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Garantisti con gli assassini
e assatanati solo con Pamela Prati

  • di Roberto Alessi Roberto Alessi

28 settembre 2022

Garantisti con gli assassini e assatanati solo con Pamela Prati
Il caso Mark Caltagirone non le viene perdonato. Certi perbenisti pretendono scuse ufficiali per un fatto in cui lei si identifica con la vittima e non con l’accusato. Una cosa è certa: non c’è stato nessun processo giudiziario contro la showgirl e nessuno è morto. L’unica che ne è uscita con le ossa rotte è lei. Allora perché tanto fervore giustizialista? Roberto Alessi in difesa di Pamela Prati, tratto da un articolo che trovate anche sul settimanale Novella2000 da oggi in edicola

di Roberto Alessi Roberto Alessi

Conosco Pamela Prati da quando aveva 20 anni. Entrò nel mio ufficio con Alberto Tarallo, il grande produttore che l’aveva scoperta con Anita Ekberg quando faceva la commessa. Aveva un appuntamento alla Rizzoli, per Playboy, e mi disse: «Un camionista mentre scendevo qui sotto mi ha urlato: “Travestito!”. Era bellissima, ma alle nove del mattino indossava una camicetta di pizzo nero trasparente, reggiseno a vista, hot pants neri, calze di pizzo e stivaloni tacco mille sopra il ginocchio, sempre neri come la sua chioma da pantera. A quell’ora l’equivoco ci stava, calcolato che le drag queen a volte sono bellissime come lei, e quel cretino del camionista cafone c’è cascato.

La storia di Mark Caltagirone, il fidanzato misterioso, non mi aveva incantato nemmeno nei primi giorni, ed era il 2019. Lei diceva che era un imprenditore immobiliare, che lavorava in Albania, e che aveva anche ricevuto un premio come il miglior imprenditore straniero che opera in Albania, a Tirana. Sfortuna vuole che io ho un sacco di amici albanesi, e uno di questi è Begjet Pacolli, albanese kosovaro, ex marito di Anna Oxa, che guarda caso fa l’immobiliarista e con la sua Mabetex, ha ristrutturato anche il Cremlino e che ora vive anche a Tirana. Mi disse Behjet: «Mai sentito questo Caltagirone e quel premio non esiste». Tagliata la testa al toro. Uno più uno fa due. Chiamai Pamela, non mi ascoltò. Uscii con un articolo: Il fidanzato del mistero. Poi venne amplificato il caso da Roberto D’Agostino, e il resto è storia.

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L'articolo di Roberto Alessi su Novella2000 in edicola

Non ho la certezza provata che Pamela fosse vittima o sospettasse e non la cerco. Lei mi stragiura che è vittima come Roberto Cazzaniga che è stato truffato per quindici anni da una donna che si è finta la fidanzata: per lei e la sua complice, è stato disposto un sequestro da 600mila euro. Ma mentre per Cazzaniga l’obbiettivo erano i soldi nel caso di Pamela (ottima amministratrice di se stessa da sempre) l’obbiettivo qual era? Pubblicità? Ma non ne aveva bisogno: Pamela non ha bisogno nemmeno di un ufficio stampa, conosce tutti, me compreso, le basta una telefonata se vuole un’intervista, e lo stesso vale per Barbara d’Urso (che alla fine l’ha perfino aiutata ad uscire da un incubo) o Mara Venier, che l’hanno sempre trattata come un’amica.

Per me il caso è chiuso, per Pamela e per tutti i protagonisti di questa vicenda che a me fa solo tristezza, una vicenda che comunque in ogni caso (cosciente o meno di tutto) ha fatto leva sulla fragilità di Pamela, sulla sua solitudine, sulle sue paure. Si parla tanto di essere garantisti contro assassini conclamati. «Per me è innocente fino al terzo grado di giudizio», ripetono in coro i “garantisti” nelle trasmissioni dove si parla di cronaca nera, ma nel caso di Pamela sono inflessibili: «La perdono se chiede scusa». Chiedere scusa vuol dire farlo per qualcosa che si è commesso. Quindi Pamela è colpevole anche prima di un processo?

E mi dispiace che a colpevolizzarla siano persone che stimo come la bravissima Morena Funari, ottima giornalista investigativa (cresciuta alla scuola del marito Gianfranco Funari, uno che la televisione investigativa l’ha inventata), o l’ex miss Italia Arianna David, ormai esperta di personaggi in tv, o Giovanni Ciacci, che sapevo molto molto amico di Pamela Prati, ma nelle trasmissioni di Barbara d’Urso è stato il grande accusatore dopo aver passato anni con Pamela al Bagaglino quando faceva il segretario di Valeria Marini, che a differenza sua ha cercato di aiutare Pamela da subito quando, accertato che Mark Caltagirone non esisteva, tutti hanno sputato in faccia alla Prati.

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Pamela Prati su Novella2000 oggi in edicola

Ho sempre amato Valeria Marini, perché (può piacere o meno) è una persona buona. A lei, come a me, non interessa sapere quanto Pamela fosse coinvolta in quella storia, se fosse stata plagiata o meno, la considera una amica, punto, e gli amici si aiutano, sempre. La pensa così anche Sabrina Ferilli. Che vuoi fare? Aprire un processo come ai tempi dell’Inquisizione? Oggi, poi, dopo quattro anni? Nessuno s’è fatto male, tranne lei, nessuno è morto, nessuno ha perso un centesimo, tranne lei che s’è vista chiudere un sacco di porte in faccia.

Ora Alfonso Signorini quelle porte gliele ha aperte, anzi, le ha aperto al porta più famosa d’Italia, la porta rossa del Grande Fratello Vip. E di certo Pamela lì dentro è la più Vip di tutti, anche di quelli che le parlano contro, con una carriera di quarant’anni e una fama immensa, partita per la sua assoluta bellezza, ma negli anni ha imparato a parlare, a ballare, perfino a cantare. Direi che volerle chiudere in faccia anche quella porta rossa, «Se non chiede scusa», è una carognata. Cari inquisitori, datevi una calmata, la bontà e la tolleranza sono gratis. In più bisogna sempre essere prudenti nella vita: c’è sempre il rischio di essere ripagati con la stessa intransigenza.

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