A quanto pare gli “investimenti” nel settore dei carburanti stanno attirando sempre più l’attenzione della criminalità organizzata, quale modo per ripulire denaro e guadagnarne dell’altro. Gli inquirenti, con i carabinieri che hanno condotto una operazione contro la camorra napoletana, stimano che questo flusso di ricchezza che si muove al di fuori delle maglie dello Stato possa ammontare a 15 miliardi all’anno, di cui un paio non versati nelle casse del Fisco.
Gli investigatori ritengono che ogni anno i clan riescano a muovere 300 milioni di litri di benzina e 3.000 litri di gasolio, ricavando illecitamente anche e soprattutto dall’evasione su Iva e accise, come aveva ipotizzato anche Roberto Saviano.
C’è la convinzione che il contrabbando di petrolio in Italia sia molto diffuso: il petrolio verrebbe introdotto nel nostro Paese con un rischio limitato di venire individuato, in virtù di un sistema montato sui camion impiegati per il trasporto: un sistema che prevedrebbe l'utilizzo di un pulsante che, in caso di controlli, potrebbe rilasciare un colorante nella cisterna, trasformando almeno all’apparenza il carburante normale in prodotto agricolo (che ha una colorazione diversa).
La maggior parte dei prodotti contrabbandati parrebbe provenire dall'Europa dell'Est, ma anche dall'Africa settentrionale e dal Medio Oriente. Le direttrici principali sarebbero via terra o treno attraverso Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Austria e Slovenia, o via mare da Malta, dove gli idrocarburi sarebbero trasformati in "comunitari", rendendo più difficile la loro identificazione.