Perché Giorgia Meloni ha cambiato di nuovo il taglio di capelli? Come accade spesso, ormai, per i politici non è una questione (solo) di stile, ma di comunicazione. Infatti, se la premier ha deciso di sfoggiare un taglio lungo ma disciplinato, con la riga perfettamente al centro e parte dei capelli raccolti ai lati, non è un dettaglio insignificante ma dice molto più di un comizio o uno slogan su quello che è il suo atteggiamento attuale. Così Giorgia dice addio (per ora) alle scalature morbide, ai colpi di sole che scivolavano tra una piega e l’altra, alla riga laterale che addolciva i lineamenti e ammiccava all’idea di “ragazza della porta accanto”. Quel look, più popolare e accessibile, apparteneva alla Meloni all'opposizione e dei primi mesi di governo, quella che doveva sembrare empatica, familiare, rassicurante. Adesso, invece, il biondo è uniforme, senza sfumature: una massa compatta che incornicia il volto con precisione chirurgica. E la riga centrale non è solo un vezzo estetico, è un segnale: disciplina, ordine, rigore. È la geometria del potere tradotta dall’hair staylist.

Chi conosce un minimo di storia dell’immagine politica non può non pensare a Margaret Thatcher e al suo caschetto corazzato. O ad Angela Merkel, con quella frangia sempre uguale che sembrava scolpita nella pietra. Nello stesso modo, qui siamo di fronte a un taglio che non cerca di piacere, ma di imporsi. È curioso come la trasformazione sia stata graduale. Meloni ha iniziato con uno stile più informale, perfetto per i talk show e i bagni di folla. Poi, salendo di grado e via via che la legislatura le imponeva una mutazione decisionista, i capelli si sono fatti sempre più severi, sempre meno “casuali”. Fino ad arrivare a oggi, con questa scelta netta: niente più onde, niente più morbidezze. Solo linee rette. In più, i capelli sono metà raccolti e metà sciolti (dagli esperti chiamato half up hair), una acconciatura che unisce praticità e ordine formale. Una versione minimal che ispira nell’osservatore disciplina, severità ed elimina ogni ghirigoro intorno al viso. Nessuna ciocca di capelli che rischia di caderle sul volto, nessun intralcio alle espressioni facciali o durante le pratiche più comuni per chi è costretto a essere sempre in ordine in pubblico.

Si tratta solamente di dettagli? Ad alcuni potranno sembrare. Ma in politica i dettagli non esistono. Se Matteo Renzi ha costruito una scalata fulminante sul ciuffo ribelle e Giuseppe Conte ha fatto della lacca un simbolo di sobrietà istituzionale (per non parlare delle felpe di Matteo Salvini), nello stesso modo Meloni usa i capelli per raccontare la sua traiettoria: da ragazza qualunque a premier che non può permettersi, in particolare in questa fase di scossoni, nessuna deviazione. Insomma, se per Elly Schlein l’aver dichiarato di affidarsi a una armocromista si trasformò in un clamoroso autogol (in particolare a sinistra), chi consiglia Giorgia Meloni nei vari cambi di look, pur rimanendo nell'anonimato, sembra che stia facendo un lavoro perfetto per far passare quella che sembrerebbe solamente moda in messaggi politici. E i messaggi sono chiari: non si tratta di piacere, ma di continuare a governare.