“Ma non poteva restarsene a casa? Non le sarebbe accaduto nulla”. La storia di Ilaria Salis è quella di una persona che non si ferma, che non ha paura di prendere una posizione netta. E’ un racconto dove ogni tassello sembra capovolto, in cui chi sceglie di lottare per le proprie idee viene additato come un nemico pubblico. Ilaria, maestra elementare trentanovenne, da quasi un anno è detenuta a Budapest in condizioni disumane (per otto giorni è stata in isolamento, senza carta igienica e assorbenti quando ha avuto il ciclo), con l’accusa di aver partecipato all'aggressione ai danni di due neonazisti (a cui sono stati riconosciuti dai cinque agli otto giorni di prognosi, praticamente nulla) nel corso di una manifestazione in memoria delle azioni militari delle SS durante la seconda guerra mondiale. E qui ci viene in aiuto Zerocalcare, che ha mostrato una grande empatia e vicinanza verso la famiglia di Ilaria: “A me chi finisce in galera perché ha fatto a botte con i nazisti mi sta automaticamente a cuore”. Nel frattempo, la politica italiana si sta muovendo a piccoli e lenti passi per Ilaria Salis. Infatti, solo nella giornata di ieri suo padre Roberto, che noi di MOW abbiamo intervistato, è stato ricevuto dal ministro della Giustizia Carlo Nordio, che ha tentato di rassicurarlo sull’impegno del Governo: “Non è stata una chiacchierata inutile, ma contano i fatti non le parole”. Mentre dal fronte di Giorgia Meloni ancora tutto tace. L’obiettivo e la speranza sono quelli di riuscire a riportare Ilaria in Italia per farle scontare la custodia cautelare, magari agli arresti domiciliari, nell'attesa che la giustizia ungherese vada avanti. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha mosso una richiesta in tal senso al suo omologo di Budapest Peter Szijjarto, chiedendo di valutare eventuali soluzioni alternative alla detenzione. L’unica vera “colpa” di Ilaria? Essersi assunta la responsabilità di scegliere da quale parte della storia stare. In pochi potrebbero dire lo stesso.
Dopo tanto silenzio finalmente ha avuto un incontro con un esponente del Governo.
Sì, ho visto il ministro Nordio. Abbiamo visto insieme che possono esserci delle strade possibili, e abbiamo lavorato per capire se sono attuabili. Non è stata una chiacchierata inutile. Almeno ora abbiamo un canale diretto e Nordio mi è sembrato sinceramento vicino alla mia famiglia.
Ha tentato di rassicurarla?
Sarò rassicurato quando avrò di nuovo mia figlia a casa, per ora preferisco incontri come questo che il silenzio. Sicuramente. Poi a parlare sono i fatti, le parole non contano nulla.
Nordio è l’unico membro del Governo che ha incontrato?
Per quanto riguarda l’esecutivo sì, poi ho avuto altri contatti. Mi ha chiamato il Consigliere del Presidente della Repubblica dopo che gli ho scritto, e una serie di parlamentari dell’opposizione, a cui ho chiesto di supportare determinate richieste come la lettera al Presidente della Repubblica.
Giorgia Meloni si è fatta sentire?
No, non ho avuto il piacere. E nemmeno con il ministro degli Esteri.
Invece dal fronte dell’Ungheria?
Niente, non ho nessun contatto con il governo ungherese.
La vicenda di Ilaria ha iniziato ad avere una maggiore risonanza mediatica dopo il fumetto di Zerocalcare. È stato l’unico a interessarsi davvero?
Il fumetto di Zerocalcare è stato importantissimo, però ci sono state anche altre iniziative, come la conferenza al Senato con Ilaria Cucchi. Zerocalcare è arrivato un po’ dopo, anche perché stava lavorando su altro. È un opinion leader molto importante, soprattutto per una certa fascia di popolazione, chiaramente è una persona che condivide gli ideali di mia figlia.
Vi siete sentiti anche privatamente?
Sì, ho scambiato dei messaggi con Michele Rech. È molto empatico e vicino alla famiglia. Lui si è accostato da solo alla storia, grazie a qualche contatto con le persone vicino a mia figlia.
Il 29 gennaio inizierà il processo a Budapest. Cosa succederà quel giorno?
Non accadrà nulla. È la prima udienza in cui chiederanno a Ilaria se si dichiarerà innocente o colpevole. Mia figlia si plocamerà innocente. Le prove sono tutte indirette. Come la testimonianza: le vittime che non hanno riconosciuto gli aggressori. C’è soltanto una ricostruzione fatta dalla polizia, che però non ha riscontri diretti. Ilaria non è stata colta sul fatto.
Ilaria rischia una condanna molto severa.
Una pena un po’ alta, ventiquattro anni per quattro graffi.