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I copricapezzoli hanno già rotto il ca**o. Abbasso i cerotti e la censura, viva il free nipple

  • di Riccardo Belardinelli Riccardo Belardinelli

7 giugno 2022

I copricapezzoli hanno già rotto il ca**o. Abbasso i cerotti e la censura, viva il free nipple
I copricapezzoli sono l’ultima ca**ata “alternative”. Sui social (e in giro) si vedono sempre più spesso dei cerotti applicati all'estremità dei seni anche sotto le magliette. Dopo anni di free nipple e movimento no bra, c’è qualcosa in questi oggetti (nati dal burlesque) oltre alla pura estetica di moda e alla eventuale volontà di sfuggire alla (ridicola) censura?

di Riccardo Belardinelli Riccardo Belardinelli

Che siano stelline, cerotti, croci o bollini, i copricapezzoli - detti pasties (pasticcini in ignlese) - che in queste settimane stanno tappezzando social e marciapiedi delle città sono una sconfitta. Per molte ragioni. Nulla di personale contro le scelte estetiche di Doja Cat, Cara Delevingne o Chiara Ferragni che, fra tutte, possono definirsi le più appassionate di questa applicazione – nata negli anni Venti del secolo scorso con il Burlesque per arginare le leggi anti-topless – che lascia il seno nudo e copre solo e soltanto il capezzolo. Piuttosto, questa è una recrimina – se così vogliamo chiamarla, anche se ci sarebbero cose peggiori di cui parlare in questi hard times – sul fatto che questi cerottini altro non sono che l’ennesima trovata alternative e che non aggiungono niente a anni di lotte per il free nipple. Anzi, semmai, tolgono.

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Cara Delevingne e Doja Cat

Dopo sessant'anni in cui la spinta femminile verso ogni forma di uguaglianza ha normalizzato il no bra movement, viene da chiedersi perché adesso viene riproposto un oggetto nato solo per arginare una regola che vietava di scoprire tutto il seno? Perché da un lato milioni di ragazze frequentano discoteche, bar, public spaces e treni con sotto il vestito niente e poi, d’un tratto, si vuole inserire una nuova moda che “si scoprì tutto, ma il capezzolo no”?

Un caso può spiegare la filosofia di questa rimostranza. Ad aprile, fra gli scandal du jour che hanno inutilmente (o forse no) riempito il nostro feed, c’era l’Aurora Ramazzotti che su Instagram lamentava come i fan le avessero rotto le scatole sulla pubblicazione di foto in cui si vedesse troppo il seno. La content creator venticinquenne ha risposto nel migliore dei modi: “Volevo tranquillizzarvi. Sì, ho dei capezzoli, penso sia abbastanza diffuso. Allego esempi per correttezza”. E, aggiungiamo, “li mostrerò finché Instagram non me li censurerà”: Instagram infatti continua a censurare i capezzoli femminili, spesso anche quando sono coperti da t-shirt, ed è perciò indicato come uno dei greatest villain del femminismo. Se la Ramazzotti domani esce e si mette una stellina sulla punta del seno, ci sarebbe da prenderla come una sconfitta - nel pieno rispetto del my body my choice, s’intende.

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Aurora Ramazzotti

Sul Guardian, in un articolo in cui trattava del capezzolo coperto o scoperto, Ellie Violet Bromley ha scritto che “nelle fasi successive della pandemia […] c'è stato un aumento delle persone che si vestono in modo sensuale senza scusarsi”. Per cui, in una crescente passione per il fetish e il sexy nella moda (di ogni forma e taglia), i pasties sarebbero legittimati come elemento di questa new wave. Ok, allora parliamo di cose sexy? Tutti o quasi concorderanno sul fatto che indossare una canottiera o una t-shirt o un vestito no bra sia più attraente di un paio di copricapezzoli. Che, diciamolo, fino a poco tempo fa si vedevano solo nelle passerelle delle fashion week e in discoteca.

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Chiara Ferragni

I vestiti scollati e nude sono sempre stati indossati è sempre si indosseranno, ovviamente a discrezione di chi li porta. Motivo per cui questi pasties sembrano piuttosto un altro tentativo di provare a fare le alternative. Se poi diventeranno moda dilagante o solo oggetto chic per qualche glam party, si vedrà…

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Doja Cat

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