Nella puntata numero 10 della nuova stagione di Masterchef, Cannavacciuolo, Barbieri e Locatelli accompagnano i concorrenti in una sfida in esterna durante la quale gli aspiranti chef dovranno preparare da mangiare per cento pompieri della Scuola Centrale Antincendi. Nella descrizione iniziale della puntata, i conduttori tessono le lodi dei Vigili del Fuoco, impegnati ogni giorno a “salvare persone… e animali”. Qualche episodio prima, Valeria aveva dovuto abbandonare la cucina del prestigioso programma. All’inizio dell’avventura aveva raccontato la sua storia di campionessa di windsurf e del suo rapporto con Pippi, un gabbiano romano che si presenta ogni giorno al suo davanzale e che sfama a botte di wurstel. Salutando la trasmissione ha chiesto agli chef di poter portar via il baccalà di scena per il pennuto. Gli scienziati chiamano Afefobia la paura che le persone hanno del contatto con altri esseri umani. L’eredità da isolamento post pandemico si fa plastica in autobus e metropolitane, dove la tendenza a scegliere di sedersi lontani dal prossimo o di filtrare il respiro con le mascherine è rimasta in uso ancora oggi. Così, mentre è sempre più difficile approcciare gli estranei, le aree-cani delle città sono sempre più affollate. Le conversazioni alla panchina hanno inizio con uno sguardo: lunghe chiacchierate interrotte da richiami, incoraggiamenti e lunghe limonate, al cane. “Bravo, a mamma. No, a mamma. Non si fa a mamma. Ma sei scemo? A, mamma”. Nella classifica delle polemiche contro Papa Francesco campeggia, sul podio, quella in risposta alla preoccupazione del pontefice sulla sostituzione delle bestie alla prole. “Mi diceva uno dei miei segretari che andava per la piazza l’altro giorno: si è avvicinata una signora che aveva un passeggino. Lui va per accarezzare il bambino. Era un cagnolino”. Inverno demografico, primavera animale. Bergoglio, che pure ha scelto il nome del santo che predicava agli uccelli, la pazienza l’ha persa quando una donna gli ha chiesto di benedire il suo cane. Apriti cielo.
I social nelle ultime settimane sono bollenti. Un quarantaseienne di Palermo brucia vivo il suo pitbull e viene sottratto al linciaggio della folla grazie all’intervento dei carabinieri, che lo arrestano. “Giustizia per Aron” è lo slogan che cavalca i feed gli italiani. Dopo qualche giorno i palermitani organizzano una manifestazione in ricordo del quadrupede, che, alla fine, non ce l’ha fatta. A Milano si riuniscono in centinaia, all’Arco della Pace, per chiedere di fermare la violenza sugli animali. Un manifestante indossa un cartello raffigurante Aron, su fondo azzurro, adornato da vistose ali da arcangelo e sovrastato da un arcobaleno. La magistratura siciliana prende le dovute le contromisure e avvia la formazione di un pool di quattro pm, coordinati dal procuratore aggiunto di Palermo Ennio Petrigni, specializzato nei reati che riguardano il maltrattamento e la violenza sugli animali. È stato il procuratore capo Maurizio de Lucia a pubblicare un appello per raccogliere le adesioni dei magistrati volontari: “Il recente caso del cane dato alle fiamme in pieno centro cittadino, fatto che ha scosso la sensibilità di moltissime persone ed ha avuto un'eco mediatica molto importante, ha indotto alla riflessione di organizzare un gruppo di lavoro specializzato proprio nelle attività investigative che hanno come primo obiettivo quello della emersione delle condotte criminose, di assicurare alla giustizia i rei, ma anche di organizzare un sistema di confronto positivo nella materia con organismi istituzionali, a iniziare dalla Prefettura e del Garante Regionale dei diritti degli Animail”. Plauso dai social. Ma la rabbia prende a pochi giorni dai fatti di Palermo (che online sono già degli hashtag: #Aron, #giustiziaperaron) quando, nel barese, una ragazza dà un calcetto a un gatto e lo spinge in una fontana. L’amica sguaina lo smartphone mette il video sui social. Il felino muore e, in poche ore, la minorenne – con una serie di sue omonime – è oggetto di insulti e minacce. Del potenziale engagement della notizia approfittano i media, che mettono in campo ogni genere di titolazione. Fanpage su Instagram: “Gattino trovato morto, congelato e zuppo” è l’headline che sovrasta una foto in bianco e nero raffigurante un cucciolo strappalacrime dal pelo arruffato. Nei commenti si scatena la gogna, “Facciamo la stessa cosa con la ragazzina? La gettiamo nell’acqua gelida per filmarla e metterla sui social?” 6900 like. “Occhio per occhio, dente per dente; che faccia la stessa fine” I commenti sono oltre 4800. Qualcuno fa nome e cognome e giù ancora insulti. Tutto resta online. (al 19 gennaio, momento in cui scriviamo questo pezzo, ndr). Il Messaggero pubblica due post consecutivi, e anche lì scatta la caccia al colpevole, tutto in una infinita serie di commenti. Nessun intervento della testata.
