In principio fu Pornhub. Pochi giorni dopo l’attacco sovietico di Vladimir Putin su Kiev, la piattaforma hard negò l’accesso agli utenti russi. A questa, fecero seguito molte altre limitazioni verso la patria delle matrioske e oggi se ne rende protagonista anche la Ferrari.
Il marchio del Cavallino ha infatti comunicato lo stop della produzione di esemplari destinati al mercato russo. E lo ha fatto tramite una puntuale nota che dimostra quanto i rubli, alle volte, non diano la felicità (e nemmeno, in questo caso, potenti macchine di lusso).
“Data la situazione in corso, la Ferrari ha preso la decisione di sospendere la produzione di veicoli per il mercato russo fino a nuovo avviso. Continuiamo a monitorare da vicino la situazione e rispetteremo sempre tutte le regole, i regolamenti e le sanzioni”. Questo il testo del comunicato, ma il Cavallino Rampante non si ferma qui e preannuncia anche, con l’occasione, una donazione di un milione di euro che si appresta a devolvere alle popolazioni attualmente falcidiate dal conflitto bellico.
La società ha inoltre reso noto che provvederà a fornire aiuti all’Associazione Chernobyl di Maranello, Fiorano, Formigine – ONLUS, per sopperire alle esigenze degli ucraini che verranno ospitati nell’area vicina alla sede storica dell’azienda.
Dallo scoppio del conflitto armato, era stato chiesto in più di un'occasione ai vertici dell'azienda di Maranello come la guerra in Ucraina potesse avere ripercussioni sul marchio. I portavoce Ferrari avevano fin da subito sottolineato che il mercato russo rappresentasse solo una parte ridotta del loro business.
Il Cavallino, comunque, non è il primo marchio a prendere una posizione di questo tipo contro la guerra fatta scoppiare da Vladimir Putin. Il marchio nostrano si accoda a quanto già deciso da altri importanti brand di motori nostrani (e non solo): in ordine sparso, stiamo parlando di Bentley, Volkswagen, Jaguar, Aston Martin, Porsche e Ford Motor. Anche Lamborghini, proprio da quest’oggi, provvede a limitare le proprie attività commerciali con la Russia.