Aveva vinto il rapper napoletano Geolier al televoto, ma al Festival di Sanremo contano di più i giornalisti: solo lì sono ancora un quarto potere, per il resto contano meno del due di briscola. Tradotto: io so io e voi non siete un cazzo. Ma Napoli si ribella e partono gli espositi alla procura. A contare meno del due di picche a Sanremo è il televoto della gente normale. Mi spiega la mia amica Tiziana Cialdea, giornalista di lungo corso e che ne se una più del diavolo: «La vittoria di Angelina Mango, meritatissima per carità, è stata condizionata dal peso del voto della giuria dei giornalisti accreditati in sala stampa e dai rappresentanti delle radio. Sono i numeri a parlare: nella finale a cinque Emanuele Palumbo da Secondigliano, Geolier, ha ottenuto il 60% del televoto, contro il 16,1% di Angelina. In sala stampa, però, solo l'1,5% dei giornalisti ha votato per lui, contro il 73,5% dei consensi per Angelina. Stesso discorso per la giura delle radio: Angelina ha doppiato Geolier con il 31,2% delle preferenze contro il 14,1%. La morale della favola è che il televoto, dunque, conta meno di quello delle altre due giurie se queste scelgono di coalizzarsi».
Tradotto: io so' io e voi non siete un cazzo. Peccato che senza quei cazzoni che votano da casa i giornalisti non prenderebbero lo stipendio (quattordicesima compresa, ferie pagate, note spese pure per essere a Sanremo, e malattia e tfr).
Ma Napoli e dintorni non sono stati a guardare: «Presentiamo un esposto alla Procura della Repubblica per truffa da minorata difesa in danno agli utenti votanti che hanno avuto difficoltà e perso soldi per accedere al televoto lanciato al Festival di Sanremo», mi fa sapere l’avvocato Angelo Pisani, diventato famoso per aver vinto una causa e dimostrato che Diego Armando Maradona era innocente quando gli hanno dato dell’evasore. Ma l’avvocato dice qualcosa di inquietante: «Il codice 18, quello di Geolier, in particolare risultava bloccato. In sede civile chiediamo il risarcimento danni e il rimborso del pagamento per un voto inutilizzato anche per mortificazione della giuria e volontà popolare. Nel rispetto di tutti i telespettatori, votanti e per i cantanti, alla luce dello sconcertante esito del Festival di Sanremo chiediamo alle Autorità competenti il ricalcolo dei voti e accertarsi criteri e il sistema di scelta del vincitore che dimostrano l’inutilità della giuria popolare e la truffa per minorata difesa di quanti hanno pagato per un voto inutile».
L’avvocato in pratica dice che il voto finale potrebbe non essere valido, tradotto, potrebbe aver vinto Geolier (o un altro) e non Angelina Mango. Insomma un caso che il conteggio dei voti tra Trump e Biden è roba da oratorio. Qui si parla di una class action milionaria forse. Che paura.
Mi tranquillizza la Cialdea: «A gettare acqua sul fuoco ci ha pensato Geolier. Classificato secondo, certo, ma primo nel cuore dei telespettatori del Festival». Geolier ha detto: «Non provo amarezza e ho vinto perché volevo portare il napoletano a Sanremo e l’ho fatto». E a proposito dei fischi al termine della serata delle cover, ha detto: «I fischi sono un modo per esternare un parere, come gli applausi».
Meno diplomatico l’avvocato Pisani che si fa prendere la mano e chiede alla magistratura di indagare anche per i reati di bullismo e razzismo: «Questa è la stessa cosiddetta stampa che fa demagogia e chiacchiere tutti i giorni sul bullismo e razzismo! Ma quello subito da Geolier appena 23enne, come lo chiamano? E su Ghali? I giornalisti non sono stati fotografi della realtà e mode. La reazione della sala stampa è’ stata chiaramente di chi si è schierato dall’altra parte. Tra l’altro plebiscito della pur brava Angelina Mango non ha tenuto conto della canzone di Ghali, che avrebbe meritato molto ma molto di più da esperti del settore, al di là che la giuria popolare pagante è stata mortificata e umiliata come la verità».
Ma queste sono opinioni, non reati. Come finirà? Non lo so, ma so per certo che il sogno è stato infranto: «Non si possono violare i sogni di tanti giovani e artisti anche solo per mero errore», dice Pisani, «Potrebbero non essere delle semplici difficoltà ma un disegno per inquinare il voto ed impedire ai favoriti di vincere con l’aiuto dei fans da casa e dell’unica vera giuria quella popolare che ha l’unica colpa di aver votato una canzone, sebbene in dialetto napoletano, comunque ammessa e fatta concorrere al Festival delle mortificazioni quando agli organizzatori occorreva audience».
E l’avvocato rincara la dose: «C’è un grave problema che mi hanno segnalato tanti utenti, dopo le ore 21.00 solo per 10 minuti si è potuto votare regolarmene, poi qualche hacker avrà truccato e hackerato il televoto perché se si provava a votare il numero 18 che corrispondeva all’artista Geolier il voto non era acquisito dal sistema elettronico creando così una falla senza precedenti». Vero? Falso?
A concludere ci pensa Rudy Zerbi di Amici, la trasmissione che ha scoperto la Mango, che, gettando benzina sul fuoco, dice: «Ma vi prego, dai, è bravissima, per carità, ma non era certo una canzone da vittoria di Sanremo». Della serie: dagli amici mi guardi Iddio…