“Mi chiamo Luigi Alfredo Ricciardi, e sono commissario di polizia della regia questura di Napoli”. Con queste parole, nel gennaio 2021, il personaggio del commissario Ricciardi usciva dalle pagine dei libri di Maurizio De Giovanni per entrare nel piccolo schermo, con il volto di Lino Guanciale. Oggi, a poco più di due anni di distanza, siamo a un passo dalla puntata conclusiva della seconda stagione. Ma facciamo un passo indietro. Ci troviamo nella Napoli dei primi anni 30, in pieno regime fascista, immersi nelle intricate indagini di polizia condotte dal commissario, che custodisce un orribile segreto. Segreto che non osa confidare a nessuno. Un’eredità scomoda, ricevuta da sua madre, quella di riuscire a sentire le ultime parole pronunciate o pensate da chi ha la sfortuna di morire di morte violenta. Apparizioni evanescenti, che si manifestano nel luogo in cui è avvenuto il decesso e che, nella maggior parte dei casi, aiutano Ricciardi a risolvere il caso. Apparizioni che il personaggio considera una vera e propria maledizione che desidera termini con lui, motivo per cui si impone la solitudine, mantenendo sempre una certa distanza dalla donna che ama, a discapito della sua stessa felicità. Chi scrive ha letto tutti i libri con protagonista il commissario prima della messa in onda della serie, affrontando la visione degli episodi con la consapevolezza del ritmo lento del racconto, e che per entrare nel vivo della storia sarebbe stato necessario attendere un po’. Ma il vivo della storia, dopo 10 episodi, ancora non è arrivato. Infondo chi ha abbandonato la visione dopo la prima puntata va compreso, anche perché l'inizio non è stato dei più scoppiettanti. Eppure, una seconda occasione non si nega a nessuno, commissario Ricciardi incluso, almeno per quanto riguarda la prima stagione, sempre vedendola in un'ottica complessiva. Motivo? La regia di Alessandro D’Alatri, che è riuscito a ricreare e trasmettere l'atmosfera degli anni 30 di una Napoli inedita alla tv, insieme alla cupezza d'animo che accompagna Luigi Alfredo Ricciardi ad ogni passo. La Rai non lo ha confermato alla guida della seconda stagione, e la sua firma un po' dark non è un dettaglio che è passato inosservato.
Nonostante l’interpretazione degna di nota da parte di Lino Guanciale, che si è calato in modo magistrale nel ruolo dell’ombroso commissario, lo spettatore fa fatica a seguire l’episodio dall’inizio alla fine. La trasposizione televisiva rende il racconto poco accattivante, forse perché Ricciardi è più a suo agio tra le pagine di un libro che in tv. Una seconda stagione sottotono e, omicidi da risolvere a parte, chi guarda la serie ormai si chiede soltanto una cosa: come si evolverà la storia d'amore tra il commissario Ricciardi e la sua amata Enrica (interpretata da Maria Vera Ratti)? Chi ha letto i libri conosce già il finale, ma non è detto che sia lo stesso anche nella serie. Non sarebbe la prima volta che un’opera letteraria viene strapazzata per adattarla al piccolo o grande schermo, anche se in questo caso un finale diverso potrebbe maggiormente andare incontro all’interesse dello spettatore. Lieto fine o meno a parte, ancora non si sa se la terza e quarta stagione verranno confermate. Qualora venissero trasmesse, potremmo scoprire come prosegue la storia d'amore tra i due protagonisti, perché difficilmente con la conclusione della seconda stagione si assisterà a una risoluzione. Ma ne varrebbe davvero la pena? Continuare a scomodare dei romanzi che perdono di fascino se adattati alla televisione? C'era davvero bisogno di questa ennesima trasposizione? Dati auditel alla mano la serie naviga intorno al 20% di share, non male ma comunque lontano dalle aspettative iniziali, soprattutto considerando il cast che compone la serie. Torneremo a vedere il commissario Ricciardi in tv? Nell'attesa non ci resta che scoprire come stasera finirà la seconda stagione, anche se non promette chissà che.