È già passato un mese dal femminicidio di Giulia Cecchettin e proprio non possiamo e non dobbiamo smettere di fare rumore. Per Giulia e per tutte le altre che come lei hanno perso la vita per gli “uomini” come Filippo. Filippo Turetta è per noi addetti ai lavori un parassita. Una zecca che vive dell’amore altrui ma senza amare. Come tutti i narcisisti. Poco più che ventenne ha tentato fin dal momento in cui è stato lasciato da Giulia di ritirarla all’interno delle sue sabbie mobili. Una gabbia che non voleva condividere da solo. Quella degli insuccessi così lontani, invece, dall’esistenza dell’ex fidanzata. Era persino andato dallo psicologo come lei gli aveva suggerito. Ma attenzione. Non lo aveva fatto a mio modo di vedere perché realmente intenzionato a capire che cosa non funzionasse nella sua misera esistenza. Non lo aveva fatto per riflettere o cambiare davvero.
Anche quello faceva parte della recita. Una recita che aveva come obiettivo quello di trattenerla in trappola. E purtroppo c’è riuscito. Quindi non è stata di per sé fallimentare la terapia. Ma chi ha fallito è stato lui. Sotto tutti i punti di vista. Lo scorso giovedì 14 dicembre è arrivata dalla Germania la Grande Punto nera. Fino a due giorni fa, lo sappiamo, era stata conservata dalla polizia di Halle. La stessa che aveva ammanettato l'ex studente di ingegneria biomedica lo scorso 19 novembre. La macchina del giovane servirà dunque a chiudere il cerchio di questa terribile storia. Perché proprio al suo interno è scritto il finale della storia. Un finale che purtroppo conosciamo bene, ma tecnicamente indispensabile per dirimere la questione pena. Nei laboratori del Ris di Parma, infatti, attraverso lo studio della distribuzione delle tracce di sangue all'interno della Grande Punto nera Di Filippo Turetta, sarà possibile stabilire l'esatta dinamica dell'omicidio. Ma non solo. Anche la sequenza degli eventi. Dunque, oltre alle modalità, si potrà capire con precisione dove è stata aggredita mortalmente Giulia Cecchettin. Mi spiego. La quantità e la distribuzione delle macchie di sangue già evidenziate con le luci forensi della polizia tedesca indicheranno la gravità delle lesioni subite dalla vittima e il momento in cui sono occorse. Questo potrà essere utile come dicevamo per stabilire la sequenza degli eventi. Il prima, il durante ed il dopo della mattanza compiuta da Turetta. Un attento studio della direzione delle macchie potrà inoltre dare informazioni utilissime sui movimenti della vittima e dell'aggressore all'interno del veicolo. Pertanto, può aiutarci a comprendere se Giulia era in grado di divincolarsi all’interno dell’automobile dopo che è stata colpita la prima volta a pochi metri da casa sua. Fugando ogni dubbio sulla ricostruzione fattuale.
Combinando tutte queste informazioni, gli esperti del Ris di Parma potranno creare quello che noi addetti ai lavori chiamiamo modello generale dell'evento, aiutando così a comprendere come si sia svolto l'omicidio e quali azioni siano state invece compiute successivamente. In soldoni, la Bloodstain Pattern Analysis è dirimente per comprendere con certezza se una prima aggressione è avvenuta già nel parcheggio di Vigonovo a due passi da casa, come confermerebbero le tracce di sangue rinvenute a terra, o sei fendenti sono stati tutti inferti nell'area industriale di Fossò. Tutti gli accertamenti indispensabili per verificare la sussistenza dell'aggravante della crudeltà. Oltre alla veridicità delle parole di Turetta in sede di interrogatorio. Attraverso la Bloodstain Pattern Analysis sarà possibile stabilire se Giulia è stata colpita anche quando si trovava in macchina o se Turetta si è servito solo del mezzo per trasportarla da una scena del crimine ad un’altra. La distribuzione delle macchie di sangue invece non è rilevante per comprendere se Filippo Turetta abbia o meno premeditato l’omicidio. Al contrario degli altri strumenti, se così li possiamo definire, rinvenuti sulla scena del crimine. Chiaramente, infatti, nei laboratori dei Ris di Parma saranno passati al setaccio anche gli oggetti rinvenuti all’interno della Grande Punto Nera: il coltello con la lama da dodici centimetri, cioè l’arma del delitto, il nastro adesivo ed i sacchi neri uguali a quelli ritrovati accanto al luogo dove è stato occultato il cadavere di Giulia. L’auto di Turetta, dunque, sarà il mezzo con cui dimostrare definitivamente la sua disumanità.