La notizia che l'Italia ha stretto nuovi accordi commerciali con l'Algeria per una massiccia (ma non sufficiente) fornitura di gas (nove miliardi di metri cubi all'anno, e solo dal 2024, che copriranno però solamente meno di un terzo delle attuali forniture russe), è stata accolta in pompa magna dai media. "L'Italia riduce la dipendenza dal gas russo", ha precisato in conferenza stampa da Algeri il premier Mario Draghi, confondendo nel frattempo l'Algeria con l'Argentina, per la "gioia" dei presenti in sala. Il viaggio, in missione coi ministri Luigi Di Maio e Roberto Cingolani, nonché col numero uno di Eni Claudio Descalzi, rappresenta solamente la prima delle tappe previste per diversificare i fornitori in campo energetico e ridurre la dipendenza dal Paese di Putin. Operazione che, se fattibile nella pratica, richiederà almeno un paio d'anni, come sostiene Fulvio Scaglione, esperto di geopolitica, firma di “Limes” e vicedirettore di “Famiglia Cristiana”, che abbiamo scelto di intervistare per meglio capire quanto l'accordo con il Paese nordafricano possa essere effettivamente utile, o se piuttosto possa diventare fonte di nuovo "ricatto", considerata la natura del "regime algerino" e la sua posizione Russia-friendly, sottolineata anche da Toni Capuozzo (che ha parlato pure di esercitazioni militari congiunte tra i due Paesi). L'Algeria, tra l'altro, è anche una delle nazioni contrarie alle sanzioni pro Putin. Come chiarisce Scaglione, tuttavia, "quando ci sono di mezzo i soldi, le questioni morali vanno a farsi benedire". Quindi, paradossalmente, l'Algeria potrebbe essere, da questo punto di vista, un Paese affidabile. Ma ci costa, quanto ci costa. "Bollette più care e meno comodità".
Allora Scaglione, l’Algeria è un Paese di cui possiamo fidarci?
Nelle questione economiche sì. Emblematico il caso della Russia, che ha scatenato una guerra in Europa, invadendo un Paese vicino su cui corrono i suoi viadotti, con forniture di gas che continuano però regolarmente anche verso i Paesi europei che aiutano il "nemico" (alias Ucraina). Questo perché quando c'è di mezzo il denaro, l'affidabilità cresce di colpo. E chiaramente vale anche per l'Algeria, che non è esattamente un Paese-modello per le sinergie democratiche.
C'è un altro particolare che mi preme far notare. L'Algeria è stata una delle nazioni che si è detta contraria alle sanzioni alla Russia...
Torniamo al discorso di prima, il denaro passa sopra ogni cosa. L'Algeria non ha aderito alle sanzioni, ma questo non impedisce ai Paesi sanzionatori, tra cui l'Italia, di rivolgersi a questo Paese. Gli intrecci dell'economia sono tali e tanti che svincolano dalle questioni morali, che in pratica vanno allegramente a farsi benedire.
La situazione politica in Algeria è migliore che in Russia? Non ci ritroveremo ancora "sotto ricatto"?
Non credo, anche se l'Algeria difetta come Paese democratico, è comunque un Paese più fragile, quindi certe imprese sarebbero impraticabili. Ricordiamoci sempre che parliamo di alleanze di interesse.
Prossime tappe annunciate per le forniture: Congo, Angola, Mozambico. Questi Paesi ci daranno meno problemi della patria di Putin?
Credo di sì, come già dicevamo, la Russia è una potenza di un'altra entità, tra l'altro insidiosa, perché si sente sottostimata nel mondo. Gli Stati africani citati sono comunque problematici, ma non preoccupano nello stesso modo.
L'Italia può davvero ridurre la sua dipendenza dal gas russo? Ci conviene? E in quanto tempo succederà?
Per sostituire la quantità di gas che compriamo dalla Russia, aumentata del 20% negli ultimi otto anni, ci vorranno almeno un paio d'anni. Ma non credo sia davvero fattibile al 100%. E ho anche molti dubbi sul fatto che questa sostituzione, se mai si verificasse davvero, sia poi possibile a parità di costi. Quindi, se vogliamo realmente ridurre le forniture di gas russo, dovremmo prepararci a un incremento di costi. Che si traduce in bollette più care e meno comodità.
Il nostro Paese ha le sue personali riserve di gas, che sono però bloccate (le trivelle nell’Adriatico). È giusto usarle o conservarle per altre emergenze?
Il tema delle riserve è molto complesso. Resta il fatto che l'Italia è un Paese che non attua politiche come altrove. Faccio un esempio concreto: qualche giorno fa, il gasdotto che arriva in Germania, aveva cominciato a spingere verso la Polonia. Cosa significa? Che la Germania stava rivendendo alla Polonia gas russo comprato a prezzi piacevolmente bassi e rivenduto a prezzi elevati. Ma l'Italia non applica queste politiche. Per questa ragione, siccome non ha mai pensato ad alternative valide, deve preservare le poche riserve che possiede, a tutti i costi.