Anche Federico Fubini, editorialista e vicedirettore ad personam del Corriere della Sera, è entrato nel dibattito sull’evasione fiscale. Per farlo ha scelto di raccontare la propria esperienza con un venditore su Twitter: “Piccola testimonianza sulle tasse da una località di vacanza italiana. Vado al mare in un posto molto normale, ceto medio, in una regione nota per lo spirito civico dei suoi abitanti. Dietro la spiaggia c'è un bel chiosco di frutta e verdura in vendita diretta... I gestori del chiosco portano la merce direttamente dalla loro tenuta agricola. Tipica frutta e verdura mediterranea di buona qualità. Né cara, né particolarmente economica. I clienti sono numerosi, sicuramente farà vendite per varie migliaia di euro al giorno”. La nota sui guadagni risulta necessaria per scansare una delle obiezioni mosse subito nei commenti a Fubini, ovvero che le aziende agricole a regime speciale che vendono prodotti al dettaglio non hanno l’obbligo di emissione dello scontrino. La regola, infatti, si applica esclusivamente a chi ha un volume di affari annuo inferiore a 7.000 euro. Fubini continua: “Prima volta che provo a fare la spesa al chiosco mi si spiega, senza alcun imbarazzo, che loro il bancomat non lo accettano. Così, in faccia, neanche cercando di scusarsene, come se non fosse illegale rifiutare i pagamenti digitali. Seconda volta che provo a fare la spesa, chiedo lo scontrino che lì per lì non mi era stato consegnato. "Ah sì, certo". E mi consegnano un pezzo di carta che non è uno scontrino fiscale, ma solo un tentativo di imitazione anche fatto male e con poco sforzo. A questo punto sembra abbastanza probabile che questo chiosco della frutta e verdura pratichi un'evasione pressoché totale su fatturati di centinaia di migliaia di euro ogni estate, da anni. Siamo probabilmente sopra i livelli ai quali l'evasione diventa un fatto penale”.
In un articolo di giugno nella sua rubrica “Whatever it Takes”, Fubini aveva cercato di dare risposta al crollo delle entrate fiscali, domandandosi se le tasse stessero “passando di moda”: “Perché a guardare l’andamento delle entrate fiscali, si direbbe di sì. Si direbbe che l’evasione stia rialzando la testa”. Notando l’aggravarsi della situazione con l’insediamento del governo Meloni, a pagare meno di tutti sarebbero, secondo il rapporto ufficiale (firmato proprio dalla premier e citato da Fubini) i lavoratori autonomi: “In sostanza, secondo la premier e il ministro dell’Economia, gli autonomi evadono oltre due terzi degli euro che dovrebbero versare al fisco”. La storia raccontata da Fubini rientrerebbe dunque in questi casi, tanto che riferendosi all’evasione pressoché totale del chiosco continua scrivendo: “Fin qui niente di particolarmente raro, purtroppo”. C’è un ma, in ogni caso, che sembra preoccupare maggiormente il giornalista: “Quello che mi fa pensare è che tutti vanno regolarmente lì a fare la spesa, da anni, alla luce del sole. E nessuno sembri trovare tutto questo abnorme. E non faccia mai la spesa lì un ufficiale della GdF o delle Entrate. I gestori del chiosco ricevono (almeno) molte decine di migliaia di euro all'anno in sussidi come agricoltori e evadono (almeno) decine di migliaia di euro come rivenditori. Così, alla luce del sole. In tranquillità. La cosa sembra essere socialmente del tutto accettata. Nessuno sembra pensare che l'altro lato della medaglia sono ospedali che fissano esami urgenti fra sei mesi o scuole cadenti. Ma se questo comportamento è un reato, è come se uno accettasse socialmente uno che scippa per strada. Anzi fa quattro chiacchiere con lui già che c'è”. La morale della favola è facile da trarre ma Fubini preferisce dichiararla apertamente: “Finché non capiamo ciò che non è accettabile, invertendo codici non scritti che prescrivono come buona educazione il voltarsi dall'altra parte e far finta di nulla, non ne usciamo. Non serve denunciare, basterebbe mettere in black list e non fare la spesa da chi evade”.