«Guardiamo con interesse alle vostre proposte per risolvere la crisi in Ucraina». Parola di Vladimir Putin, che ha ufficialmente aperto alla proposta di mediazione cinese nel conflitto ucraino seduto a fianco del presidente Xi Jinping, in queste ore in visita ufficiale a Mosca. Il presidente russo ha ribadito che la Federazione Russa è «aperta a negoziati». L’occidente a guida statunitense ha immediatamente respinto l’iniziativa, con il segretario di Stato americano Antony Blinken che ha affermato che «il mondo non dovrebbe lasciarsi ingannare» da un potenziale piano di pace sino-russo per l'Ucraina che «congela» il territorio «sequestrato dalle forze russe». Nelle stesse ore Blinken annunciava un ulteriore pacchetto di 350 milioni di dollari in assistenza militare: pacchetto che include « munizioni per HIMARS e obici forniti dagli Stati Uniti che l'Ucraina sta usando per difendersi, così come munizioni per veicoli da combattimento della fanteria Bradley, missili HARM, armi anticarro, e altre attrezzature». Zelensky ha immediatamente ringraziato Washington per il supporto, ma sarà sufficiente per gli ambiziosi obiettivi strategici di Kiev? Per cacciare i russi dal Donbass nella tanto declamata offensiva in primavera - sempre che si concretizzi, un’offensiva - e dalla Crimea? E se, invece, Zelensky fosse costretto ad «accettare» l’intermediazione cinese? Entrambi gli eserciti sembrano due pugili suonati in questa devastante guerra di logoramento. Quanto può durare, ancora?
Nei giorni scorsi, secondo quanto riportato in esclusiva da Asia Times, si è svolta una conferenza segreta a cui hanno partecipato ex funzionari, diplomatici e militari delle passate amministrazioni Usa, da Ronald Reagan a Donald Trump. Una riunione nella quale regnava il pessimismo rispetto a una possibile vittoria dell’Ucraina sulla Russia. Secondo uno dei presenti, infatti, a corto di personale addestrato e munizioni, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky potrebbe prendere in considerazione il piano cinese, soprattutto dopo la riuscita mediazione di Pechino nella disputa Iran-Arabia Saudita. Dopotutto, nessuno in occidente si sarebbe aspettato che la riapertura delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi del Golfo si sarebbe realizzata grazie all’intermediazione cinese. Al fine di evitare questa prospettiva, la stragrande maggioranza degli ex funzionari Usa ha proposto di continuare a fornire Kiev di armi statunitensi. Uno dei presenti, stando all’articolo pubblicato da Asia Times, ha inoltre proposto la formazione di una «legione straniera» di combattenti provenienti da altri Paesi per integrare l’esercito ucraino sempre più a corto di personale esperto.
Dall’incontro segreto emergono anche alcuni retroscena piuttosto interessanti sullo stato attuale delle forze ucraine. L'intero esercito che la Nato ha addestrato tra il 2014 e il 2022 in preparazione di un attacco russo sarebbe fuori gioco e ora le reclute vengono lanciate in battaglia con sole tre settimane di addestramento. Questo non significa, naturalmente, che l’Ucraina rimarrà a breve senza soldati ma che la qualità delle sue forze armate è drasticamente peggiorata. Secondo gli ex funzionari Usa, i soldati ucraini morti o gravemente feriti sarebbero almeno 120.000 contro i 150.000-200.000 russi. Le stime degli altri ex funzionari ed esperti presenti sono leggermente più alte per l'Ucraina, ma la conclusione strategica rimane la medesima: con un esercito molto più numeroso, la Russia vincerà, prima o poi, la guerra di logoramento. Questo è in linea con quanto riportato la scorsa settimana dal Washington Post, secondo il quale «la qualità delle forze ucraine è stata degradata da un anno di perdite, l'umore delle truppe in prima linea è cupo, alcuni funzionari ucraini mettono in dubbio la prontezza di Kiev nell'organizzare la controffensiva di primavera». Asia Times osserva inoltre che l'attesa offensiva della primavera ucraina è una delle manovre più attese nella storia militare e la Russia ha avuto tutto il tempo per preparare posizioni difensive. Secondo un esperto, l'Ucraina avrebbe bisogno di 650 moderni carri armati principali e 1.000 veicoli corazzati per fare la differenza. Cifre improponibili. Gli Stati Uniti hanno annunciato l’invio di 31 dei loro carri armati Abrams, il Regno Unito di 14 carri armati Challenger 2 e la Germania di 14 carri armati Leopards 2. La Polonia ha donato all'Ucraina, o si è impegnata a donare, non meno di 330 carri armati (vecchi T-72M1). Tutto questo potrebbe non bastare: e allora l’unica soluzione potrebbe a quel punto essere l’intermediazione di Pechino, che significherebbe però una sconfitta diplomatica umiliante per Washington e un’ulteriore conferma che l’occidente a guida Usa non è più il centro del mondo.