La domanda di questi giorni sulla guerra in Ucraina è: cosa sappiamo davvero degli attacchi con i droni in territorio russo? Andiamo con ordine. Nella giornata di lunedì 27 febbraio, una serie di attacchi condotti con alcuni droni - che le autorità russe hanno attribuito all'Ucraina - avrebbero preso di mira aree nella Federazione Russa meridionale e occidentale. Come riportato dall’Associated Press, quattro piccoli droni avrebbero colpito la città di Belgorod, incluso uno che, secondo quanto riferito, sarebbe volato contro la finestra di un appartamento. Un altro aeromobile a pilotaggio remoto è stato abbattuto nella giornata di martedì 28 febbraio sopra la vicina regione di Bryansk, nella Russia occidentale, secondo quanto ripotato dai funzionari locali, mentre nelle stesse ore l’ennesimo drone avrebbe colpito una raffineria di petrolio nel porto meridionale di Tuapse, nella regione russa di Krasnodar.
E non è finita qui. Secondo le prime ricostruzioni, un enorme Tu-141 Strizh di fabbricazione sovietica sarebbe caduto in un campo nella vicina regione di Adygea, danneggiando un fabbricato mentre un altro drone si è sarebbe diretto ai margini di una foresta vicino a una stazione di compressione del gas vicino al villaggio di Gubastovo, a meno di 100 chilometri (60 miglia) a sud-est di Mosca.
I rapporti russi hanno identificato il drone caduto vicino a Gubastovo come un UJ-22, un piccolo drone da ricognizione di fabbricazione ucraina che può trasportare anche circa 20 chilogrammi (44 libbre) di esplosivo e ha un raggio di volo autonomo fino a 800 chilometri (circa 500 miglia). I funzionari ucraini non hanno rivendicato la responsabilità di nessuno degli attacchi. Sebbene i danni siano stati lievi, e siano sostanzialmente irrilevanti sul piano tattico-militare, questi attacchi hanno un rilevante peso politico. Ne parliamo con Amedeo Maddaluno, saggista e consulente geopolitico indipendente, autore di Geopolitica. Storia di un’ideologia (2019, GoWare), La Guerra fredda non è mai finita. Geopolitica e strategia dopo il secolo americano scritto con Stefano Cavedagna e Andrea Farhat (GoWare, 2018) e Afghanistan: il ritorno dei talebani. Che cosa è successo nel cuore dell’Asia (GoWare, 2021).
Amedeo, cosa sappiamo di questi attacchi?
’s, che è una base situata all’interno del territorio russo. Attacchi perlopiù fatti con droni ucraini, modelli degli anni ’70 e ’80, roba che lo Spiegel li ha definiti ‘pezzi da museo’. Per quanto concerne gli attacchi recenti, gli osservatori parlano di qualcosa di diverso. EngelLa stampa li presenta, spesso, come attacchi condotti dal territorio ucraino, come quelli contro la base
Cioè?
Come ha fatto la stampa a sapere con tanta certezza che gli attacchi contro Engel’s vennero fatti con droni sovietici? Oggi si tende ad andare un po’ oltre e a dare adito all’ipotesi che si tratti di droni un po’ più leggeri.
Ma chi avrebbe condotto questi attacchi?
Sarebbero operati da infiltrati ucraini o dal movimento tellurico, sotterraneo, dell’opposizione russa a Putin. Qui ci sono più chiavi di lettura. Forse chi ha parlato di droni provenienti dall’Ucraina lo ha fatto per coprire e non esporre al rischio l’opposizione russa o gli infiltrati speciali ucraini nel territorio russo.
Quale potrebbe essere l’ipotesi più plausibile?
Vediamo una saldatura nell’agenda dell’opposizione russa e bielorussa con gli ucraini, il che significa che questi tre fronti stanno facendo fronte comune. L’idea è che la guerra in Ucraina è la guerra di Putin, per fermarla bisogna sconfiggerlo e far sentire il governo russo insicuro sul proprio territorio ma sopratutto bisogna sconfiggere la Russia per fermare Putin. Quindi separare il presidente russo dal popolo. Questo è l’obiettivo politico di questi attacchi.
In che senso, obiettivo politico?
Perché la rilevanza militare è scarsa. Il punto è che questi attacchi servono a fare guerra psicologica e a far sentire insicuro il governo russo e far capire ai russi che la guerra può arrivare nelle loro case e che Putin non è in grado di proteggerli. Quindi una guerra psicologica a tutto campo.
E poi? Cos’altro?
Soprattutto, servono a segnalare che un’opposizione sul territorio è presente. Che poi questo riesca nel suo intento è tutto un altro discorso. Sicuramente mostra ai russi che il governo non è onnipotente e che la polizia segreta, l’FSB, non riesce a presidiare, metro per metro, tutta l’immensa frontiera russa, perché è impossibile. Aumenta questo senso di insicurezza dei russi, che può creare un certo disincanto verso Putin, ma dall’altra può avere un effetto opposto.
Raccontaci.
Paradossalmente può stringere l’opinione pubblica ancora di più attorno al governo. È molto più rilevante secondo me non quanti attacchi droni abbiano successo ma che i russi abbiano posizionato da settimane sistemi di contraerea sui palazzi di Mosca. Come mai quest’ammissione di debolezza? Come mai questa voglia di far sentire il popolo insicuro?
Putin ammette di essere debole in casa? Che senso ha?
Perché, eterogenesi dei fini, può raccogliere questi attacchi sul territorio russo ai fini di propaganda. E dire alla propria opinione pubblica: vedete, siamo in guerra, ci siamo tutti, ci sei anche tu della buona borghesia moscovita. È una guerra esistenziale.
Ma quindi è probabile un attacco su Mosca?
Le fotografie, in luoghi diversi, di sistemi antimissile “leggeri” per uso antidrone posizionati sui tetti di Mosca li ho visti anche io. Addirittura persone a Mosca mi hanno chiesto qual è l’effettivo rischio. Allora: se gli ucraini e l’opposizione russa non sono folli, non faranno mai un attacco dentro la capitale russa che possa provocare vittime civili. Non semineranno questo tipo di odio. Di questo ne sono abbastanza sicuro perché gli ucraini hanno dietro gli americani e ormai questo è noto. Non rischieranno l’effetto bombe cecene sotto i palazzi di Mosca che invece segnarono l’ascesa di Putin al potere nel ’98-’99. Non dovrebbero commettere questo errore.
Cosa farà Putin?
Putin andrà avanti nella propria strategia di compattare il popolo russo in una guerra esistenziale, esattamente come l’opposizione russa andrà avanti nella propria strategia, prendendosi questo spazio di guerriglia clandestino. Dall’altra parte gli ucraini continueranno con la loro strategia volta a mostrare il presidente russo debole anche in casa. Queste tre strategie paradossalmente potrebbero rivelarsi sinergiche per eterogenesi dei fini. La cosa più importante di questi attacchi droni è il dato politico della guerra, non quello tattico-militare. Da quel punto di vista non sposta nulla.