Il senatore leghista Simone Pillon, probabilmente la figura più odiata dal mondo Lgbt, è stato ospite di KlausCondicio, programma di Klaus Davi (gay dichiarato) trasmesso su YouTube. Ha parlato in primis del ddl Zan: “O si fa un accordo politico – le parole di Pillon – altrimenti imporranno il passaggio in aula e lì sarà battaglia, anche perché al Senato il regolamento è molto più garantista rispetto alla Camera e quindi gli emendamenti andranno discussi uno per uno e ci sarà davvero la possibilità di dare battaglia”.
Per Pillon “le persone con orientamento omosessuale vanno rispettate in quanto persone: ai bambini si insegna a rispettare non gli omosessuali, ma tutte le persone, poi ciascuno nella vita privata fa quello che gli pare e se ne assume la responsabilità. Il punto però è che noi dobbiamo proteggere la famiglia naturale perché quello è il luogo in cui i bambini normalmente hanno il diritto di crescere. Tutto è nell’ottica della difesa dei bambini, che non possono crescere comperati da una coppia di persone dello stesso sesso, comperati come fossero dei beni di consumo usando donne come fossero schiave portate per ragioni economiche a vendere il loro utero. Questo credo sia qualcosa di molto simile alla schiavitù e alla barbarie”.
L’ingerenza del Vaticano
Per il senatore “chi lamenta presunte pressioni e interferenze del Vaticano dovrebbe invece gioire di fronte alla presa di posizione del Vaticano con la nota verbale, perché per la prima volta a memoria d’uomo è stata utilizzata la strada ufficiale, trasparente e prevista dei concordati, anziché il sussurro del monsignore nel palazzo”.
I gay in Parlamento
Quanti sono? Il 20% “No, meno meno, comunque un numero non trascurabile. Però – dice Pillon –io non valuto le persone in base all’orientamento sessuale ma in base alla loro qualità di politici. Se sono bravi colleghi, dov’è il problema? In realtà però il punto è che non tutti coloro che hanno un orientamento omosessuale si riconoscono nella lobby gay”. Quindi c’è una lobby gay? Una forma di contatto finalizzata a ottenere risultati che interessano a loro sicuramente c’è. Probabilmente era molto più forte con il Governo Conte 2, dove c’era più spazio per questa forma di lobbying”.
I genitori gay
“Io – la premessa di Klaus Davi – ho 55 anni, sono grande e onestamente avrei problemi se avessi dei figli a farmi vedere con un uomo in casa. Proverei qualche imbarazzo: probabilmente sono vecchio”.
Pillon ha commentato: “Credo che l’intimità sessuale – il commento di Pillon – debba rimanere riservata sia per i gay che per gli etero. I minori hanno diritto a mantenere a la loro innocenza infantile e di apprendere di questioni che riguardano la genitorialità in primo luogo dai genitori. Dovremmo tutti ritrovare una forma di rispetto in una società ipersessualizzata. Ci vuole sobrietà da parte di tutti, ma il diritto del bambino a crescere con la sua mamma e il suo papà dovrebbe essere scolpito nella costituzione. Lo è già nella Dichiarazione universale dei diritti del fanciullo”.
Ma l’intimità in famiglia tra genitori gay? Per Pillon “si tratta di una situazione non reale. Un conto è vedere una mamma e un papà che si baciano sapendo che attraverso quel gesto mi hanno messo al mondo. Ci deve essere sobrietà ma è qualcosa che il bambino riesce ad accettare e a concepire. Diverso è quando quelle due persone non sono affatto i miei genitori, cioè quel gesto non ha niente a che vedere con il fatto che io sia venuto al mondo”.
Potrebbe creare uno shock emotivo? “È più probabile che questo accada, anche se non è detto”.
Il figlio di una coppia gay ha più probabilità di diventare gay? Per Pillon “il figlio di una coppia gay non esiste, perché: come fai? A meno che non si sia fatto ricorso all’utero in affitto è impossibile che questo accada. Il suo diritto è quello di conoscere la sua mamma e di avere una relazione anche con la sua mamma. Poi se il papà vive con un altro uomo, fatti suoi, ma il diritto di quel bambino è vivere anche la relazione materna, altrimenti sarà privato di una figura genitoriale. Non so se sarà più predisposto a sviluppare un orientamento omosessuale, però so per certo che gli mancherà o la mamma o il papà. E ci sono studi secondo i quali la mancanza della mamma o del papà crea problemi consistenti”.
