In questa prima domenica in cui la Formula Uno torna in pista dopo la pausa invernale più lunga della sua storia, a salvarci da una gara dalle poche sorprese e dalle tante delusioni è la rabbia dei vecchi leoni. Quella di Fernando Alonso, che a luglio spegnerà le 42 candeline, che in pista da il tutto per tutto e si concede il lusso, a bordo di una velocissima Aston Martin, di superare le Mercedes e la Ferrari in crisi di Sainz. Ma anche quella di Lewis Hamilton, che ancora vuole riprendersi tutto, soprattutto quel mondiale che gli è stato strappato via nelle ultime curve del circuito di Abu Dhabi più di un anno fa.
Nove titoli mondiali che hanno fatto la storia di questo sport e che insieme, attaccati, affrontano i rettilinei per vedere chi dei due avrà la meglio all’uscita della prossima curva. Rianimando con un duello una gara condotta da un Verstappen in solitario, lontano dagli avversari e dalle telecamere, impegnate ad inquadrare altri protagonisti nelle retrovie. 57 giri che hanno lasciato l’amaro in bocca a Leclerc, costretto al ritiro a pochi giri dalla fine per problemi alla centralina, a Norris e la McLaren che per evitare il doppio ritiro ha dovuto richiamare l’inglese al box per ben 6 volte.
Ad averla vinta alla fine, in un punto della pista dove un sorpasso addirittura sembrava impossibile, è l’asturiano, che esulta via radio, come avrebbe fatto 22 anni fa, nel suo primo giorno di scuola nei banchi di scuola del Circus. E per un Hamilton che dopo la bandiera a scacchi sospira, si cambia in fretta e attraversa la pit-lane sfuggendo a microfoni e telecamere, con un contratto in scadenza dopo dieci anni d’amore e troppi dubbi da chiarire in primis con se stesso, c’è un Alonso che, dal terzo gradino del podio, il suo novantanovesimo, sembra sfiorare il cielo scuro del Bahrein con un dito.
È il cerchio misterioso e imprevedibile della Formula Uno, di quelle storie che sorprendentemente si incrociano e fanno spuntare un sorriso, come quello che abbiamo visto oggi sul volto dei meccanici vestiti di verde dopo due anni passati a lavorare duramente e incassare colpi. la gioia che ancora ci spinge a seguire (quasi) ogni domenica questo sport, che a volte va più veloce pure del tempo.