«Non c'è dubbio che la stanchezza dell'Ucraina stia iniziando ad avere un impatto sulla comunità di Washington. Non è solo una questione di soldi. È il riconoscimento che il potere di combattimento russo diventa più forte ogni giorno che passa mentre quello ucraino s’indebolisce». No, a parlare a Mow non è il professor Alessandro Orsini e nemmeno un emissario del Cremlino, ma il Colonnello Douglas Macgregor, veterano dell'esercito degli Stati Uniti d’America, proposto nel 2020 dall’ex presidente Donald Trump come Ambasciatore Usa in Germania (nomina che poi fu bloccata in Senato dai democratici). Il Colonnello, ora opinionista per Fox News, commenta le dichiarazioni del Capo di Stato maggiore americano, Mark Milley, secondo il quale «le probabilità che una vittoria militare ucraina – intesa come l'espulsione dei russi da tutta l'Ucraina ivi compresa la Crimea – accada presto non è alta, militarmente». Parole suffragate da una recente inchiesta del New York Times, secondo la quale, dopo quasi dieci mesi di conflitto in Ucraina, gli aiuti bellici da parte di Stati Uniti e alleati della Nato potrebbero essere arrivati al limite, e da un report esclusivo di Foreign Policy che sottolinea come le armi donate dall’occidente a Kiev non siano più sufficienti per consentire una vittoria dell’Ucraina.
«Milley – spiega il colonnello Macgregor – ha fatto trapelare il suo consiglio al presidente al New York Times perché è profondamente preoccupato che l'inevitabile collasso ucraino sotto il peso delle prossime offensive invernali della Russia si tradurrà in pressioni su Washington per impegnare le forze di terra statunitensi ad agire nell'Ucraina occidentale». Tuttavia, osserva Macgregor, «le forze di terra americane non sono preparate a una simile eventualità e Milley lo sa. Rivela quanto Milley sia timoroso di ciò che il presidente Biden potrebbe chiedere alle forze statunitensi in Europa in futuro». Tutto questo accade mentre il ministro della Difesa ucraino, Oleksii Reznikov, ha lanciato l’allarme circa una nuova possibile grande offensiva in Ucraina da parte della Russia all’inizio del 2023. Secondo Reznikov, infatti, sebbene Kiev sia ora in grado di difendersi con successo dagli attacchi missilistici russi, starebbero emergendo prove del fatto che il Cremlino stia preparando una nuova ampia offensiva. Nel mentre, i bombardamenti russi sulle infrastrutture ucraine sono, secondo Macgregor, potenzialmente letali per Kiev: «Il danno alla rete elettrica e alla distribuzione del carburante in Ucraina è fatale» sottolinea.
Il Colonnello esclude tuttavia l’ipotesi che il presidente russo Vladimir Putin possa impiegare una testata atomica: «Il presidente Putin non ha la necessità di impiegare armi nucleari in un conflitto che la Russia sta chiaramente vincendo e che terminerà prima, piuttosto che dopo, attraverso un'azione militare offensiva. È solo in Occidente – accusa – dove alle persone vengono sistematicamente fornite informazioni fuorvianti e false sul vero stato delle cose in Ucraina, che qualcuno pensa che il presidente Putin farebbe una cosa del genere». Ancor più sprezzante il suo giudizio sulla decisione del Parlamento europeo di designare la Russia «stato sponsor del terrorismo»: «Queste azioni offensive combinate con le sanzioni rendono quasi impossibile un risultato ragionevole. Innanzitutto, c'è una perdita di fiducia. L'ammissione da parte della Merkel – la quale ha affermato, in una recente intervista, che tutti sapevano si trattasse di un conflitto congelato, che il problema non era stato risolto, ma è stato proprio questo a far guadagnare tempo prezioso all’Ucraina – ha semplicemente rafforzato la percezione a Mosca che non ci si possa fidare di nessuna delle attuali élite politiche dell'Europa occidentale o americana. In secondo luogo, perché Mosca dovrebbe prendersi la briga di ascoltare ciò che dicono Washington o i suoi più stretti alleati?».