Finisce male l’ “esperimento sociale” di Gabriele Vagnato, che si autodefinisce noto influencer e tiktoker, e attualmente alla corte di Fiorello a VivaRai2, in veste di inviato. Nel mirino la sua mini-inchiesta per individuare papabili ladri di biciclette: peccato che l'uomo ripreso dalle telecamere e messo alla gogna sui social non fosse colpevole. Non era un ladro, bensì un normalissimo cliente di un bar. Peggio ancora, in un primo momento la querela e le segnalazioni per lo scambio di persona non hanno aiutato l'uomo, la cui identità era facilmente riconoscibile. Aveva chiesto a Vagnato un video di rettifica, ma lui gli aveva risposto di no citando l’articolo 21 della Costituzione, e sostenendo di aver fatto tutto sotto la supervisione di un istituto forense e di criminologi esperti di parte.
Almeno finora, come riporta il Corriere della Sera: in un’inchiesta della procura di Milano il tribunale del Riesame ha confermato il sequestro preventivo di un video da 559 mila visualizzazioni su YouTube, denominato “L’inseguimento finale con il ladro che mi ha derubato — Dentro la testa di un ladro Pt.2”. Il sequestro del filmato (ricavo: 1.028 dollari) era stato disposto dalla giudice delle indagini preliminari Stefania Donadeo. Una svolta, per l’appunto, perché sino ad oggi ottenere la rimozione di un video simile era di fatto impossibile. Questo perché Google - padrone di YouTube - come gli altri social network si fa scudo del primo emendamento della Costituzione statunitense (che tutela la libertà di parola finanche oltraggiosa) per non rispondere alle richieste italiane di rimozione di contenuti diffamatori. Tant’è, adesso l’influencer è costretto a rimuoverlo.