L’accanimento mediatico è una moderna forma di tortura e ha la stessa funzione e severità di tutte le procedure punitive della storia, con un violento meccanismo che si autoalimenta e consiste nel contrapporre tutta una collettività contro una sola persona, ossia si serve del popolo per abbattere un individuo evidentemente “scomodo”, ma che non ha commesso crimini, quindi viene macchiato nell’onore, nella dignità civile, nella credibilità, ovvero accusato di immoralità generica. Gesù Cristo è l’esempio più antico a cui riesco a pensare, perseguitato e infine eliminato dal governo (manovrato dagli interessi dei poteri economici) con la ridicola accusa di aver detto che era il re dei Giudei. Altri esempi sono il tribunale della Santa Inquisizione, la caccia alle streghe, donne che venivano messe al rogo, bruciate vive davanti a tutti; i vari processi agli eretici, agli accusati di blasfemia o di empietà, ad esempio la condanna di Galileo Galilei, il rogo per Giordano Bruno, l’ergastolo per Campanella, filosofi, scienziati, uomini molto intelligenti, costretti a sofferenze e alla morte. La caccia agli untori, tutti i tipi di persecuzione, di delegittimazione pubblica, esibita, sono state e sono manifestazioni di violenza “somministrata”, cioè che qualcuno inietta al popolo e il popolo riversa in massa a uno solo.
Arriviamo a oggi. Pensare alle torture medievali mi fa inorridire, viverle mi fa disperare, quindi non voglio aderire, mi chiamo fuori dagli accusatori, non solo perché sono un accusato ma perché sono un cittadino e pur essendo uno del popolo rivendico il mio diritto a non far parte dei furiosi, a non contribuire ai linciaggi, a non abilitare gogne, ghigliottine, roghi, lapidazioni, ma a lottare contro ogni offesa alla vita umana. Quindi: per quanto Fedez sia stato uno stronzo nei miei confronti, per quanto sua moglie non sia la mia poetessa preferita, non è decente che questi due esseri umani, seppur nei loro limiti, vengano improvvisamente criminalizzati da chi fino a ieri li ha idolatrati. La pietà vale anche per loro, il perdono anche, la gentilezza, il rispetto, la fiducia, valgono anche per loro, ora più che mai. Quello che sta succedendo nei loro confronti si chiama “mobbing”, e generalmente origina da invidia, vendetta, gelosia e ignoranza, e capita a chiunque purtroppo, a tutti i livelli. Il vero problema è che in questo Paese si vive di mobbing, guardatevi attorno e lo vedrete anche intorno a voi, libero di agire nonostante sia un reato, il reato di togliere agli altri la dignità sociale e civile nel contesto lavorativo, professionale. Si combatte a colpi di meriti che non si lasciano cancellare da presunti demeriti e per questo vorrei dire a Fedez (sua moglie non la conosco bene) che le virtù trionferanno sempre e che su quelle bisogna puntare nei momenti difficili, nessuno ti toglierà mai quello che di veramente bello hai e hai fatto: le tue battaglie per le sofferenze psichiche, per le trasfusioni di sangue, il tuo lessico, il tuo senso dell’umorismo, la tua musicalità, le tue canzoni, le tue idee, i tuoi podcast, la tua professionalità, la tua voce, la tua bellezza fisica, la tua voglia di stare al mondo, i tuoi amici, tra cui, nel caso ne avessi dubitato, ci sono anche io.