I figli gay
Un figlio gay è un problema? “Più che un problema – il punto di vista di Pillon – è una situazione in cui bisogna esprimere ancor più cura, affetto, protezione, perché è chiaro che è una persona che rischia di incontrare difficoltà […] penso anche con sé stesso. I genitori devono fermarsi e trovare la dimensione dell’ascolto e della comprensione che va al cuore della persona”.
È giusto tentare di capire se è veramente gay e tentare di reinstradarlo verso l’eterosessualità? “Penso che ci sia una grande componente di moda tra i giovani in questo periodo per cui adesso fa molto moda dirsi lesbica, bisessuale, omosessuale, eccetera. Certamente va distinto se si tratta di una moda, un momento in cui il figlio sta semplicemente seguendo un mainstream culturale, oppure se invece è una tendenza radicata.
Cioè molti adolescenti si dichiarano gay per moda? “In questo periodo secondo me sì, è diventata una cosa proprio così, di moda. Quindi un genitore deve avere capacità di ascolto del proprio figlio e soprattutto di far sentire sempre il figlio amato, questo è il compito della mamma e del papà, il figlio deve sapere che quello è un luogo sicuro. Poi si può anche esprimere il proprio dissenso in relazione a determinate scelte, ma in un contesto in cui il figlio si senta amato”.
L’occupazione delle trans
Molte trans dicono che o si prostituiscono o non riescono a trovare lavoro (anche Luxuria ha detto di essersi prostituita per tanti anni). Come la vede Pillon? “Le occasioni di lavoro vanno garantite a tutti e se c’è qualcuno che viene discriminato in quanto transessuale è chiaro che è una inaccettabile discriminazione che va repressa, poi però dipende anche da come si atteggia la persona. […] Di deve essere la volontà da parte della persona (ma non vale solo per chi è trans). Ogni lavoro ha delle conseguenze: io da avvocato non posso presentarmi in tribunale vestito in un certo modo, devo andare in giacca e cravatta perché questo è previsto. Allo stesso modo una persona transessuale potrebbe fare tranquillamente l’avvocato”.
Non ci sono dunque tutte queste discriminazioni a priori? “A priori no, se ci sono vanno represse, ma allo stesso modo le persone con orientamento transessuale devono rispettare il contesto lavorativo nel qualche chiedono di entrare, quindi ci deve essere rispetto da tutte e due le parti, con un understatement che deve valere per tutti, maschi, femmine e trans, così come non è accettabile un avvocato maschio che si presenti in tribunale con le bermuda. In Parlamento c’è un regolamento per il quale i maschietti devono presentarsi con la giacca e in Senato è previsto addirittura l’obbligo della cravatta. Quindi per certi contesti lavorativi il rispetto del dress code deve valere per tutti. Non ci deve essere uno special dress code per le persone transessuali e credo che un trans possa fare qualunque tipo di lavoro, però…”
I gay nella Lega
“La Lega per come l’ho vissuta e raccontata negli anni – le parole di Davi – è sempre stata un partito molto aperto all’omosessualità, soprattutto all’inizio. Al di là delle battute di Bossi (che poi negli anni si è rivelato uno statista rispetto ai politici di oggi, devo dire la verità, in generale si è rivelato molto lungimirante), ho trovato sempre nei raduni della Lega molta presenza gay, addirittura c’era un’associazione (Los Padanos)”.
C’è ancora questa componente gay forte nella Lega? “Io – la replica di Pillon – non ho visto una componente gay nella Lega. Ho visto diverse persone con orientamento omosessuale. Io amo distinguere le persone con orientamento omosessuale che vivono la propria omosessualità esattamente come io vivo la mia eterosessualità (che non + una bandiera, una caratteristica distintiva rispetto alle altre persone, una cosa che va continuamente esibita), come un aspetto della personalità che vivono con grande rispetto e con grande compostezza. E con questi ho un ottimo rapporto e piena condivisione di vedute. Però non ho visto in Lega una componente gay, dove per gay intendo tutto quanto è gay pride e ideologia”
Non si ha paura a fare coming out nella Lega? “Alcuni – assicura Pillon – proprio sono dichiarati, altri lo sono meno ma si sa e loro stessi ne parlano, perché non è un problema”.
Ma Pillon ha mai ricevuto avances omosessuali? "Mi è capitato, ma non tra le persone della mia cerchia di amici. Per cui, un sorriso e via".