preparava ad uscire per andare dal parrucchiere, sotto l’aspettava l’autista, in casa non c’era nessuno, Doroty, la sua assistente la chiamava, hanno chiamato i pompieri, sfondata la porta ed era sulle scale, forse caduta, il suo cagnolino le si era accoccolato accanto, come un ultimo atto d’amore per la sua padrona. Un arresto cardiaco. Appena ho saputo la notizia ho pensato: troppe follie, troppe ansie, troppe feste e troppi brindisi, e un carattere difficile, difficilissimo. Ma mi dicono invece che stesse bene, molto controllata, solo un po’ stanca.
Per anni ci siamo anche visti regolarmente, in spiaggia, la sera, soprattutto quando era sposata con Rossano Rubicondi, mio amico. Ma con la pandemia il suo mondo se ne era andato: niente feste, niente viaggi, poi la botta, la morte di Rossano, per un melanoma. Lei, che litigava tantissimo con lui, non l’ha abbandonato anche se erano divorziati da anni, l’ha aiutato, gli ha dato una casa, anche se non lo aveva voluto riprendere nella sua palazzina di New York («Troppo irregolare, non ha orari»). Certo non aveva gettato la spugna, tanto che aveva deciso di andare dalla parrucchiere per la tinta per partire poi dopo poche ore per Saint Tropez, dove aveva un appartamento (niente di abbagliante) sopra la boutique di Dior, nella città vecchia ed Eva, la sua cameriera, aveva già sistemato la casa) e Paolo Chiparo, amico e suo agente italiano, aveva in programma qualche serata in Italia tra cui un’ospitata al Twiga di Forte dei Marmi e un salto alla festa di Fawaz Gruosi in Sardegna. A Saint Tropez Massimo Gargia, suo e mio amico, aveva organizzato una cena con lei proprio per sabato.
Di certo la morte di Rossano ha influito molto, lui era il suo legame con la vita, nel bene come nel male. E poi c’erano i figli. «Il suo orgoglio e la sua gioia erano i tre figli, Donald Jr., Ivanka, and Eric. Riposi in pace!», ha scritto Trump ricordando la fuga di Ivana oltre la cortina di ferro: «Era scappata dal comunismo e abbracciato questo Paese. Ha insegnato ai suoi figli la grinta e la durezza, la determinazione e la compassione». Ivana lo aveva sposato in seconde nozze: il primo marito, Alfred Winklmayr, era un maestro di sci che lei avrebbe impalmato per ottenere la cittadinanza dell'Austria e abbandonare la Cecoslovacchia.
Donald le deve molto: lui veniva dal quartiere dei Queens, pur essendo nato in una casa di 23 stanze, era visto dagli altri borghesi come un parvenue e lui ne soffriva. Lei invece era una parvenue e non se ne faceva un problema, e a chi parlando di lei ricordava le sue origini («Ha ancora la terra sotto le unghie», diceva la moglie dell’ambasciatore americano a Roma) rispondeva indossando il più grosso solitario che potesse comprare: «Meglio essere invidiate che compatite».
ll divorzio da Trump l’aveva resa un’eroina (lui l’aveva tradita platealmente) per il "club delle prime mogli" (aveva tra l'altro avuto un cameo nell’omonimo film del 1996 dove divenne celebre la sua battuta «Non prendetevela, prendetevi tutto»). Non si prese tutto, ma almeno 100 milioni di dollari che Trump continuò ad amministarle protettivo, aprì un canale di vendite di abiti, creme, profumi, si comprò la casa di Saint Tropez e nominò Massimo Gargia, globe trotter amico dei vip, il suo ambasciatore. Aveva conosciuto l’immobiliarista Riccardo Mazzucchelli, ma il matrimonio fallì dopo due anni. Ebbe una storia, non so fino a che punto vera, con conte Roffredo Gaetani, titolare della concessionaria Ferrari a Lond Island, morto in un incidente stradale nel 2005.
Poi Massimo Gargia le presentò Rossano Rubicondi che aveva conosciuto quando faceva il commesso da Versace a Londra per imparare l’inglese. Rimasero insieme dodici anni, tra feste, viaggi, case, grandi brindisi (mi colpiva quando veniva in spiaggia a Saint Tropez, a me portavano subito l’acqua a lei un bicchierone con una piscine (grande bicchiere con tanto ghiaccio) di champagne Cristial rosè. E con lui tante, tante litigate, ma era passione ed era un bene autentico quanto rumoroso.
Stranamente la loro storia finì proprio con il loro matrimonio durato appena tre giorni: lui s’era innamorato di una certa Milu Vimo, cubana, tre figli, e Simona Ventura che l’aveva conosciuto a Miami gli propose di fare l’Isola dei famosi con Belen. Furente perché Donald gli aveva fatto firmare per proteggere il capitale di Ivana un contratto matrimoniale «grande quanto un’enciclopedia», Rossano se ne andò dopo tre giorni. Divorziarono, ma non si sono mai lasciati veramente, sempre uniti, sempre battaglieri, come li abbiamo visti più volte in tv (portati da Chiparo) da Barbara d’Urso.
Proprio Paolo Chiparo ha scritto: «Buon viaggio, Ivana, finalmente ti ricongiungerai con colui che ha colorato la tua vita in ogni momento, Rossano, e al di là di tutto e di tutti ora nessuno vi potrà più separare». È lo stesso mio pensiero. Cara Ivana, caro Rossano, prevedo che in Paradiso farete ancora un gran baccano tra musiche e brindisi. Divertitevi.