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I figli di Tiziano Ferro “come cani o Porsche di lusso”: l'insostenibile sparata di Repubblica

  • di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

2 marzo 2022

I figli di Tiziano Ferro “come cani o Porsche di lusso”: l'insostenibile sparata di Repubblica
Non è Libero e nemmeno Il Primato Nazionale, ma il quotidiano diretto da Maurizio Molinari stronca (sempre che sia possibile farlo) la paternità di Tiziano Ferro come se fosse una brutta canzone. I figli neonati paragonati a "cani e Porsche di lusso", il reato di non aver (forse) scelto l'adozione: sembra di leggere un editoriale di Mario Adinolfi inventato da Lercio. E invece

di Grazia Sambruna Grazia Sambruna

Tiziano Ferro e Victor Allen sono diventati genitori. Margherita e Andres, 9 e 4 mesi, i nomi dei loro figli. I due sposi hanno recentemente postato su Instagram uno scatto gioioso che ritrae la neonata famiglia abbracciata e sorridente. Senza alcuna ragione plausibile nonché contrariamente a ogni pronostico, la cosa ha fatto infuriare Repubblica. Sì, Repubblica. Non Il Primato Nazionale. E nemmeno il sito di Radio Maria. Il quotidiano diretto da Maurizio Molinari ha piazzato in pagina un’adinolfata degna del peggior Pillon, firmata da Elena Stancanelli. Dubitiamo che il bilioso scritto possa aver turbato l’umore in casa Ferro-Allen ma, allo stesso tempo, da lettori siamo ben oltre il “turbato”. Non stenteremmo a definirci più “destabilizzati” di Sabrina Salerno davanti allo scoppio della guerra in Ucraina. Fuor di metafora, siamo incazzati neri. Pronto a rovinarvi la giornata, come se la pandemia che non finisce e una World War III che inizia non fossero già due motivi più che sufficienti, il pezzo di Stancanelli parte, morbido, paragonando Margherita e Andres a “cani di razza”.  Il problema è che, da qui, ha pure il coraggio di proseguire.

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Un post condiviso da Tiziano Ferro (@tizianoferro)

Ferro, nella caption a corredo dello scatto, ha chiesto una sola cosa: il rispetto della sua privacy familiare. Ebbene, a due secondi dall’esistenza del post su Instagram, tutte le principali testate italiane hanno risposto: “Te lo scordi, bello de Latina tua”, inserendosi a pieno titolo nel campionato delle supposizioni: le creature saranno state adottate? La coppia avrà invece fatto ricorso a due madri surrogate? Nel caso, quanto saranno stati disposti a pagare per diventare genitori? E da qui, via di dibattito sull’opportunità morale del ricorso all’utero in affitto ché i bambini mica sono merce da banco. Nel frattempo, durante questo agone di surriscaldamento d’animi, ci immaginiamo  Margherita e Andres alle prese coi primi rigurgiti post-prandiali a Los Angeles, in diretta dalle braccia di papà e papà. Con buona pace. 

In tutto ciò, a sorpresa, arriva il cross di Stancanelli che, dall’alto del suo - come precisa - non avere figli ed essere proprietaria di un cane anziano, nel calderone delle cazzate (e senza sapere, come noi tutti, il modo in cui siano andate realmente le cose) tiene a buttare la sua: “L’adozione è un gesto innegabilmente generoso. «Ho adottato due figli togliendoli da un orfanotrofio» è un racconto della loro vita che non avrebbero avuto alcuna remora a condividere”. Quindi, stando alla firma, il silenzio sull’origine dei neonati da parte dei celebri genitori sarebbe un’implicita ammissione di “colpa”: non hanno adottato, sostiene Stancanelli che probabilmente gli vive dirimpetta, abbandonando dunque al loro destino migliaia di piccoli senza casa. Egoisticamente, Ferro e Allen avrebbero perciò preferito ricorrere alla possibilità dell’utero in affitto per coronare il proprio desiderio di paternità. Insomma, cosa dire a due neo-genitori se non “Che stronzi”? È tradizione, ci fanno tuttora i biglietti d’auguri su Canva con questo augurio.

