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Efe Bal sul caso Genovese:
“La colpa è delle ragazze,
lui era solo un pollo da spennare"

  • di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

24 novembre 2020

Efe Bal sul caso Genovese: “La colpa è delle ragazze, lui era solo un pollo da spennare”
“A Genovese non daranno 15 anni di carcere, perché un drogato non sa quello che fa e non può essere ritenuto colpevole per questo”. Efe Bal, la trans più famosa d’Italia, ha le idee molto chiare su chi siano i colpevoli e le vittime di questo contorto caso mediatico-giudiziario: “Se vai dove c’è la droga devi sapere che cosa aspettarti”

di Giulia Toninelli Giulia Toninelli

“Le ragazze perbene o i giornalisti moralisti vi diranno che è tutta colpa di Genovese, ma io faccio la prostituta e, stando dall’altra parte, adesso vi dico la mia”. Esordisce così Efe Bal, la trans più famosa d’Italia, quando la contattiamo per avere la sua opinione sul caso Genovese e sul presunto stupro ai danni di una 18enne che, in questi giorni, sta monopolizzando la cronaca italiana.

Efe - che a Milano vive e lavora da 20 anni - non si scaglia contro Alberto Genovese e, al contrario, lo difende: “Lui era solo un pollo da spennare. Quando le cose andavano bene alle sue feste partecipavano tutti, comprese queste ragazze che adesso si vuole far passare per bambine. Qui non stiamo parlando di pedofilia, ma di ragazze consapevoli che - a 18 e 19 anni - vogliono fare una vita che non possono permettersi, e per farlo scendono a compromessi”.

I compromessi di cui parla Efe Bal sono il prezzo da pagare per poter vivere una realtà molto più agiata rispetto a quella che si potrebbero permettere: “Hanno 18 anni, un profilo Instagram in cui si mettono in mostra, e si fanno pagare le vacanze con jet privati e borse da 5mila euro. Ok, non sono delle prostitute professioniste come posso essere io, ma comunque stai vivendo una vita molto al limite tra le due cose”.

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Un discorso che - mette le mani avanti Efe - può essere davvero compreso e accettato solo da chi quel mondo lo vive dall’interno: “Io li conosco quegli ambienti, e quindi sarei ipocrita se dicessi che queste ragazze non hanno colpe in quello che è successo. Perché accetti un certo tipo di situazione, e quando c’è la droga in mezzo devi essere consapevole di quello in cui ti stai cacciando”.

Su questo punto Efe Bal torna spesso, convinta che le condizioni di Genovese e la propria dipendenza dalla cocaina siano la motivazione principale per cui una cosa del genere sia potuta accadere e, dall’altra parte, il grande errore di queste giovani coinvolte nelle feste incriminate: “Quando sei drogato non sai quello che fai. Ci sono tantissimi casi che lo dimostrano, e se a te va bene entrare in questi giri, in queste situazioni al limite, allora ti devi aspettare di tutto, anche di essere violentata”.

Sul suo lavoro come prostituta poi dice: “Io i clienti drogati non li ho mai voluti, li ho sempre trattati malissimo e mandati via. E non sai a quante feste come quelle di Genovese mi hanno chiamata per lavorare, negli anni, ma io ho sempre detto di no. Quando sento la parola “festino” io butto giù il telefono. Le prostitute drogate vanno con i clienti drogati, questa è la mia regola. Perché altrimenti ci finisci dentro anche tu, è ovvio, e non ne esci. I clienti facoltosi ce li ho anche io, altrimenti non fatturerei quello che fatturo, ma della droga non voglio saperne niente”.

“Perché a me non è mai capitata una cosa del genere?” si chiede retoricamente, e la risposta è sempre la stessa: “Perché non mi sono mai fatta fregare dalla droga e da chi, con la droga, c'ha a che fare”.

E sulle ragazze coinvolte in questi festini continua: “I soldi non si guadagnano facilmente in nessun lavoro, quindi se a 18 anni vogliono fare una vita che non possono permettersi - con regali e viaggi - e per farlo accettano di entrare in questi ambienti, allora devono anche accettare il rischio che succedano cose del genere”.

L’alternativa esiste, secondo Efe, ed è semplicemente dire di no a questi ambienti “Come ha detto Catherine Deneuve”. Riferendosi al duro attacco dell’attrice francese contro le sostenitrici del #MeToo: “Lei nel mondo del cinema ci ha lavorato per tutta la vita, però ha sempre detto di no e la sua carriera l’ha fatta con il talento. Per questo non ha accettato tutto l’attacco fatto partendo dal Weinstein, e io sono d’accordo con lei, perché c’è sempre la possibilità di dire no a delle situazioni che non ti piacciono e che non accetti”.

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Anche sulla pena da scontare, Efe Bal ha una sua visione di quello che potrebbe succedere: “Si parla di dargli 10-15 anni di carcere ma secondo me non è possibile. Lui non rispondeva di sé stesso in quel momento quindi non si può pensare che sia colpevole di ciò che ha fatto. Vedrete, gli daranno un anno - forse neanche - e poi lo manderanno a curarsi. E lo trovo giusto, perché lui non era cosciente, e loro sapevano di questa situazione e sono rimaste lì”.

La colpa molto più grave, da pochi messa in risalto, secondo la prostituta andrebbe a chi queste feste le organizzava: "Genovese, per sua ammissione, si drogava tutto il giorno, quindi dubito che si andasse a cercare lui le ragazze sui social da invitare alle feste. Bisognerebbe capire il ruolo di chi, come faceva Lele Mora ai tempi, questi festini li metteva in piedi". 

E l'affondo finale di Efe Bal va proprio ai social e all'uso che ne fanno queste ragazze: "Ormai i social e i siti di incontri sono diventati i nuovi bordelli. Magari una ragazza ti dice che fa la commessa ma con 1.300 euro al mese come fa a permettersi una vita fatta di scarpe da 800 euro e vacaze in jet privato? Non conosco personalmente la storia delle ragazze coinvolte nei festini di Genovese ma conosco altre centinaia di casi di giovani, contattate proprio sui social, che per questi regali accettano di farsi scopare. E allora magari non si fanno chiamare prostitute però di fatto lo sono, e per fare questo lavoro bisogna avere cervello". 

 

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