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Ecco perché Pierina Paganelli conosceva il suo assassino, che ormai potrebbe avere le ore contate...

  • di Anna Vagli Anna Vagli

9 novembre 2023

Ecco perché Pierina Paganelli conosceva il suo assassino, che ormai potrebbe avere le ore contate...
La donna, uccisa con ventinove coltellate, aveva un profilo vittimilogico a basso rischio, dividendo la sua esistenza tra la famiglia di sangue e quella di culto. Chi le voleva così male da infliggerle tutti quei fendenti? Qualcuno che lei conosceva e che ha simulato un tentativo di violenza sessuale per depistare le indagini...

di Anna Vagli Anna Vagli

Chi ha ucciso nonna Pierina Paganelli, la donna di settantotto anni rinvenuta cadavere dalla nuora lo scorso 3 ottobre a Rimini nel garage del complesso residenziale dove viveva? Se lo stanno chiedendo, oltre alla famiglia, tutti gli appassionati di cronaca nera e anche gli inquirenti. Il condizionale in questi casi è d’obbligo dal momento che nessuno risulta essere indagato. Da profiler sono convinta però che l’assassino debba essere ricercato in via del Ciclamino. Nel luogo, cioè, dove Pierina è stata uccisa. E non solo perché chi l’ha ammazzata ha maldestramente simulato un tentativo di violenza sessuale strappandole il body. Ma anche perché, innanzitutto, dal punto di vista vittimologico, Pierina era una vittima a basso rischio. Non aveva uno stile di vita né condizioni che la esponessero alla possibilità di fare la fine che ha fatto. Dunque, dove sta la verità? Pur procedendo a carico di ignoti è chiaro che il cerchio sembra stringersi sempre più intorno ai quattro: Manuela Bianchi, la nuora, Loris Bianchi, il fratello di Manuela, Valeria Bartolucci, l’amica, e Louis Dassilva, l’amante di Manuela. Sembrano quasi i personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello. Ciascuno alla ricerca di una collocazione spazio-temporale. In tutti i sensi.

Pierina Paganelli
Pierina Paganelli

Dunque, seppur nessuno di loro sia indagato, bene ribadirlo, non è difficile credere che tutti e quattro almeno sappiano più di quanto dichiarato in merito all’omicidio. Come avviene in ogni sodalizio criminale composto da soggetti legati da vincoli relazionali c’è infatti sempre qualcuno che messo alle strette crolla. Ciò perché solitamente, anche se le responsabilità sono suddivise tra più componenti, c’è sempre un anello debole. Un soggetto che ha agito perché manipolato o indotto a farlo. Ed è proprio questo che a mio avviso sperano gli inquirenti attraverso le loro escussione testimoniali. Un passo falso, un “detto non detto”. Un tradimento di chi sa e magari ha taciuto fino ad oggi. Questo è il motivo per cui ritengo che ancora non siano espletate le analisi biologiche. Difatti, gli accertamenti di questo tipo, per disposizione codicistica, devono avvenire previa notifica agli indagati in modo da consentirgli di nominare propri consulenti. Un vicolo senza uscita? Solitamente, quando seguo un caso e voglio venirne a capo, utilizzo un’equazione mutuata dai colleghi americani. “Why+How= Who”. Fino a qualche giorno fa sapevamo il come è stata uccisa Pierina. Ventinove coltellate, solo tre mortali. Un’overkilling. Una eccessiva violenza esercitata rispetto alla necessità di commettere l’omicidio che testimonia una rabbia e un odio incontenibile nei confronti della vittima. Le cose adesso però sono cambiate. Rispetto alla narrazione si sono aggiunti nuovi elementi. Sappiamo infatti che i rapporti tra Loris e Giuliano, il figlio di Pierina, non erano propriamente idilliaci.

La criminologa Anna Vagli
La criminologa Anna Vagli

In più, sappiamo che Valeria, l’amica di Manuela, ha confermato la sussistenza della relazione extra coniugale intrattenuta dal marito con la nuora della settantottenne. Una relazione che, però, i due avevano smentito a più riprese. Perché mentire sul punto? Certo, quando ci sono di mezzo dei minori, come la figlia di Manuela e Giuliano, si cerca e si deve sempre cercare di proteggerli. Ma se subentrano dinamiche come la morte di una persona cara è consigliato dire la verità. Specialmente se si hanno i fari puntati addosso. E non solo quelli dei media. Proprio come in questo caso. Le tessere del puzzle investigativo stanno andando al loro posto? Quel che è innegabile è che ci sono stati alcuni scivoloni. Mi spiego. Secondo quanto ricostruito, a trovare il cadavere della povera Pierina sarebbe stata la nuora. Che, però, non si sarebbe accorta che la donna riversa a terra era la madre di suo marito. Questo è un punto nodale. La salma ancora fresca, gli abiti indossati. È davvero possibile che nell’immediatezza non si sia resa conto di chi fosse? Difficile crederlo. Ma c’è di più. Louis e Manuela hanno negato pubblicamente la loro relazione per poi essere smentiti. Louis, poi, avrebbe consegnato un paio di scarpe diverse rispetto a quelle indossate il giorno antecedente all’omicidio. Coincidenze? Resta il beneficio del dubbio perché nessuno dei soggetti menzionati è stato raggiunto da un provvedimento da parte dell’autorità giudiziaria. Da profiler, però, non posso non dirvi che sulla scena del crimine le coincidenze non esistono. Come ho detto, non è un caso che ancora nessuno risulti indagato. Si cercano elementi che stringano il cerchio per procedere alle analisi genetiche, in particolare gli esami sugli abiti sequestrati a Manuela e Louis. E dunque indizi che consentano l’iscrizione degli indagati nell’apposito registro. Pierina divideva la sua vita tra le due famiglie: quella di sangue e quella del culto. Lo avrete capito. Io non ritengo minimamente che il suo assassino abbia a che fare con i presunti debiti con il fisco del figlio Giuliano. Ritengo, però, che l’aggressione subita da quest’ultimo qualche mese prima che venisse uccisa sua madre, sia collegata all’omicidio. Pierina conosceva il suo assassino. Un assassino che ormai ha le ore contate.

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