Il grugno di Salvini, davanti al sindaco di Przemysl che gli mostra la maglietta inneggiante a Putin, mi ricorda di quando mandavano il meno sveglio della classe dal preside: l’espressione quella è. Un aggrottamento di fronte, un imbovinamento di sguardo, un ingrugnimento mascellare di chi, proprio, non capisce. E quando il meno sveglio non capisce dà la colpa agli altri: ha la faccia insomma di colui che torna a casa raccontando ai genitori che il prof ce l’ha con lui, e anche il preside, anzi, non solo la faccia, perché l’ha fatto veramente, dire che non gli interessano le polemiche della sinistra italiana e di quella polacca, senza neanche capire (no, non credo che lo sapesse) che il sindaco di Przemysl, Wojciech Bakun, è stato eletto nelle fila del movimento di destra nazionalista Kukiz’15, fondato da un attore-cantante punk rock, Pawel Piotr Kukiz, che promuove l’antipartitismo (Varsavia ladrona), l’antieuropeismo (come Salvini fino a un quarto d’ora fa) ed è stato alleato del M5S (come Salvini prima del mojito al Papeete).
Adesso, dire tutto e il contrario di tutto, è precipua caratteristica della politica, soprattutto quella italiana, che non è fondata sulle idee ma sulle tifoserie e sulle reazioni pavloviane, ma presentarsi in Polonia come colui che va là a salvare di persona a uno a uno gli ucraini che fuggono dalla guerra, dopo avere indossato magliette pro-Putin è proprio da meno sveglio della classe. Non solo: anche questa faccenduola che si devono salvare coloro che fuggono dalla guerra soltanto se sono caucasici e cristiani ortodossi sa di razzismo, non saprei dire se razziale proprio o culturale quantomeno.
Solo pochi giorni fa, non ricordo in quale trasmissione, diede un assist formidabile a Calenda, quando disse: “Non bisogna mandare armi letali in Ucraina”, e Calenda, giustamente, rispose: “E che mandiamo fionde? Fucili a coriandoli? Felpe?”.
L’importante, per Salvini, è agitarsi, non fare, impuntarsi non proporre, si è messo un giaccone tutto marchettato (che non c’entrava nulla con la situazione, è un giaccone di una associazione per la lotta al cancro) perché gli piacciono gli stendardetti, ha l’anima dell’assessore di provincia che dà il “patrocinio” ai pittori della domenica, è come se sapesse di non avere un suo pensiero e lo delegasse al gagliardetto, alla felpa, al patrocinio. Salvini è convinto di essere lì a “patrocinare” la messa in salvo di coloro che scappano dalla guerra, basta leggere i suoi post che sono al limite del delirio: sembra un vigile urbano che dirige il traffico degli sfollati: fischio, quelli di colore non possono passare; arifischio: i caucasici possono passare. Nel caso di Salvini, la famosa frase che diede il titolo a un film con Totò, “Siamo uomini o caporali?”, deve essere cambiata in “Siamo uomini o vigili urbani?”, ovviamente con tutto il rispetto per i vigili urbani, che dirigono il traffico, mentre Salvini vuole dirigere i flussi degli sfollati che scappano da tragedie vere, col suo grugno che non capisce, con la fronte aggrottata che dà sempre la colpa alla sinistra, coi suoi gagliardetti a minchia di cane.