Efe Bal, transessuale più famosa d’Italia, non è una che le mandi a dire. E, anche dopo il caso delle prostitute uccise a Roma, parla senza possibilità di fraintendimento: “Capiterà anche a me – ci dice la transgender di origine turca –. Io so perfettamente che prima o poi qualcuno mi ucciderà”. Ma andiamo con ordine e riavvolgiamo il nastro del colloquio.
Efe, dopo l’assassinio delle tre prostitute a Roma c’è chi torna a evocare la legalizzazione della prostituzione. Tu eri vicina alla Lega, e Salvini si era detto favorevole, anzi la proposta a un certo punto era uno dei cavalli di battaglia del Carroccio. Che fine ha fatto?
La Lega era l’unico partito che voleva regolarizzare la prostituzione, anche se non so se soltanto per la tassazione o se anche per riconoscere e aiutare le prostitute dal punto di vista dei diritti. Se chiedi le tasse devi dare in cambio un riconoscimento sociale, detrazioni fiscali e una minima pensione per il futuro, anche se è molto complicato perché è difficile che una prostituta possa lavorare 42 anni. Mi auguro di poterlo fare, ma credo che sia impossibile, tra età, malattie e tutto ciò che circonda il mondo della prostituzione, come abbiamo visto in questi giorni con le prostitute assassinate a Roma.
Secondo te perché non è stata portata avanti questa proposta della Lega?
Probabilmente perché c’è la Chiesa, per questo non lo fanno. Ma la Chiesa non voleva riconoscere nemmeno i gay: poi un bel giorno è arrivata una lettera da Bruxelles che diceva che l’Italia era molto indietro come diritti civili e dopo due mesi c’è stata la legge sulle unioni civili. Dobbiamo aspettare un’altra lettera del genere da parte di Bruxelles? In altri Paesi dell’Unione Europea come Olanda e Austria la prostituzione è riconosciuta e regolarizzata, come pure, fuori dall’Ue, in Svizzera. Mi dispiace, perché io non merito di essere un evasore fiscale, una specie di verme che usa tutti i privilegi, guadagna e vive ma non paga le tasse. Avevo un debito con il Fisco da più di un milione di euro, un debito che non c’è più perché è prescritto. Io avrei voluto pagare le tasse, l’ho detto per anni, ormai non lo dico più perché non mi ascolta nessuno.
Io so perfettamente che prima o poi qualcuno mi ucciderà: perché drogato, perché le mie idee non gli piacciono, perché mi trova arrogante, perché sono Efe Bal e non mi sopporta, perché mi vede come un peso e una vergogna per la società, una rovinafamiglie. Io me lo sento
Quindi cosa farà il Governo riguardo alla prostituzione? Ammesso che faccia qualcosa, anziché glissare come tutti gli esecutivi precedenti…
Ogni volta che arriva la destra ci sono politici o sindaci che propongono o ordinano le multe per i clienti, a volte anche per le prostitute. Anch’io anni fa ho preso una multa di 450 euro, mai pagata ovviamente: tra l’altro quasi tutte le prostitute risultano nullatenenti. La parola multa non voglio sentirla nemmeno per i clienti: è chiaro che si danneggia anche la prostituta, è come multare chi passa davanti a un negozio. O come fare l’area C a Milano: meno traffico vuol dire meno incassi. Se multi i clienti, i clienti non vengono più e noi moriamo di fame. Non vorrei che di nuovo si cercasse di arrivare a questo, anche se non credo che sia l’orientamento della Meloni. Però in genere la mentalità della destra sulla prostituzione è questa: spero che ci lascino fare o, se vogliono tassare le prostitute, in cambio riconoscano il nostro anche come mestiere. In un Paese civile dovrebbe essere così.
Quindi l’Italia non è un Paese civile?
