La coerenza intellettuale di Zerocalcare non ci sorprende. Michele Rech ha da poco dedicato un fumetto alla vicenda di Ilaria Salis, “In fondo al pozzo”, pubblicato su Internazionale. Ilaria è detenuta a Budapest da undici mesi eppure, prima che il fumettista romano decidesse di occuparsene, quasi non se ne parlava: “Una persona che finisce in galera perché ha fatto a botte con i nazisti mi sta automaticamente a cuore. Quando poi i magistrati ungheresi le hanno proposto un patteggiamento di undici anni, a noi è sembrato il momento di scriverne. Mi sono confrontato con gli amici di Ilaria e con chi ha attraversato insieme a me la stagione 2003-2010, quando frequentare i centri sociali significava scontrarsi con i fascisti che bruciavano machine e accoltellavano ragazzini. Gli stessi che ora dicono che Ilaria è una terrorista”. Queste le parole di Zerocalcare a Repubblica, in cui ha raccontato cosa l’ha spinto ad avvicinarsi alla storia di Ilaria, maestra elementare la cui unica colpa è quella di essersi assunta la responsabilità di scegliere da quale parte della storia stare.
"La non violenza è una posizione etica alta, ma predicarla sulla pelle degli altri no. Non credo al pacifismo dogmatico, pur reputandomi una persona pacifica. Quando però ci sono di mezzo stati nazione è più complesso, perché seguono logiche che non sempre sono quelle dei popoli”. Ma cosa è accaduto a Ilaria? L’accusa è quella di aver partecipato all'aggressione di due neonazisti nel giorno dell’onore, una commemorazione delle SS a Budapest. Le sono state poi riconosciute anche due aggravanti: l’aver recato lesioni che potevano pregiudicare la vita (stiamo parlando di 5 giorni di prognosi, niente), e l’aver compiuto il reato nell’ambito di un’associazione criminale. Fatto non vero, perché Ilaria non appartiene a nessuna associazione. Ci troviamo davanti a un modo di agire che mostra di ragionare per associazioni: se prendi parte a degli scontri con dei nazifascisti automaticamente fai parte di un’organizzazione. Così, senza possibilità di appello.
Roberto Salis, padre di Ilaria, è stato ospite di Piazzapulita dove ha raccontato le condizioni disumane a cui è stata costretta la figlia nel carcere di massima sicurezza di Budapest, di fatto inghiottita nel sistema penitenziario ungherese: “Mia figlia ha avuto un periodo di tortura. É stata arrestata e spogliata, lasciata solo con i calzini, le mutande e il reggiseno. Le hanno dato dei vestiti sporchi e dei tacchi a spillo che non erano della sua misura. Per otto giorni è stata in una cella di isolamento, senza carta igienica e assorbenti quando ha avuto il ciclo”. Non è il primo appello della famiglia di Ilaria: “Critiche alla Farnesina? I cittadini hanno bisogno di risposte”. La storia di Ilaria, dopo undici mesi di stallo, sta finalmente arrivando alla coscienza dell’opinione pubblica. Bravo Zerocalcare.