La scorsa stagione la FIA aveva deciso di vietare piercing, orologi e collane durante la gara. Già a maggio del 2022, Hamilton aveva chiesto delle esenzioni, forte anche del malcontento diffuso tra altri piloti (basti pensare alla scelta di Sebastian Vettel di presentarsi, poco prima del via delle libere 1 del GP di Miami, con delle mutande firmate sopra la tuta, in protesta contro “il dress code” imposto dalla Federazione). Anche quest’anno il pilota Mercedes ha ottenuto ciò che voleva e inizia la stagione con tutti i suoi gioielli. L’esenzione sarebbe arrivata venerdì grazie a un certificato medico del dottore della squadra, a cui si è aggiunta la conferma da parte di un medico della Federazione, che avrebbe visitato il campione: «Abbiamo deciso di non intraprendere nessuna azione sanzionatoria, in quanto ci sono preoccupazioni per sfregi dati dai frequenti tentativi di rimozione dell’oggetto in questione».
Ma davvero è plausibile? La Gazzetta dello Sport ha parlato di “rischio di infezione in caso di rimozione”. Allora abbiamo chiesto a due maestri del settore quanto ci sia di vero e quanto possa essere interpretato come una concessione al campione (ma anche alla star) della Formula 1. Secondo il visual artist Marco Manzo, tatuatore e piercers e numero uno di Tribal Tattoo, il primo studio aperto a Roma Nord nel 1992, «le infezioni sui piercing possono esserci. Se c’è un’infezione in atto tendenzialmente non si toglie il piercing. In generale, però, se non c’è infezione il piercing non provoca nulla». Dunque, salvo un’infezione già in atto, il “rischio infettivo” sarebbe comunque molto basso. Tutt’altra cosa è invece la possibilità di sfregi dovuti alla continua rimozione del piercing: «È diverso da un’infezione. Quello che si dice è che levando e rimettendo i piercing ci sono delle infiammazioni. È del tutto plausibile. Il piercing non si levano e tolgono di continuino, si tengono in maniera definitiva. È credibile che gli stia dando dei fastidi. I piercing vanno tenuti addosso».
Sembra invece più scettico Dimitri Daleno, altra autorità del settore e proprietario di Officina Tattoo & Piercing Studio Milano. Secondo Daleno è tutto poco plausibile: «Per esperienza, e l’esperienza è di 30 anni, la rimozione di un piercing non può causare un’infezione, a meno che togliendolo non si crei una ferita. Può succedere, ma in genere viene rimosso tranquillamente. L’unica cosa che può accadere, nel caso, è la chiusura del foro stesso. Evidentemente Hamilton non vuole perdere i suoi piercing. In generale, comunque, escludo la possibilità di infezione». Non solo, ma Hamilton potrebbe anche sostituire i suoi piercing con delle alternative “a prova di incidente”: «Se dovesse indossare dei piercing in titanio, non ci sarebbe nessun problema neanche in caso di eventuali incidenti sul lavoro, perché è un materiale amagnetico e anche morbido. Oppure quelli in teflon». Certo, la continua rimozione resta comunque un problema: «Metterlo e toglierlo non è la situazione ottimale per una buona vita di un piercing perché può infiammarsi. Ma l’infezione è un parolone. Dovrebbe infiammarsi, dovrebbe esserci una lacerazione, non dovrebbe essere curata. Se messo e tolto con attenzione, con le mani pulite, con un unguento che lo fa scivolare, non dovrebbero esserci problemi, se non davvero a lungo andare». Dunque, seppure con qualche concessione all’esenzione a favore di Hamilton, le cose sarebbero meno drammatiche di quanto si possa immaginare stando alla strenua opposizione del pilota. Il rischio di infiammazioni è molto meno grave del rischio delle infezioni. Tuttavia, potrebbe avere, in fondo, qualche ragione dalla sua, seppur non dirimente.