Lo scrittore Enrico Brizzi racconta il Drake, al secolo Enzo Ferrari, nel suo nuovo libro, “Enzo – Il sogno di un ragazzo” (HarperCollins). “Il fascino per una figura come la sua – ha spiegato il romanziere bolognese al Quotidiano Nazionale - si respira anche solo per il fatto di nascere e crescere in Emilia, è vicina a quello che gli antichi chiamavano genius loci. Trovi le bandiere con il cavallino nelle aie di campagna come nei balconi borghesi di città. Quando corre la Ferrari è una sorta di passione collettiva anche per chi non è appassionatissimo di motori”. Brizzi ha studiato la sua biografia, ma “la fonte primaria”, racconta, “resta quella scritta da lui: Ferrari ha creato lui stesso il suo mito. Oltre alla meccanica, sentiva anche una grande attrazione per la musica e il giornalismo. Il primo lavoro con risonanza pubblica è un suo articolo scritto a soli 16 anni su una partita Modena-Inter".
La persona Enzo Ferrari aveva un’immagine da “uomo burbero, a tratti cinico”. Ma leggendo le lettere alle donne che amava e agli amici più stretti, Brizzi ha scoperto che era “un gran sentimentale”, “un romantico con la faccia da duro”. L’autore è legato, in particolare, a un ricordo riguardo la Ferrari, la casa di Maranello fondata da Enzo: “Il giorno in cui è morto Gilles Villeneuve. Era quel pilota per cui tutti tifavano, per la faccia pulita, perché sfasciava le macchine pur di non alzare il piede dal gas. L’idea che un uomo così abile e spericolato potesse andarsene sotto i nostri occhi in tv è stata una delle prime volte in cui mi sono reso conto che gli eroi dei motori possono morire davvero. Mesi dopo c’era il suo poster ovunque ed è arrivata la consapevolezza che chi è molto amato vive per sempre nel cuore della gente”.