Dall’esonero di Motta dalla Juve al “profondo rosso” dei conti della Ferrari, le casse della famiglia Elkann-Agnelli non sono mai state così vuote. È un momentaccio per le aziende di John Elkann controllate dalla sua holding finanziaria, Exor, che vede lo spettro di nuove ricapitalizzazioni. Il 2024 è stato un annus horribilis per Stellantis, il 2025 sembra andare nella stessa direzione sia sportiva che finanziaria – per Juventus e Ferrari. La decisione per certi versi inaspettata – riguardo alle tempistiche – di esonerare l’allenatore Thiago Motta a nove giornate dalla fine del campionato ha gettato un’incognita sull’esito sportivo di una stagione fallimentare, passata a guardare le dirette concorrenti con il binocolo. Molto più chiaro sembra essere l’epilogo finanziario del capitolo Motta, che rischia di costare carissimo alla Juventus. L’esonero dell’allenatore inciderà pesantemente sul bilancio del biennio 2024 – 2025, dal momento che il club dovrà accantonare l’intero compenso pattuito per i due anni di contratto stipulati, pari a 7,5 milioni di euro netti. Se a questo aggiungiamo le spese per lo staff tecnico di Motta e il milione concordato con il suo successore Igor Tudor fino alla fine della stagione, si arriva a circa 15 milioni di euro. Costi non previsti che potrebbero mettere in difficoltà la gestione della società, che si era impegnata a contenere le perdite entro i 32 milioni di euro dopo l’ultima capitalizzazione di 200 milioni operata dal fondo Exor nel 2024. A questo sono serviti i tagli operati negli ultimi mesi, ma l’esigenza di minimizzare il danno potrebbero farsi sentire anche nella prossima finestra di mercato. I tifosi potrebbero dunque essere costretti a salutare qualche giocatore chiave, ma ciò che preoccupa di più è il rischio di dover svendere alcuni giocatori, specie chi non ha convinto o chi ha mercato – tra i più papabili ci sono Douglas Luiz e Cambiaso – nonostante il grosso esborso economico di qualche mese fa. Per non parlare di Dusan Vlahovic, pagato 91 milioni e con uno stipendio di 12.

Ma la settimana stregata di John Elkann non ha riguardato solo le conseguenze del cambio sulla panchina della Juventus. A Shanghai le Ferrari di Charles Lecrerc e Lewis Hamilton sono incappate in una clamorosa doppia squalifica che ha rapidamente sgonfiato l’entusiasmo della vigilia. Un chilo di troppo per la monoposto del primo, un pattino fuori parametro per quella del secondo: una serie di errori del team di pista che ha causato non poca vergogna alla scuderia, perché mai era successo che entrambe le vetture venissero escluse dalla classifica. Per Ferrari, l’inizio di questa stagione è il peggiore dal 2010, quando venne istituito l’attuale sistema di punteggio. Ed in questo lasso di tempo ha racimolato solo un titolo iridato, nel 2008. Per il resto, costi esorbitanti senza ritorno sportivo. Si parla di oltre 15 miliardi di euro.

Per Elkann non sono dunque bastati i tonfi di Stellantis – meno 13 miliardi in un anno e ancora priva di amministratore delegato – e quelli del gruppo editoriale Gedi – meno 113 milioni. Per quanto riguarda la prima è stato detto quasi tutto – cioè nulla – nel corso dell’ultima audizione parlamentare di John Elkann in parlamento, dove il patron di Stellantis si è preso una sonora strigliata da Carlo Calenda – “non c'è un obiettivo che abbiate rispettato”. Eppure il gruppo investe, sì, ma in Spagna, puntando sull’elettrico e sulla partnership con il marchio cinese Leapmotor. L’ambasciata cinese in Spagna ha parlato di un accordo da 180 milioni per avviare la produzione del Suv B10 nello stabilimento di Saragozza, che poi lo destinerà principalmente al mercato europeo a non si sa ancora quali costi. Elkann ha guardato alla Spagna per ragioni fiscali e per gli incentivi statali nel settore della mobilità elettrica. Un ulteriore elemento cruciale è dovuto ad un’altra scelta di investimento di Stellantis: quella che riguarda la costruzione di una gigafactory da quattro miliardi di dollari insieme al colosso cinese Catl, pensata per garantire circa 500.000 batterie l’anno.
