La misteriosa scomparsa di Emanuela Orlandi, da ormai quarant’anni, non fa che generare teorie di ogni genere su quanto accadutole in quel caldo pomeriggio d’estate del 1983. Anche che sia stata fatta sparire perché incinta. Dai presunti festini in Vaticano alla gravidanza indesiderata il passo, per chi di fantasia ne ha da vendere, è stato breve. Ma facciamo un passo indietro. O anche due. Siamo nel 2015, anno in cui il giornalista Emiliano Fittipaldi, direttore di Domani, entra in possesso di un documento che fino a quel momento era stato conservato presso la Prefettura degli Affari Economici del Vaticano, all’interno di una cassaforte. Un documento dal titolo più che spiazzante: "Spese per l’allontanamento domiciliare di Emanuela Orlandi". Un documento che proverebbe il passaggio di Emanuela a Londra dopo la sua scomparsa, e che immediatamente la Santa Sede ha bollato come falso. Un documento in cui si fa riferimento anche a una visita ginecologica, una visita che, se realmente si trattasse di un documento originale, Emanuela avrebbe fatto nel 1993. Ben dieci anni dopo la sua scomparsa. Nemmeno la mente più fantasiosa potrebbe immaginare una gravidanza così longeva.
Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, ha sottolineato ancora una volta quanto questa pista sia irrealistica: “Aveva il ciclo”. Riferendosi, ovviamente, al giorno della sua scomparsa. Il 22 giugno 1983. E c’è chi potrebbe pensare o dire come faccia un fratello a ricordare un dettaglio simile a tanti anni di distanza. Chi scrive non riesce a vederci nulla di strano o artefatto. Ci sono momenti, giorni, episodi che restano scolpiti nella mente di una persona esattamente come sono stati vissuti. E non c’è tempo che tenga, perché il dolore della perdita ha una memoria tutta sua. Una memoria che riesce a conservare anche il dettaglio più piccolo e all’apparenza insignificante. Emanuela manca da casa da più di quarant’anni, un tempo esageratamente lungo. Eppure, di lei a volte c’è chi tende a dimenticarsi, perché fa più comodo seguire la nuova pista o idea del momento, piuttosto che scavare lì dove ci si affanna a renderlo proibito.