Io non ce l’ho con gli italiani, io amo gli italiani, sono persone eccezionali. Ce l’ho con i politici e con i media: in un Paese civile non si può parlare di prostitute solo quando ci sono i morti, che sia una prostituta o un cliente, o ci sono degli scandali come quello di Marrazzo o di Lapo Elkann. Bisogna parlarne perché sono più di 9 milioni gli italiani che frequentano il mondo della prostituzione e ci sono più di centomila tra donne, uomini e trans che lavorano in questo mondo. Una cifra enorme. Si parla di 170 mila morti di Covid, per i quali mi dispiace, ma i numeri che girano attorno la prostituzione sono molto più grandi. Peraltro io ho continuato a ricevere clienti anche con i vari Dpcm, per cercare di sopravvivere… C’è chi veniva con il cane, chi veniva con il sacchetto del supermercato quando era l’unico modo per uscire di casa. Non ho fatto qui sette, otto, dieci clienti al giorno, ma uno o due a settimana sì, quelli che abitavano attorno a casa mia, in pieno centro di Milano.
Quindi, quale potrebbe essere la soluzione?
Come in Svizzera, visto che la prostituzione è un lavoro particolare, si dovrebbe andare a versare ogni mese le proprie tasse, con scaglioni per età e per città. Così hai i contributi, il riconoscimento fiscale e il riconoscimento sociale. E se mai ti capita un cliente violento o comunque vuoi fare una denuncia ti devono dare la stessa importanza o considerazione che si darebbe a un altro professionista, come un avvocato, un dottore o un infermiere, senza essere declassato perché sei una succhiacazzi a pagamento. In un Paese civile fare questo sarebbe molto semplice, solo che ci sono tante idee: quelli di sinistra pensano che una donna non dovrebbe mai vendere il proprio corpo e che la prostituzione sia indegna, quindi nascondono la questione sotto il tappeto e la ignorano. Quelli di destra invece magari parlano di sfruttamento e di stupro a pagamento, quindi non se ne esce, un po’ come con l’immigrazione. È un tunnel senza uscita. Io sono fortunata, ho potuto crearmi una carriera particolare, perché oltre che essere una prostituta sono quasi un personaggio pubblico. Non tutti sono fortunati come me e mi dispiace per loro: nonostante ci siano giornate mondiali per tutti i diritti di noi non ne parla nessuno. E se non ci vogliono riconoscere almeno ci lascino in pace: come si fa a fare contestazioni fiscali a chi nemmeno riconosci? Così lo Stato diventa il più grande mafioso di sempre: ti chiede soldi ma non ti dà diritti.
Tornando al caso delle prostitute uccise, c’è un problema di sicurezza?
Il pericolo c’è. Prima o poi morirò anch’io. Tra tutti i pazzi che ci sono in giro sicuramente prima o poi capiterà anche a me. Fare la prostituta è come avere una gioielleria: prima o poi provano a rapinarti o altro. Il problema, più che la prostituzione, è la droga. Se sei una prostituta e ti droghi o hai dei clienti drogati, lì rischi dieci volte più di me, che non fumo, non bevo, non mi drogo. Lì poi dicono che non erano in loro, che avevano perso la cognizione e così magari dopo averti fatto a pezzi non vanno neanche in galera. E la droga è un problema anche per una persona “normale” che non si prostituisce, vedi il caso Genovese. Se si sommano droga e sesso non sempre va a finire bene, anzi, ci sono mille casi in cui va a finire veramente male. E quando muore una prostituta o una trans non è che le forze dell’ordine o i media danno così tanta importanza alla cosa. Del caso di Roma si parla perché ci sono state tre morti, in poche ore, e tutto attorno agli studi de La7 e della Rai. Ma di solito quando muore una prostituta molti sono felici e magari dicono “una di meno” (mi ricordo anche l’hashtag). Io so perfettamente che prima o poi qualcuno mi ucciderà: perché drogato, perché le mie idee non gli piacciono, perché mi trova arrogante, perché sono Efe Bal e non mi sopporta, perché mi vede come un peso e una vergogna per la società, una rovinafamiglie. Io me lo sento. Nel 2007 sono già stata aggredita da tre uomini in casa: un cliente più altri due che sono arrivati fingendo di essere la polizia.
Riesci a capire se qualcuno dei potenziali clienti è pericoloso?
Molti li elimino dopo averli sentiti al telefono, però qualche volta non ci riesco. Nel caso del 2007 il cliente era tranquillo al telefono, poi in tre mi hanno aggredita e derubata. Oggi non aprirei più la porta se qualcuno volesse entrare. Anzi, magari, spruzzerei il peperoncino al cliente e chiamerei io la polizia… Viviamo in un mondo pericoloso. Vediamo come andrà a finire.