Da un paio di mesi è stata riaperta, a Potenza, la chiesa della Santissima Trinità nel cui sottotetto, il 17 marzo 2010, fu trovato il corpo di Elisa Claps, sedicenne scomparsa il 12 settembre 1993. Una riapertura al culto che vanta anche il consenso di Papa Francesco. “La chiesa diventerà un’oasi di fede e di speranza nel cuore del centro storico, monito muto a favore di una gioventù che merita più cura e più attenzione da parte della Chiesa e della società. Per i cattolici, al fine di meglio "custodire la memoria di Elisa", non c'è modo più appropriato della preghiera, anche liturgica, che ha pure la capacità di esprimere profondamente la presenza tenera e discreta favorendo il cammino di riconciliazione e guarigione per la comunità potentina, segnata da una ferita indelebile". Noi di MOW abbiamo raccolto il commento di Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno del 1983, che si è espresso sull’iniziativa della chiesa: “Provo vergogna verso questa riapertura al culto, che ha anche il consenso di Papa Francesco...”.
Nemmeno la famiglia di Elisa ci sta. Infatti si è sempre opposta con tenacia verso la riapertura. Durissime le parole del fratello Gildo: “Hanno agito furtivamente, come ladri: non sono sorpreso perché sono stati ladri di verità per trent’anni. Mi auguro adesso che la comunità di Potenza risponda con il coraggio di non entrare in quella chiesa”. Alla famiglia Claps tutto il sostegno di Pietro Orlandi, che da ormai quarant’anni si batte per arrivare alla verità sul caso della scomparsa di sua sorella, che sembra essere legata a doppio filo con l’istituzione vaticana: “Anche in questa vicenda è inaccettabile il comportamento del Vaticano, e di chi all’epoca della scomparsa di Elisa svolse le indagini (molto intuibile il senso di corruzione). Non so con quale coraggio abbiano deciso di riaprire quella chiesa”. Ma c’è davvero qualcuno che andrebbe in quella chiesa a pregare? Chi scrive si augura di no.