A fare il paladino della lotta all’odio digitale c’è sempre Fedez che, in una puntata de Il Muschio Selvaggio, mette a favore di camera la fotografia di un presunto odiatore della sua famiglia. Ma sbaglia persona e mostra l’immagine di un uomo che non c’entra nulla. Il malcapitato risponde al rapper e gli ricorda che “c’è chi non regge il peso della pubblica gogna, ci siamo capiti?”. Non era la prima volta che Fedez si rivolgeva ai suoi odiatori. Era già successo anche quando lui e sua moglie Chiara Ferragni avevano dovuto seppellire Matilda, loro bulldog francese, ed erano stati oggetto di insulti sui social. “Mi bastava abbracciarti e sentire il tuo profumo per sentirmi a casa perchè è proprio quello che sei stata sempre: la mia famiglia. (...) Ieri, dopo averti salutata per l’ultima volta ho provato a spiegare a Leo che eri andata in cielo e ci avresti sempre protetti da una nuvoletta lassù. E lui mi ha chiesto come potevamo riconoscere la nuvola perché così potevamo salutarti sempre anche noi» aveva scritto Chiara in un post in occasione della morte del cane. Notizia nazionale. Quando in casa Ferragnez arrivava un nuovo cucciolo a sostituire Matilda, Vanity Fair dedicava al tema un lungo approfondimento: “Chiara Ferragni, il nuovo cane Paloma e il vuoto che ha lasciato Mati”, 21 settembre 2023. Storie di Cani, “Pet Stories”, come recita lo slogan di una famosa catena di megastore per animali. Ne approfitta la politica. La Lega prova a rompere il muro del consenso rivendicando un emendamento che, come dichiarano alcuni suoi esponenti, innalzerebbe le pene a sette anni di reclusione per l’abbandono degli animali. Poi i fact-checker fanno chiarezza e si scopre che la norma riguarderebbe l’omicidio stradale. In sintesi le sanzioni si applicherebbero nel caso gli animali abbandonati provocassero incidenti con morti (umani). Tutto ancora da approvare alle Camere, ma le dichiarazioni dei leghisti fanno rumore ed engagement. Nel frattempo per Trento Today “arriva il via libera: in Trentino si possono abbattere otto orsi all’anno”. Protestano il WWF, una serie di associazioni e l’immancabile Michela Brambilla. Ma il provvedimento deve ancora passare il voto del Consiglio Provinciale e resistere alle sollevazioni indignate che trovano spazio sui social, dove i post a tema animale cavalcano i trend. Instagram del Corriere della Sera, 9 gennaio: Francesca Rizzi, studentessa di Bergamo, non riesce a trovare casa a Siena perché ha un cane. Avrebbe ricevuto oltre settanta risposte negative. Il dibattito si accende in 1500 commenti. Dolori e gioie: il botto lo fa La Repubblica con un post-notizia “Professoressa non sa a chi lasciare la cagnolina e la porta a lezione” Segue virgolettato. 188 mila like. Tutto bene quel che finisce bene.