Giornalista, contadino, conduttore tv, opinionista, e adesso addirittura polemologo. A quanto pare Jeremy Clarkson sa fare tutto, e soprattutto ha una soluzione adatta a tutto, dalle automobili all’ambientalismo, dalla politica alla calda situazione nello Yemen. Dalle pagine del quotidiano inglese The Sun, dove Jeremy porta avanti una seguitissima rubrica settimanale, il buon vecchio Jezza, così viene chiamato oltremanica, ha provato a spiegare con una semplice (o banale) analogia la situazione sul Mar Rosso, e poi ha proposto una soluzione che, per quanto assurda, secondo lo stesso Clarkson potrebbe la “tonnellata di risentimento antioccidentale” che ogni volta ci lasciamo dietro quando interveniamo in faccende che non ci riguardano. Niente missili contro gli Houthi ma supercar; anzi, meglio ancora delle Chevrolet Corvette, così tornano i conti... D'altronde, scrive Jezza, “se ci fossero due famiglie nella tua strada che litigano per la recinzione del confine nel loro giardino sul retro, non saresti coinvolto. E sicuramente non saresti coinvolto se la famigerata e ribelle famiglia Yobbo che vive in fondo alla strada decidesse di schierarsi con una delle fazioni in guerra”, e “anche se cominciassero a lanciare sassi alle auto che passano e a bloccare la strada con spazzatura in fiamme, tu andresti tranquillamente nella direzione opposta”. Ma, continua Clarkson, “ciò che la Gran Bretagna ha deciso di fare nello Yemen, però, è indossare un paio di pantaloni Begby, marciare verso la casa degli Yobbo e lanciare un mattone attraverso la finestra”. E tutto questo “perché?”, si chiede lo storico volto di Top Gear.
Tanto, “se uno dei nostri missili uccide un uomo nello Yemen, suo fratello non si volterà e dirà: ‘OK. Giusto. Hai vinto. Diventerò cristiano e otterrò subito un lavoro d’ufficio nelle risorse umane’”, scrive Clarkson con il suo classico umorismo tagliente. Inoltre, continua, dopo il Kuwait “è diventato tutto un po’ banale. Abbiamo invaso l’Afghanistan perché quache saudita fatto volare gli aerei contro vari punti di riferimento americani e, dopo la perdita di innumerevoli vite, siamo tornati a casa senza aver ottenuto assolutamente nulla”. Stessa storia con Libia, Siria e Iraq, sempre secondo Clarkson, che continua: “Entriamo in questi posti, tutti pieni di giusta indignazione, e dopo aver bombardato tutto torniamo a casa, lasciando dietro di noi solo un vuoto di potere e una tonnellata di risentimento antioccidentale. E ora siamo di nuovo di nuovo in Yemen”. Ma questa volta, forse, una soluzione c’è: “Invece di usare missili e proiettili, perché non bombardiamo a tappeto questi punti caldi del Medio Oriente con Chevrolet Corvette”. Assurdo, vero? Eppure Jeremy spiega la sua proposta con dei numeri: “Il costo della sola guerra in Afghanistan è stato di 2 mila miliardi di dollari. Ciò è sufficiente per acquistare 20 milioni di Corvette - secondo il conto del conduttore britannico -. È uno per ogni adulto dell’intero Paese”, dunque, “se lo zio Sam e il signor Sunak regalano al signor Talebano un’auto sportiva nuova di zecca, quest’ultimo si sentirà meno disposto a farsi esplodere in un centro commerciale”. E in fin dei conti, “perché dovrebbe? Ha una Corvette - sottolinea Jeremy - e chi non ne vuole una?”. E inoltre, “la campagna nello Yemen è ovviamente molto più economica. Ma ciascuno dei missili che lanciamo - scrive Clarkson - costa 30.000 sterline. E si stima che tra noi (Gran Bretagna, ndr) e l’America finora ne siano stati utilizzati 2.000. Quindi sono 60 milioni di sterline. O per dirla in altro modo, 324 Aston Martin DB12”. Naturalmente esiste anche un’altra soluzione, certamente più consona: “Chiudiamo le tende, lasciamo fare a loro. Perché anche se gli Houthi riuscissero a chiudere il Mar Rosso, che impatto avrebbe questo su di noi, in realtà - si chiede Jeremy - Circa quanto una disputa sulla siepe all’altro capo della tua strada”.