Ci risiamo. Emily Ratajkowski ha un nuovo fidanzato. Si chiama Pete Davidson, è un celeberrimo comedian americano e... non è abbastanza bello per lei. Questo, almeno, a parere di chiunque si sia espresso sulla liaison da quando la coppia è uscita allo scoperto. Nelle ultime ore, ecco fioccare tweet di grande delusione da parte dei soliti defunti di fagiana ma anche meme di scherno, irresistibili boutade e stilettate da vere sommelier della maschia beltade, tutti riferiti alla scarsa avvenenza del poro (si fa per dire) Pete. "Ma come avrà fatto questo qui?", "Mah, ce l'avrà enorme o non si spiega", "Perché Emrata s'è messa con sto cesso?", si domanda l'internet a rete unificate. Ora, a prescindere da quanto ce ne cali delle scelte sentimentali della neo-divorziata Emrata, vi invitiamo a riflettere su una questione forse non così marginale: se Davidson fosse stato una donna, poniamo caso, la nuova fiamma di Brad Pitt o Harry Styles... leggere quei commenti al suo indirizzo avrebbe scatenato un putiferio di biasimo, indignazione e condanne al #bodyshaming. Però, quando le cattiverie espresse riguardano il corpo di un maschio, è sempre tutto un daje a ride. Un cortocircuito bello e buono che, umilmente, porgiamo all'attenzione di quell* che ben twittano...
Vi risparmiamo i pipponi sulla suprema soggettività di ciò che è bello e prego, non c'è di che. Il punto non è se 'sto Davidson sia esteticamente "degno" (ma cosa vuol dire, poi?) della divina Emily, bensì l'accanimento contro il di lui aspetto. Accanimento finora rimasto impunito, anzi, fomentato e considerato alla stregua del meme del giorno. Un fatto buffissimo, anzichenò. Fa tanto ridere dire che un uomo sia un cesso, ma guai a indirizzare meno di un superlativo vezzeggiante, soprattutto sul web, a una donna. Temiamo di non avere torto nel dire che se un comportamento è disprezzabile e odioso, perfino offensivo, lo è a prescindere da cosa abbia in mezzo alle gambe chi lo subisce.
Posto che Davidson a naso dormirà sereno, è il principio che non funziona. Anche perché sottindende un retropensiero miserrimo: il maschio, per natura, può reggere commenti negativi sul proprio fisico. La femmina, invece, uscirebbe a pezzi da un attacco verbale in merito alla cellulite, al naso storto o, non voglia il cielo, alle doppiepunte. Ci consideriamo davvero così infinitamente svenevoli? Insomma, le stesse femministe, quelle che si definiscono tali su Instagram e che tanto si attivano per #adv e dintorni sociali, stringi stringi, ci e si vedono come fragili panda in via di estinzione a cui il solo suono di una parola poco gentile potrebbe bastare per essere definitivamente annientate? Ok, basta saperlo. D'altro canto...
D'altro conto dove starebbe scritto che un uomo, qualunque uomo, sia geneticamente nato con la predisposizione ad accettare col sorriso e un par de rutti stilettate contro il suo aspetto? È come se fosse una legge universale non scritta, ma andrebbe ricodificata. Lo ribadiamo: il "poro" Pete mentre scriviamo starà sdraiato di fianco a quella dea che è Emrata, quindi immagiamo abbia altro da fare rispetto a scorrere Twitter o Instagram, lagnandosi forte. La questione, del resto, riguarda "noi", mica lui. Da sempre, siamo abituati a sghignazzare dei "difetti" maschili e a indignarci quando vengono fatti notare quelli femminili. Eresia massima, sacrilegio! E così, quando si parla (male) di uomini, tutto è concesso...
Dal body shaming al dileggio fino alla violenza verbale, nulla è mai percepito come offensivo o sbagliato. In che senso "violenza verbale"? Esempio random: "Come ti ammazzo l'ex" è il titolo di una comedy uscita al cinema nel 2017 che ha per protagonista Mila Kunis. Un flop al box office, per cartià, ma la pellicola non sarebbe mai stata chiamata così se il personaggio principale fosse stato un fidanzato deluso dal tradimento della compagna. Progettare di far fuori l'ex partner stronzo, che spasso! Di sicuro, se lo sarà meritato! O no?
Tornando nel nostro raggiante bel Paese, giusto per non andare troppo indietro nel tempo, abbiamo la mirabile influencer Chiara Nasti che ha paragonato il pene del suo precedente compagno a un "gamberetto" in un commento Instagram pubblico, di risposta a un hater. Stacco: immaginate se fosse stato lui, l'ex, a comparare, allo stesso modo, la vulva della un tempo tanto amata a una cattedrale... Boom, interrogazione parlamentare.
Certo, è anche possibile che Davidson attiri odio e rodimenti perché vanta un cv sentimentale pieno di donne idolatrate in tutto il mondo da Kim Kardashian ad Ariana Grande. Di nuovo, se fosse una donna sarebbe considerato una regina, se non La Queen defintiva. Insomma, è sempre la vecchia, trita e ritrita storia del doppio standard che torna a inceppare i meccanismi della sacrosanta netiquette social. Però non la impariamo mai.
Posto che tutti, nessuno escluso, commentiamo perfidamente pure la nuova fiamma del postino del paesello alla bisogna, ci sarebbe da decidere se farlo sia un'indole legittima di ogni essere umano, oppure un grave vilipendio passibile di rogo. Attendiamo impazienti il responso di quell* che ben twittano. E, frattanto, continueremo a fare esattamente come ci pare. Amen.