A Vittorio Feltri, è noto, il gusto di provocare non manca. Oggi in un fondo su Libero, di cui è direttore editoriale, condanna senza mezzi termini l’ultima “moda” che l’Europa “vuole infliggere a tutti i costi, ma proprio a tutti, specialmente economici”: l’auto elettrica. Secondo il giornalista, fresco consigliere regionale di Fratelli d’Italia in Lombardia, sarebbe diventata addirittura “un incubo” che costringe anche la “gente intelligente” a dar retta a “balle”, quali quelle secondo cui “il motore a scoppio sia produttore di inquinamento dell’atmosfera”. Per Feltri, nulla di più falso. E la prova del fatto che “le macchine tradizionali, che siano alimentate dalla benzina e dal gasolio, non sono assolutamente dannose sotto il profilo ecologico” la fornirebbe Milano. Quando, infatti, il sindaco Beppe Sala (centrosinistra) “dispone, non si sa perché, il blocco del traffico cittadino quotidiano, lasciando le strade al dominio delle biciclette e dei monopattini, lo smog anziché diminuire aumenta”.
Feltri prefigura uno scenario tragico per il prossimo futuro: la maggior parte dei cittadini, di qualunque reddito, saranno costretti “tra qualche anno a sostituire il loro glorioso mezzo di trasporto rombante e innocuo con delle carrette a propulsione di energia prodotta dall’Enel”. Sarà “una catastrofe”, perché le colonnine di rifornimento delle vetture elettriche sono “in numero esiguo” e pure lente (“ci mettono venti minuti”). “Lentamente”, prevede Feltri, “andremo incontro a disagi micidiali”. Meglio guardare con nostalgia al passato, allora, dandosi all’“elogio delle nostre attuali automobili” ma soprattutto di quelle “antiche”. Bei tempi, quando si circolava in Balilla (negli ‘anni 30) e successivamente, con il boom, quando la Fiat fabbricava “di tutto e di più “cominciando a motorizzare il nostro paese che stava riprendendosi dalla Guerra mondiale”. Quanto era bella la Topolino, “utilitaria a due portiere e a due posti”, un “successo straripante”. Una, conclude Feltri in vena di amarcord, l’acquistò anche lui, evitandogli di prendere il “tram e gli autobus, decisamente più scomodi di quelli attuali”.