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Un post condiviso da Tiziano Ferro (@tizianoferro)

Il pezzo prosegue interrogando (e imboccando) il lettore sulle ragioni per cui l’annuncio di Ferro “non susciti la simpatia e l’empatia per cui era stato pensato”. Ah, no? Stiamo parlando di uno scatto che scioglierebbe di tenerezza pure il termosifone di casa Adinolfi, ma Repubblica sibillina che non basti, anzi, che nasconda qualcosa di artefatto, di “pensato”. Quando, a voler essere pragmatici, il massimo del “pensiero”, oltre alla gioia di condividere un lieto evento, sarà stato: “Famoso io, famoso tu, tempo due settimane ci beccano coi passeggini alla Coin. Tanto vale dirlo noi urbi et orbi ed evitare rumors, scoop e rotture di maroni sulla pelle dei pupi”. 

Al di fuori di ogni piano di realtà, Stancanelli non molla e paragona Margherita e Andres alla figlia di Naomi Campbell “come loro nata sotto un cavolo e sbattuta su Instagram”. Da qui “il rischio di somigliare più a una Porsche Cayenne che al frutto dell’amore”. Le creature sarebbero, continua l'autrice, “oggetti inarrivabili, esposti con arroganza”. La classica arroganza di due neo-genitori felici di esserlo, una piaga secolare di cui non si parla mai abbastanza, invero. Che poi, alla fine dei conti, un bel “Ma saranno cazzi loro?” parafrasando il Sommo Elio Lol prima edizione, ci starebbe pure. 

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Come immaginiamo la reazione di Tiziano Ferro

Basiti, arriviamo alla fine dell’indifendibile scritto: che ci crediate o meno, Stancanelli chiude citando quanto possa essere pericolosa la pressione mediatica che spinge i vip a condividere momenti privati della propria esistenza “come insegna la vicenda di Lady Diana”. Partiti da Instagram, siamo improvvisamente sotto al tunnel dell’Alma nel 1997 quando la principessa triste trovò la morte inseguita dai paparazzi in una folle corsa automobilistica per ottenere l’ultimo scatto. La Spencer, dunque, aveva sì una giustificazione per morire: fotografi bramosi di scoop. Ferro, invece, a sentir Repubblica, non ha ragioni per celebrare una vita (anzi, due): nessuno gli aveva chiesto niente. E quindi “quando sei tu e solo tu a scegliere come raccontarti, poi ti tocca la responsabilità del tuo racconto”.

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Un post condiviso da L E V A N T E (@levanteofficial)

Mentre informiamo Stancanelli che, magari portando in giro l’anziano cane s’è persa qualche post, anche Levante è appena diventata mamma e, orgogliosa (pardon, "arrogante"), posta la sua piccola Alma Futura a ogni story sospinta, ricordiamo che questa “responsabilità del proprio racconto” con cui fulgidamente chiosa il lucido commento non vale solo per vip e influencer. Ma pure per tutti i cristiani (nel senso lato di esseri umani), compresi quelli che scrivono cose che poi Repubblica va a stampare. Alla fine, fuori dalla cronaca, dalle pagine dei quotidiani cartacei come online siamo spesso flagellati da racconti, da sillabe su sillabe di sfinente storytelling. Dal suo, per esempio, pretestuoso e inopportunamente feroce anche davanti a una gioia così grande, non esce il ritratto di un bel mondo per Margherita e Andres. Nè per nessuno di noi lettori. Nati da un cavolo, magari. Ma sicuramente diversi da chi, all'ombra dello stesso ortaggio, ci scrive. 

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L'articolo di Stancanelli su Repubblica

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