Dopo rinvii continui la Commissione Parlamentare d’inchiesta sui casi Orlandi e Gregori c'è l'ha fatta. È legge. Alla Camera dei Deputati, il voto era passato quasi immediatamente, ormai più di otto mesi fa, con l’approvazione della proposta all'unanimità. Invece il Senato ha continuato a rimandare la discussione, e al rinvio numero “abbiamo perso il conto”, Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha chiamato in causa direttamente il Senatore Casini: “Poche parole, votazione slittata. Complimenti al Senatore Casini, che durante la seduta sul Covid ha voluto anticipare e ribadire che lui voterà NO alla Commissione Orlandi-Gregori. Al di là che in democrazia c'è la libertà di pensarla come si vuole, mi piacerebbe avesse anche il coraggio di spiegarci perché e' contrario ad una Commissione che possa accertare la verità su una vicenda che va avanti da tanti anni”.
Nel frattempo i tempi tecnici si sono dilatatati. Ma adesso tutto questo è soltanto un ricordo. Ora la Commissione bicamerale d'inchiesta, avrà il compito di fare finalmente chiarezza sulla scomparsa di Mirella Gregori, avvenuta il 7 maggio del 1983, e quella di Emanuela Orlandi, scomparsa il 22 giugno di quello stesso anno. Quarant’anni di luci e ombre. A poche ore ci dalla votazione Pietro Orlandi ha voluto ricordare il messaggio che il Vaticano inviò al Senato tramite il suo Promotore di Giustizia Alessandro Diddi: “Una Commissione Parlamentare d'inchiesta noi la vediamo come un'interferenza, un'intromissione perniciosa. Parole che hanno trovato l'abbraccio del Senatore Casini, e nonostante qualche applauso mi auguro che siano in pochi a pensarla come lui. Fortunatamente molti dei Senatori che voteranno sono più liberi di pensare con la propria testa, mi dispiace per Casini ma questa Commissione, sono certo, sarà approvata”. È così è stato, evviva le intromissioni perniciose che non piacciono al Vaticano.