È tutto un parlare di Harry d’Inghilterra. A ragione, certo, l’uscita prima della smielata serie su Netflix che ci ha introdotto, non fossero bastati i tanti articoli e speciali su di loro, al magico mondo della coppia Meghan e Harry, categoricamente da contrapporre ai cattivoni regali, leggi alla voce Carlo e Camilla, William e Kate, e poi della biografia/autobiografia Spare, da noi tradotta inspiegabilmente Il Minore invece che Il Ricambio o, toh, La Ruota di Scorta, non poteva che porre il rosso secondogenito della casa reale sotto i riflettori del mondo intero (nella nostra accezione occidentale, che confonde il nostro punto di vista come il solo punto di vista possibile). Praticamente il libro, appena uscito e con la firma (in inchiostro simpatico) di quel genio di JR Moehringer, autore già della biografia delle biografie, Open di Andre Agassi, oltre che di quel gioiello, quello sì autobiografico, di The tender bar- Il bar delle grandi sperenze, è stato spoilerato tutto dalle tante, troppe anticipazioni, dalle tante canne fatte nei luoghi e momenti più disparati, al pisello congelato in giorno delle nozze di William, passando per l’odio di Carlo nei suoi confronti (la domanda “di chi sei figlio” reiterata dal genitore tradito), la presenza impresentabile di Camilla, giusto la Regina di è salvata, non tanto perché morta ma perché, lo diceva bene Selvaggia Lucarelli nel suo podcast alla serie dedicata, troppo amata dagli inglesi e non solo per essere oggetto di attacchi da parte di chi sta provando a rivendersi come influencer. Nei fatti, ma questa è una lettura quasi infantile, veloce, quella che doveva essere nient’altro che la verità, tutta la verità, e qui ho sapientemente introdotto il prossimo passaggio, sulla vita segreta della famiglia reale inglese, si è dimostrata solo come una vendetta consumata in pubblico di un figlio, putativo o vero e proprio, vallo a sapere, nei confronti del padre e di colei che è andata a sostituire incautamente mamma Diana al suo fianco. Una vendetta goffa, sghemba, volgare, ma comunque una vendetta.
Sempre vendetta, sembrerebbe, è la benzina che sta muovendo da giorni Padre Georg, l’ormai ex bel braccio destro di Papa Benedetto XVI che, col corpo del papa emerito ancora caldo, sempre che caldo sia in effetti mai stato, direbbero i maligni, si è lasciato andare a tutta una serie di frecciate al curaro nei confronti del papa vero e proprio Francesco, parlando di tutta una serie di Ratzinger-pensieri nei confronti di Bergoglio, un tempo da lui serbati dolorosamente in cuore, ora pronti a essere letti tra le pagine della sua biografia, Nient’altro che la verità, libro destinato a creare una ferita piuttosto seria in petto alla Chiesa romana. Anche in questo caso di spoiler ce ne sono stati parecchi, troppi, dal cuore di Ratzinger spezzato dal non aver più imposto la legge in latino di Bergoglio - son problemi - alle posizioni perplesse sempre di Ratzinger riguardo la cultura gender (che cosa sia la cultura gender, poi, sarebbe un giorno bello andare a scoprirlo), passando per la malinconia nel vedere la luce di quello che un tempo era l’appartamento del pontefice spenta, lì in piazza San Pietro, accesa invece la stanza del convento di Santa Marta scelta come residenza dal nuovo papa, con tanto di specifica sui metri quadri delle due situazioni, insomma, roba che manco in una lite tra nuora e suocera di quelle su cui, giustamente, si costruisce il repertorio qualsiasi mediocre barzellettiere. Vendetta. Anche in questo caso sembra sia la vendetta il motore di tutto. Una vendetta forse un po’ meno goffa di quella di Harry, almeno Padre Georg, almeno lui non andrà farsi perculare in qualche Late Show americano, spero, e forse con effetti più concreti, non penso ci sarà uno scisma, ma sicuramente qualche danno è già stato fatto, basti pensare ai tanti che hanno provato a dire che il vero solo papa era Benedetto XVI, sempre a cadavere ancora caldo, ma pur sempre una vendetta.
E allora, se la vendetta sembra essere il mood del momento, buono a sapersi, per altro, sono il re dei vendicativi, se non addirittura dei vendicatori, citofonate a Biagio Antonacci per chiedere info più dettagliate, e se un mood del momento, per dirsi tale, non può non avere la giusta colonna sonora, ecco che arriva Shakira, quota rosa di chi ha qualche sassolino da togliersi dalla scarpa, nel suo caso qualcosa di comodo, visto che preferisce ballare di fianchi più che esibire il classico tacco tredici. È lei, infatti, ultima ma non ultima, a fare della vendetta e della vendetta cucinata a puntino, il piatto forte del proprio menu attuale. Scaricata malamente dal suo ormai ex marito, l’ex calciatore ex gloria del Barcellona, Gerard Piqué, per altro cornificata con la ventiduenne Clara Chia Martì, ventiduenne vs i quarantacinque, portati da Dio, di Shakira, la cantante colombiana nota per le sue tante hit da Waka Waka, sigla dei mondiali africani a Hips don’t lie, ne cito due su tutte, ha deciso di risolvere una volta per tutte i conti col padre dei suoi due figli, pubblicando una canzone che è una sorta di bomba a mano gettata dentro casa Piqué. Nel nuovo singolo di Shakira, Music Sessions vol. 53, infatti, la bionda non naturale cantante infila una dietro l’altro dei colpi mortali verso il suo ex, dal definirlo un immaturo facendo proprio riferimento al fatto che guardando alla sua anagrafe mentale sia più vicino alla sua nuova compagna che a lei (lei dice di valere quanto due ventiduenni), passando per aver deciso di sostituire lei, di volta in volta una Ferrari o un Rolex, con dei prodotti sottomarca come una Twingo o un Casio, chiosando che Clara, questo il nome della ragazzetta, “tiene nombre de persone buena/ claramento no es come suena” (cioè, “ha il nome di una brava persona, ma chiaramente- gioco di parole con il medesimo nome- non è come sembra”) andando poi a tirare in ballo la suocera, rimasta a vivere di fianco a lei e anche quei problemi col fisco che lei si è dovuta sciroppare, ma che stando al testo sembrerebbero problemi in realtà del calciatore. Una vera vendetta in salsa disco, perché il brano è un elettropop attuale, come sempre capace di farci muovere il piedino a tempo. Sicuramente meno di impatto, perché minore rispetto a un figlio di re e a un Papa è il bersaglio, ma altrettanto sicuramente più charmant e stilosa. La chiosa del brano, nella quale Shakira si autodefinisce vincente, mentre lui la avrebbe voluta a piangere, chiude in qualche modo la faccenda, più di quanto un pisello surgelato (sul quale per altro Harry dice di aver spalmato una crema che gli ha fatto tornare in mente sua madre, Freud scansate) o il sacro cuore spezzato di un ex pontefice possa fare. Per dirla con le stesse parole di Shakira, i fianchi non mentono. Mai.